Omelia nella XXIII domenica del Tempo Ordinario

Pennabilli (RN), Cattedrale, 6 settembre 2020

S.Cresime

Ez 33,1.7-9
Sal 94
At 2,1-11
Mt 18,15-20

La Prima Lettura parte con una parola forte. È il profeta Ezechiele che dice: «Io ti ho costituito come sentinella». Un’immagine suggestiva; la stessa che è stata ripresa da san Giovanni Paolo II nel suo incontro con i giovani la sera del 19 agosto del 2000. C’erano ad ascoltarlo circa due milioni di giovani. Il Papa usò queste parole: «Cari amici, vedo in voi le sentinelle del mattino in questa alba del Terzo millennio». Ha fatto poi riferimento alle adunate oceaniche che sono state organizzate tante volte durante il tormentato Novecento, secolo con due Guerre Mondiali. Quale insegnamento veniva dato a queste folle di giovani? Veniva insegnato l’odio, si proclamavano propositi di guerra, di conquiste… Il Papa, invece, vedeva in quei giovani le “sentinelle del mattino”, venute per dire “sì” a Gesù, al suo progetto di amore. È quello che vorrei dire io a voi ragazzi: «Voi siete le sentinelle del mattino, qui nella nostra terra». Forse ritenete queste parole un po’ retoriche, esagerate. «I giovani sono il nostