Le nuove indicazioni per prevenire la diffusione del Covid-19

Pennabilli, 2 marzo 2020

Ai Rev.di Parroci
e ai Rettori delle chiese

Carissimi,
vi invio il nuovo comunicato della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna con ulteriori indicazioni per fronteggiare l’emergenza “Coronavirus”.
Continuiamo ad affrontare questa prova con senso di responsabilità, uniti alla nostra gente. La preghiera sia la nostra forza e la carità il sostegno reciproco.
Viviamo questi giorni senza allarmismi, senza superficialità, nella speranza.

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

 

Comunicato della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna

La Conferenza Episcopale Emiliano Romagnola si è riunita questa mattina in seduta a Bologna. In comunione con i vescovi della Lombardia e della Provincia Ecclesiastica Veneta dispone:
«In ordine alla celebrazione dell’Eucaristia il nostro desiderio più profondo era e rimane quello di favorire e sostenere la domanda dei fedeli di partecipare all’Eucaristia.
Considerata la comunicazione odierna della CEI – che, interpretando il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, invita a non celebrare le Sante Messe feriali con il popolo – a differenza di quanto precedentemente disposto chiediamo ai sacerdoti, alla luce della delicata situazione sanitaria e delle richieste delle autorità competenti, di celebrare le Sante Messe feriali senza la partecipazione dei fedeli sino a sabato 7 marzo.

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Omelia nella I domenica di Quaresima

Pennabilli, Cappella del Vescovado, 1° marzo 2020

Gen 2,7-9; 3,1-7
Sal 50
Rm 5,12-19
Mt 4,1-11

«Avete ricevuto uno spirito da figli» (Rom 8,15).
Mi propongo di ripetere ogni giorno l’annuncio più bello e robusto che ci sia: ho ricevuto uno spirito da figlio! Non tutti siamo padri o madri, fratelli o sorelle, mariti o mogli… ma tutti siamo figli. Se esistiamo è perché qualcuno ci ha generati. Una esperienza ovvia e per questo dimenticata. Veniamo dai nostri genitori e, in ultimo, da Dio che ha messo in noi – unici fra tutte le creature – il suo stesso Respiro. Dio è Padre! Noi suoi figli, «e lo siamo realmente» (1Gv 3,1). Da qui discende l’antropologia della nostra inviolabile dignità e della comune dipendenza filiale: dipendenza che dona vita, fa crescere e conduce alla felicità (cfr. Sal 17,36). L’orgoglio talvolta ne oscura la giusta comprensione. L’affidamento al Padre va purificato da equivoci: sentimenti di paura, di ansia, retaggio di esperienze non felici nel rapporto padre-figlio. Col Salmo 131 possiamo cantare: «Io sono tranquillo e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre (Dio è anche madre!), come un bimbo svezzato è l’anima mia». Eppure, siamo tentati di pensare: sono solo; se non mi do da fare, chi pensa a me? La prima forma della tentazione è sostituire il Padre con le cose: «Dì che queste pietre diventino pane… ». La seconda è quella del “pinnacolo del tempio”, la tentazione che demolisce la fede con la sua caricatura: «Chiedi a Dio un miracolo: buttati giù…». La terza è quella del potere: «Prendimi come tuo dio e avrai tutto il potere del mondo. Abbandona il Dio che dice beati i poveri, che si propone di conquistare il mondo con la follia della croce e l’ingenuità dell’amore». Le tre tentazioni sono un attacco frontale alla fede nel Dio Padre annunciato da Gesù. E sbagliarsi su Dio è il peggio che possa capitare. Il racconto delle tentazioni ci riporta al supremo comandamento: «Ho posto davanti a te la vita e la morte, scegli! Ma scegli la vita» (cfr. Dt 30,19). L’inganno consiste nel far credere che bastino alla nostra vita e al nostro futuro un pezzo di pane, un po’ di potere, di successo, e così cancellare la nostra fame di cielo e di bellezza. Camminiamo con l’abbraccio forte del Padre.
Qualche tempo fa sono andato in una famiglia per portare la Comunione ad una cara nonnina. Era a letto. Una donna esile, con qualche dente sopravvissuto che il sorriso fa intravvedere. Da quel che si poteva intuire, meno di un metro e mezzo di altezza. Parlavo con la figlia, che mi confidava le difficoltà dei figli (uno studente e l’altro disoccupato) e del ménage famigliare. Evidente la preoccupazione. Intervenne la nonnina – pensavamo che non sentisse – ed esclamò con la sua vocina: «Ma ci sono io!». Ingenuità e simpatia di questa uscita…
Mi ha fatto pensare al Padre invisibile ma presentissimo, l’Onnipotente che sente il pianto di un bambino nel deserto (cfr. Gn 21,17). È il Dio di cui ci parla Gesù! È il Dio che Gesù ha sempre presente (cfr. Gv 11,42). Così si vincono le tentazioni! Non siamo soli.

Nuove disposizioni per la Diocesi per prevenire la diffusione del Covid-2019

Si trasmette la comunicazione del vescovo Andrea circa le nuove disposizioni per la diocesi di San Marino-Montefeltro per prevenire la diffusione del Covid-2019

Carissimi,
facendo seguito all’Ordinanza del Ministero della Salute, di intesa con il Presidente della Regione Emilia Romagna, sentite le Autorità della Repubblica di San Marino e il Presidente della Regione Marche, circa le misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019 e ai relativi chiarimenti applicativi, in comunione con i vescovi della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, la nostra Diocesi, in tutte le attività di sua specifica competenza, ad ogni livello e in ogni ambito della vita ecclesiale, con gli uffici preposti delle Regioni e delle Prefetture e della Repubblica di San Marino, adotta le seguenti disposizioni:

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Omelia nel Mercoledì delle Ceneri

Studi di San Marino RTV, 26 febbraio 2020

Gl 2,12-18
Sal 50
2Cor 5,20-6,2
Mt 6,1-6.16-18

C’è una parola che ritorna continuamente in questa liturgia ed è la parola “convertirsi”. Quello che è paradossale è che, ad un certo punto, questa parola viene attribuita anche al Signore. Preghiamo che lui si converta verso di noi, che ci usi misericordia. Per noi convertirci significa non tanto avere consapevolezza del nostro peccato – abbiamo già questa consapevolezza e ci fa soffrire –, ma soprattutto prendere consapevolezza della bontà del Signore. Come dice il Salmo: «Tenero e misericordioso è il Signore, lento all’ira e pieno di amore».
Nella Seconda Lettura si fa riferimento ad un tempo favorevole; l’espressione, nella lingua in cui è scritto il Nuovo Testamento, il greco, si traduce con kairós. In greco ci sono due parole per esprimere la parola “tempo”: krónos è lo scorrere delle lancette dell’orologio, l’allungarsi delle ombre verso sera e lo splendore in pieno giorno; per kairós si intende il tempo come grazia, come tempo fortunato.
Questa sera vogliamo vedere nella nostra preghiera quello che accade in questi giorni nel mondo e nel nostro Paese con occhi di speranza. Anzitutto prendiamo coscienza che siamo fratelli, che dobbiamo aiutarci, volerci bene. Penso che per molti di noi è stato uno dei primi sentimenti: condividere con gli altri, farsi carico dell’apprensione altrui. Ci siamo sentiti molto più uniti in questi giorni. Siamo grati per coloro che, per professione, si prendono cura di chi è malato o si adoperano per la prevenzione. Poco fa ho incontrato il responsabile della Protezione Civile della Repubblica di San Marino e ho potuto vedere tanto impegno e desiderio di fare del proprio meglio.
È un tempo favorevole, un tempo di grazia, anche il prendere coscienza della nostra fragilità, un grande aiuto a vivere bene sotto lo sguardo del Signore che ci è vicino e ci accompagna nella prova. Lui ha vissuto prove grandi.
Il mio pensiero va ai popoli che hanno vissuto tante volte queste situazioni di fragilità e di difficoltà. Penso anche ai cristiani che in questi giorni, per precauzione, non si incontrano in assemblea. Pregano ancora di più nelle loro case, ma questo “digiuno eucaristico” forzato aumenta certamente il desiderio e aiuta a sentire nostalgia della comunità. Molti dei miei sacerdoti stanno osservando questa disposizione, che ho dato in comunione con i vescovi delle diocesi vicine. È un dispiacere non celebrare in chiesa questo rito così suggestivo.
Infine, vorrei dire una parola sulle raccomandazioni di Gesù, molto chiare. Gesù nomina tre pratiche che si vivevano anche al suo tempo: il digiuno, l’elemosina e la preghiera. Domanda che siano gesti autentici, fatti non per “farsi vedere”, non per mettersi in mostra e neanche per vantarsi davanti a Dio, ma per recuperare l’atteggiamento filiale di fiducia in lui. Così sia.

Corso di BIBBIA E LITURGIA

Siamo lieti di segnalarVi che tra le proposte formative in programma nel presente Anno Accademico per il corso di Laurea Magistrale in Scienze Religiose, è previsto lo svolgimento di un ciclo di Lezioni monografiche intensive all’interno del corso di Bibbia e Liturgia, tenute dalla Prof.ssa Rosanna Virgili (Visiting Professor presso il nostro Istituto).

Le lezioni saranno concentrate in due serate: martedì 10 marzo e martedì 17 marzo dalle ore 17,10 alle ore 20,30, presso l’Aula Magna dell’ISSR “A. Marvelli” (Via Covignano 265 – Rimini).

In considerazione della competenza e autorevolezza della docente e dei temi affrontati, il corso è aperto anche ad ospiti esterni interessati, soprattutto agli operatori pastorali del settore biblico, educativo, familiare e liturgico.

Programma del corso monografico:

L’educazione nei testi sapienziali

  1. La famiglia alveo dell’educazione sapienziale biblica.
  2. L’antropologia biblica sapienziale.
  3. L’educazione al/del genere maschile e femminile nei testi sapienziali.
  4. L’educazione alla vita comunitaria e politica della Sapienza biblica.

 Rosanna Virgili

La Prof.ssa Rosanna Virgili è attualmente tra le più apprezzate bibliste in Italia. Ha conseguito la laurea in Filosofia presso l’Università degli studi di Urbino, il baccalaureato in Teologia alla Pontificia Università Lateranense e la licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico. È docente di Sacra Scrittura e Lingue Bibliche presso l’Istituto Teologico Marchigiano (aggregato alla Pontificia Università Lateranense). É autrice di vari articoli e traduzioni, nonché collaboratrice di diverse riviste specializzate e divulgative nel settore biblico. Tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Le stanze dell’amore. Amore, coppia, matrimonio nella Bibbia, Cittadella, 2008; Giustizia della legge, giustizia dell’amore. Chiesa e cambiamento dopo il dolore della pedofilia, Gabrielli, 2011; La forza del cuore. Figure femminili nella Bibbia, Edizioni dell’Immacolata, 2013; Perché tu viva e sia felice, Qiqajon, 2015; Paura, rabbia, stupore. Le emozioni e gli altri, Il Margine 2017; Nell’intimità della tua casa. La chiara parola dell’Amoris Laetitia, Ancora, 2017; Amori e amicizie nella Bibbia, Ed. Immacolata 2017; Ai ritmi del cuore. Giovani, vita consacrata e matrimonio, EDB 2018; Fragili e forti. Figure maschili nella Bibbia, Ed. Immacolata 2019.

Per informazioni contattare la Segreteria dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli”, Rimini – Via Covignano 265; Tel. e fax 0541-751367; sito: www.isssrmarvelli.it; e-mail: segreteria@isrmarvelli.it.

Laboratorio di Musica Sacra

Siamo lieti di segnalarVi che tra le proposte formative in programma nel presente Anno Accademico all’interno del Master in “Valorizzazione dell’Arte sacra e Turismo religioso”, è previsto lo svolgimento di un Laboratorio di Musica Sacra:

Musica e canto per la Liturgia

Relatori: Prof. Marcello Zammarchi e Prof. Achille Galassi

Il Laboratorio, aperto anche ad ospiti esterni, si terrà per 4 martedì consecutivi, a partire dal 3 MARZO 2020, dalle ore 20,45 alle ore 22,25, presso l’Aula Magna dell’ISSR “A. Marvelli” (Via Covignano 265 – Rimini).

Obiettivo principale del corso sarà riscoprire la musica sacra nella sua natura artistica ed il suo peculiare ruolo nella liturgia, perché la comunità sia chiamata a celebrare il Mistero con una partecipazione sempre più attiva e consapevole. Così pure sarà utile risvegliare quella coscienza del “bello” che con la sua forza attrattiva «disintossica dalla mediocrità, eleva verso l’alto e unisce i cuori nella lode e nella tenerezza».

Tra i temi affrontati nelle 4 lezioni ci sarà: la sacralità del canto e della musica liturgica (3 marzo), la nobiltà dell’arte musicale in relazione alla Parola di Dio (10 marzo), l’universalità e i diversi linguaggi musicali per la comprensione e la partecipazione attiva dei fedeli (17 marzo), il sensus ecclesiae per un discernimento della musica da comporre ed eseguire nella liturgia (24 marzo).

Il Prof. Marcello Zammarchi ha conseguito la Licenza in Sacra Teologia con specializzazione liturgico-pastorale presso l’Istituto di Liturgia Pastorale – Abbazia di S. Giustina in Padova, incorporato al Pontificio Ateneo S. Anselmo – Roma (2014). Dal 2015 è Docente di Liturgia presso l’ISSR “A. Marvelli” di Rimini.

Il Prof. Achille Galassi ha studiato con diversi maestri diplomandosi in viola e in violino. Si è perfezionato ai corsi annuali di musica da camera tenuti a Fiesole da Maureen Jones ed ha seguito i corsi di musica da camera con B. Giuranna, R. Filippini, M. Marvulli, P. Maag. Oltre ad una notevole attività cameristica, ha collaborato, anche in qualità di prima viola con: l’ Orchestra sinfonica “Toscanini” di Parma, l’ Orchestra da camera della Romagna “A. Corelli”, l’orchestra “Gli archi Italiani”, l’ Orchestra del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto . Già docente di quartetto, è titolare della cattedra di viola presso il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara.
È direttore artistico della rassegna “Concerti per l’ antico organo” con sede presso la chiesa del Suffragio di Savignano sul Rubicone. In collaborazione con la moglie, docente di Storia dell’arte, ha avviato una laboriosa ricerca sugli strumenti musicali nei quadri antichi, estesa più in generale ai rapporti tra musica e pittura. In questa veste ha seguito i seminari di “Iconografia musicale” di Urbino. Come relatore ha collaborato con varie istituzioni nelle città’ di Bregenz, Carpi, Faenza, Foggia, Rimini e Riccione.

Per la partecipazione al Laboratorio è prevista un’Iscrizione, da effettuarsi presso la Segreteria ISSR, o tramite il modulo allegato da rimandare via mail (segreteria@isrmarvelli.it), con il versamento di una quota di Euro 10.

Per informazioni e iscrizioni: Segreteria Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli”, Rimini – Via Covignano 265; Tel. e fax 0541-751367; sito: www.isssrmarvelli.it; e-mail: segreteria@isrmarvelli.it.

Comunicato del Vescovo ai parroci per l’emergenza “Coronavirus”

Carissimi,
nel farvi pervenire le indicazioni per questo tempo di particolare attenzione chiedo, anzitutto, la preghiera per il nostro popolo e per chi è impegnato per la salute pubblica. Come guide siamo chiamati ad essere vicini alle famiglie, a non trasmettere paura e ad invitare a vivere da fratelli questa emergenza.
Facendo seguito all’Ordinanza del Ministero della Salute e del Segretario di Stato alla Sanità di San Marino, d’intesa con il Presidente della Regione Emilia Romagna e sentito il Presidente della Regione Marche, circa le misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019 (Coronavirus), la nostra Diocesi in tutte le attività di sua specifica competenza, ad ogni livello e in ogni ambito della vita ecclesiale, in contatto con gli uffici preposti della Regione e della Prefettura e della Repubblica di San Marino, adotta le seguenti disposizioni:

1.Ci si attenga sempre a criteri di prudenza, evitando in ogni modo concentrazione di persone in volumi ristretti e per lungo tempo. Le chiese rimangano aperte al culto e alla preghiera individuale.
2. Fino a nuova disposizione sono sospese le celebrazioni con grande afflusso di fedeli.
3. Le Messe feriali, se sono partecipate da pochi fedeli, si possono celebrare in spazi larghi.
4. Per i funerali, qualora il numero dei partecipanti sia elevato, si suggerisce di non celebrare la Messa, ma di limitarsi al rito delle esequie nella forma più breve. Analoga attenzione sia riservata alle veglie funebri.
5. Nelle S. Messe non si scambi il segno di pace e si chieda ai fedeli di ricevere la S. Comunione sulla mano, e non in bocca.
6. Si tolga l’acqua benedetta dalle acquasantiere.
7. Le benedizioni pasquali sono sospese fino a nuova indicazione.

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Omelia nella S.Messa in suffragio di don Luigi Giussani

San Marino Città, chiesa di San Francesco, 22 febbraio 2020

Lv 19,1-2.17-18
Sal 102
1Cor 3,16-23
Mt 5,38-48

Questa sera ci ritroviamo nella memoria di don Giussani. Tanti lo considerano un padre, altri un testimone importante della fede, tutta la Chiesa un dono per questo tempo difficile. E lui, di sé e della sua opera, era stupefatto: «Tutto per me si è svolto nella più assoluta normalità, e solo le cose che accadevano suscitavano stupore, tanto era Dio a operarle facendo di esse la trama di una storia che mi accadeva e mi accade davanti agli occhi». Cristo era il centro di gravità del suo pensiero e del suo cuore. In don Giussani vedo la concretizzazione di questa parola di san Paolo: «Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1Cor 3,22-23). Apparteniamo al Signore… Addirittura, Dio ci propone di fare come fa lui. Come fa? Lo dirò alla fine.
La parola di Gesù: «Ma io vi dico…», ha risuonato nel nostro cuore tutta la settimana. Con questa frase – che rivela un Gesù michelangiolesco – Gesù ci dice: «State certi che dietro a quello che vi propongo sta la mia presenza, la mia forza». Ma: «Sulla tua parola»!
Quando risuona dentro al cuore questa parola pronunciata con autorità si vincono tentazioni, si superano difficoltà, si prendono decisioni, si affrontano cammini. Le parole di Gesù smascherano le nostre meschinità, i nostri adattamenti, la nostra mediocrità. Gesù radicalizza le esigenze della volontà di Dio e a noi non resta che ripetere come Pietro: «Signore, getterò le reti… Accetto i tuoi programmi» (cfr. Lc 5,5). Come a dire: «Lo vuoi tu? Lo voglio anch’io!».
Nella pagina evangelica della scorsa domenica abbiamo meditato le prime quattro “antitesi”; si chiamano “antitesi” perché introdotte da «avete inteso che fu detto… Ma io vi dico…», ma in realtà non sono antitesi: Gesù non smentisce quello che «avete inteso», semplicemente radicalizza, va all’esigenza più profonda di quello che è stato detto. Nella pagina odierna troviamo altre due antitesi – «ma io vi dico…» – che risuoneranno in questi ultimi giorni prima della Quaresima. Gesù pronuncia due antitesi che sono ancora più clamorose, perché riguardano il perdono e l’amore al nemico, presupponendo che ognuno di noi possa avere dei nemici. Le Sacre Scritture alla legge della giungla hanno fatto subentrare la legge del taglione: «Occhio per occhio, dente per dente» (cfr. Es 21,24; Lev 24,20; Deut 19,21). La legge della giungla era quella di Lamec (cfr. Gen 4,24), che vendicherà sette volte tanto chi gli ha fatto del male. La legge del taglione pone dei limiti, appunto: «Occhio per occhio, dente per dente». Ma Gesù contrappone il perdono che esclude totalmente lo spirito di vendetta. Siamo tutti almeno sfiorati da questo sentimento, a volte confuso con la giustizia; ma tante volte dobbiamo ammettere che è la nostra personalità che si è sentita umiliata, schiacciata, non riconosciuta…
Poi Gesù fa tre esemplificazioni: porgere l’altra guancia, dare anche il mantello, percorrere un altro miglio per chi chiede di percorrerne uno. Porgere la guancia non implica un atteggiamento di passività, ma il desiderio di far riflettere l’avversario, di sorprenderlo, di disarmarlo. Anche Gesù non ha gradito la sberla del soldato durante il processo; ha replicato: «Se ho parlato male dimostrami dov’è il male, ma se ho parlato bene perché mi percuoti?» (Gv 18,23). Così per il cedere il mantello. Il creditore era tenuto a restituire il mantello preso in pegno, ma la tunica no. Con questa direttiva Gesù vuole che ogni lite venga appianata. Percorrere due miglia con chi chiede di farne uno con lui. Ricorda il Cireneo, requisito per un servizio pubblico: aiutare il condannato che non ce la fa più a camminare per raggiungere il luogo della crocifissione. Gesù comanda la disponibilità totale. Non so con quali sentimenti il Cireneo abbia portato la croce del Signore, ma chiedo al Signore che ci aiuti ad essere Cireneo, aiutando chi ci sta accanto.
Nell’ultima antitesi troviamo il vertice di questa serie di insegnamenti del Signore: quello sul perdono. Amare il nemico, a prescindere da razza, religione e qualunque altra considerazione. Fare come fa Dio. Come fa Dio? Fa splendere il sole, e comincia dai cattivi: «Fa splendere il suo sole sui cattivi e sui buoni». Apre ogni alba con i suoi raggi. Proponiamoci in questi giorni di essere sole nel nostro ambiente di vita, nella nostra casa, nel quotidiano nel quale siamo impegnati. Così sia.

Omelia nella Consacrazione di Raffaella Rossi nell’Ordo Virginum

Cattedrale di San Leo, 1° febbraio 2020

Os 2,16.21-22
Sal 27
1Gv 4,7-16
Mt 25,1-13

Oggi si apre in Diocesi l’esperienza dell’Ordo Virginum. Il nome, Ordo Virginum, è austero e antico, ha la sua origine carismatica nei primi secoli della Chiesa, ma è una proposta vocazionale per le donne di oggi che vogliono consacrarsi a Dio con cuore indiviso. Qualcuna di loro si è espressa così: «Un carisma antico per donne nuove». Si tratta di donne che, dopo un attento discernimento e un tempo congruo di preparazione, decidono di vivere nel mondo col proprio lavoro, inserite nella Chiesa locale, legate da amicizia con altre sorelle che hanno fatto la medesima scelta.
Al momento stabilito si presentano al Vescovo per mettere nelle mani della Chiesa il loro proposito.
Sin dai primi secoli del cristianesimo nelle comunità cristiane vi erano donne che sceglievano la verginità come risposta alla radicalità evangelica. La vergine si donava al Signore attraverso una consacrazione pubblica e solenne, continuando a vivere nel mondo, coltivando e mettendo a servizio il proprio carisma nella Chiesa locale.
A partire dal IV secolo, con la costituzione di nuove forme di vita religiosa comunitaria, la consacrazione verginale nel mondo andò via via scomparendo (come il diaconato permanente) e bisognerà attendere il Concilio Vaticano II per vedere rifiorire questa forma di vita e promuovere la revisione del Rito di Consacrazione, approvato poi definitivamente il 31 maggio 1970 da Paolo VI. Proprio quest’anno, dunque, è il cinquantesimo anniversario del ripristino dell’Ordo Virginum. Nel momento in cui, durante il rito (una liturgia nuziale!), Raffaella si stenderà per terra, la Chiesa militante si unisce alla Chiesa del Cielo, mentre pregheremo le litanie dei santi (solo una minima parte di essi verranno nominati).
Nell’Ordo Virginum si coniugano insieme laicità (Raffaella svolge la professione di insegnante di storia e filosofia) e speciale consacrazione, verginità e maternità (il Signore le darà tanti fratelli da custodire con affetto materno), secolarità (vive nel mondo) ed ecclesialità (si metterà a servizio della Chiesa locale). Non è legata ad un istituto particolare oppure ad un ordine religioso, ma realizza la propria vocazione nella Chiesa particolare, in obbedienza al Vescovo, nella concreta situazione della propria comunità cristiana. Qui abbiamo la comunità che ci ospita, San Leo, dove c’è la prima cattedrale della nostra Diocesi, la comunità di Monte Cerignone, le colleghe di Raffaella e gli studenti, le ragazze dell’Ordo Virginum e tanti amici e fedeli.
È bello ricordare la concomitanza: oggi celebriamo in Diocesi la Giornata della vita consacrata. Ognuno di noi ha ricevuto il Battesimo, radice di tutte le vocazioni e di ogni forma di vita.

«Ti farò mia sposa – dice il Signore – ti farò mia sposa per sempre, nella fedeltà e nell’amore». Tutte le dichiarazioni d’amore sono emozionanti, ma questa ha una bellezza e una pienezza inimmaginabili.
Cara Raffaella, non ti togliamo nulla nel dire che anche noi ci sentiamo chiamati, anche noi amati immensamente dal Signore. Il Battesimo ha segnato per ciascuno di noi come una consacrazione. Allora viviamo insieme con te questo momento. Non ci sfiora minimamente il pensiero che la verginità sprechi, sciupi, la tua vita. Così non ci lambisce il dubbio che la tua sia una vita di rinuncia; anzi, da oggi si allargheranno per te, Raffaella, gli spazi della carità. Ancor meno pensiamo che il passo che compi oggi ti accartocci su te stessa in una sorta di intimismo sterile.
Cari fratelli, Raffaella sposa il Risorto che l’ha chiamata e le dischiude davanti una vita piena di senso, un orizzonte di amori allargati, ma non meno intensi, e le fa sperimentare una nuova forma di fecondità, femminilità nell’amore. E l’amore, si sa, non ha mezze misure. Ecco le parole che accompagneranno la consegna dell’anello nuziale: «Ricevi l’anello delle mistiche nozze con Cristo e custodisci integra la fedeltà al tuo sposo». La verginità consacrata, a ben pensare, è risposta a quel desiderio di donare tutto al Signore che ha avuto la sua anticipazione nella risposta della Vergine di Nazaret e nel suo «sì» la prima straordinaria realizzazione. Ci sono teologi che vedono nel «sì» verginale e purissimo di Maria l’istante preciso, puntuale, in cui nasce la Chiesa. Il Dio che ha bussato alla casa di Nazaret si è unito alla nostra carne nel momento in cui una creatura fragile come quella di Maria ha detto un «sì» libero, totale. Lì Dio è diventato uomo e l’uomo ha ricevuto la possibilità di diventare Dio. E che cos’è la Chiesa se non questa unità di divino e di umano; prima embrione e poi popolo, popolo grande. E la Chiesa riparte, si rigenera al sussurro di ogni «sì»: il «sì» di Maria, il «sì» di Raffaella, ma anche il nostro «sì». Ed è il «sì» totale della Chiesa. Ecco perché vedo che quello che celebriamo questo pomeriggio qui nella cattedrale di San Leo è ecclesiale, almeno per cinque motivi (ce ne sarebbero altri).
È ecclesiale perché la Chiesa accoglie questa consacrazione, la fa sua, la benedice e, accogliendola in questo momento, la indica, la incoraggia e ricorda che tutti noi, nel Battesimo, in diverse forme vocazionali, la stiamo vivendo. È il Battesimo che la rende possibile: sapessimo la potenza racchiusa in questo segno! L’acqua del Battesimo è scaturita dal cuore di Cristo trafitto sulla croce.
È ecclesiale perché il tipo di vita a cui Raffaella è chiamata è segno della Chiesa sposa e madre, che sa di essere povera, anzi vuole esserlo, perché non possiede altro che la Parola di Dio e i Sacramenti; una Chiesa che vuole andare ai poveri, a condividerne la condizione, a promuoverli umanamente, culturalmente e spiritualmente.
È ecclesiale perché questo tipo di vita è strumento per la Chiesa. In te, attraverso te, Raffaella, la Chiesa può dedicarsi a quello che è più necessario, che è la compagnia con lo Sposo, lo stare tutta ai suoi piedi e solo per il suo Signore, per tutto il tempo, per sempre, in modo che poi abbiano efficacia l’attività e la fecondità del servizio.
Poi, è ecclesiale perché interpreta l’esigenza della missione a cui siamo fortemente richiamati per le necessità di questo tempo e per l’invito che ci rivolge papa Francesco. Ci dev’essere nella Chiesa chi, ispirato da Dio, prega per gli altri, «al posto di» quelli che non pregano e «a vantaggio di» quelli che non riescono a pregare. La preghiera salva, l’amore può tutto; la gioia e la bellezza comprese in questa consacrazione evangelizzano. Ecco le parole che accompagneranno la consegna del libro della preghiera: «Ricevi, Raffaella, il libro della Liturgia delle Ore; la preghiera della Chiesa risuoni senza interruzione nel tuo cuore e nelle tue labbra, come lode perenne al Padre».
Infine, è ecclesiale perché la vita consacrata – e l’orizzonte si allarga a tutte le vocazioni – è la gloria e la forza della Chiesa (quelli che mi conoscono sanno che quando racconto la Diocesi esordisco quasi sempre così: «600 kmq, 70mila abitanti e… 7 monasteri! Poi le suore di vita attiva, dedite al servizio, all’aiuto agli anziani e ai bambini, ed ora – novità – l’Ordo Virginum»). Nella Chiesa risplende il primato dell’amore, la fedeltà del Signore alla sua sposa, l’indissolubilità dell’azione e della contemplazione insieme. Teresa d’Avila dice che quando un contemplativo va avanti nel cammino «compie opere ed opere» (Teresa d’Avila, Castello interiore, VII, 4, 6) e ne parla nelle Settime Stanze, ormai in cima al Castello, con cui Teresa descrive metaforicamente il cammino della vita cristiana come vita sponsale.
Nella pagina evangelica che il diacono ha proclamato abbiamo ascoltato un racconto rocambolesco. Innanzitutto, si parla di uno sposo, ma non della sposa; poi lo sposo arriva a mezzanotte, mentre i bottegai sono ancora aperti, tanto che si dice che chi non ha preso l’olio possa ancora andare a comprarlo. Entrato lo sposo sbarrano le porte e il corteo dorme. Ci sarebbero tanti particolari di questa parabola che andrebbero spiegati. Eppure, è bello questo racconto, perché dice che il Regno è simile a dieci ragazze che sfidano la notte, armate solo di una piccola luce, attrezzate di niente… Sono consapevoli che l’olio è a rischio, occorre vigilanza. Dieci piccole luci nella notte, donne coraggiose che si mettono per strada e osano sfidare il buio e il ritardo del sogno che hanno custodito. Hanno l’attesa nel cuore, perché aspettano qualcuno, uno sposo e la promessa di un abbraccio in fondo a quella notte. Ci credono. Ci crediamo anche noi! Così sia.

Elezioni Emilia Romagna 2020

COMUNICATO STAMPA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’EMILIA-ROMAGNA
Nota dei Vescovi sulle elezioni regionali del prossimo 26 gennaio

La Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna si è riunita oggi in assemblea a Bologna, a Villa San Giacomo, e durante i lavori presieduti da S.E. il card. Matteo Zuppi, presidente della CEER e arcivescovo di Bologna, ha anche elaborato una nota in vista delle prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna del 26 gennaio, di cui si trasmette il seguente testo.

La Regione, laboratorio di Democrazia
Nota in preparazione alle elezioni regionali in Emilia-Romagna
Le elezioni regionali, oltre alle contingenze storiche che attribuiscono ad esse loro significati politici nazionali, hanno un impatto importante per le nostre comunità cristiane, perché riguardano una porzione di Paese di cui viviamo le dinamiche economiche, sociali, amministrative. La nostra Regione Emilia-Romagna incrocia, inoltre, il territorio e la vita delle parrocchie di 14 Diocesi, da Piacenza-Bobbio a Rimini. Questa vicinanza tra vita ecclesiale e vita civile, nella distinzione, ma anche nella collaborazione per il bene comune, per la legalità, per la giustizia, per la cura della nostra terra e per la tutela dei più deboli, motiva questo appello in occasione delle prossime elezioni regionali. Mentre invitiamo a esercitare il diritto di voto, primo gesto importante di responsabilità in ogni tornata elettorale, come Pastori delle Chiese dell’Emilia-Romagna vogliamo richiamare alcuni aspetti utili per un discernimento sociale e per una scelta coerente.

L’Europa è casa nostra
In fedeltà all’art. 117 della Costituzione, le Regioni sono chiamate “nelle materie di loro competenza” a partecipare “alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea”. La cura dell’Europa significa cura della nostra terra, delle possibilità di valorizzare un patrimonio umano, culturale, ambientale, religioso e lo studio e l’esperienza dei nostri giovani universitari e lavoratori. Pensare di tutelare la Regione contro l’Europa è una tragica ingenuità e fonte di povertà. Al tempo stesso, non possiamo dimenticare lo spirito sorgivo dal quale è scaturito il desiderio di unità tra le diverse nazioni d’Europa all’indomani della Seconda guerra mondiale. Uomini come De Gasperi, Adenauer, Schuman profusero tutto il loro impegno nella costruzione di una “comunità di popoli liberi ed uguali” (Adenauer a Bad Ems, 14/9/1951), nella quale le specificità nazionali potessero armonizzarsi offrendo ciascuna il proprio peculiare contributo alla bellezza dell’insieme.

Attenzione ai poveri e pari opportunità
L’art. 117 della Costituzione ricorda che “le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”. Ogni forma di corporativismo, di esclusione sociale e dalla partecipazione attiva alla vita delle nostre città, ogni discriminazione di uomini e donne, italiani o immigrati, persone o famiglie, indebolisce il cammino e lo sviluppo regionale. La preoccupazione principale, anche nelle politiche regionali, non può che essere per le situazioni di povertà, disagio ed emarginazione, segnatamente per quanto riguarda la mancanza e la precarietà del lavoro, continuando un impegno politico che in questi anni ha portato anche buoni frutti. Una particolare cura meritano i giovani, in un grave momento di disorientamento pure per le loro famiglie.

Sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza
A orientare le funzioni amministrative regionali sono i principi della sussidiarietà, della differenziazione e della adeguatezza. Anche l’autonomia regionale non può dimenticare questi tre principi che valorizzano e “favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale”, cioè l’azione della famiglia, di altre comunità e delle realtà del Terzo settore in una programmazione territoriale. Ogni forma di omologazione culturale che non risponde all’adeguatezza dei servizi e al rispetto delle realtà familiari e sociali rischia di essere una sovrastruttura che non serve al bene comune. A questo proposito la sinergia delle attività regionali con le istituzioni ecclesiali (oratori, scuole paritarie, attività estive, consultori, centri di ascolto…), la concreta e costante valorizzazione dei corpi intermedi potranno aiutare ad affrontare “l’emergenza educativa”.

Sviluppo, coesione e solidarietà: persona e comunità
Con le proprie risorse la Regione opera per “promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona” (Art. 119 della Costituzione Italiana). La cura degli aspetti economici deve essere accompagnata, soprattutto oggi, da una attenzione ai percorsi di integrazione, inclusione di famiglie e persone in difficoltà, mentre i nostri paesi dalla collina alla costa e le nostre città cambiano continuamente. Ma sono necessarie anche una legislazione e una regolamentazione che non penalizzino alcune categorie di persone nell’accesso alla casa, alla scuola, al lavoro, alla salute. La tutela della vita dal suo concepimento alla morte naturale, nella salute e nella malattia, nella stanzialità e nella mobilità, non può che trovare le istituzioni regionali capaci di rinnovate scelte, non riconducibili alle sole esigenze/componenti economiche e storico-sociali.

I beni culturali e ambientali
Le conseguenze del terremoto del 2012 che ha segnato profondamente il patrimonio culturale e religioso di alcune Diocesi e Province, ma anche la ricchezza di oasi naturali e di colline, di fiumi e coste, esigono un’attenzione particolare ai beni culturali e ambientali, con una collaborazione stretta tra Stato e Regioni (art. 119 della Costituzione) senza la quale i tempi lunghi del restauro, gli abbandoni della terra, delle colline dell’Appennino e della biodiversità, la mancata cura dell’ambiente – di fronte al riscaldamento e all’innalzamento delle acque del nostro mar Adriatico – e l’inquinamento, possono segnare irrimediabilmente una delle ricchezze regionali più importanti. Il patrimonio ambientale e culturale, accompagnato dallo stile di accoglienza e ospitalità riconosciuto alla nostra terra, sarà una risorsa decisiva per lo sviluppo del turismo, fondamentale per lo sviluppo e il futuro della nostra Regione. Le prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna sono un’occasione importante perché la Democrazia nel nostro Paese, che si realizza nei cammini e nelle scelte anche regionali, non venga umiliata e disattesa e i principi costituzionali ritrovino nelle nostre terre forme rinnovate di espressione e persone, delle diverse appartenenze politiche, impegnate a salvaguardarli, sempre. Un impegno che deve essere accompagnato nella campagna elettorale da un linguaggio, libero da offese e falsità, concreto nelle proposte, rispettoso delle persone e delle diverse idee politiche. A questo riguardo, come Pastori delle Chiese dell’Emilia-Romagna desideriamo offrire quale criterio e chiave di lettura, per i fedeli e per tutti gli uomini di buona volontà, la ricchezza e fecondità della Dottrina Sociale della Chiesa. Ancorata sulla salda ed immutabile roccia del Vangelo, essa è al tempo stesso capace di un confronto fecondo con ogni realtà umana nel suo sviluppo, proprio in virtù dell’inesauribile profondità della Parola di Dio, un tesoro dal quale è continuamente possibile “trarre cose antiche e cose nuove” (cfr. Mt 13, 52).

Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna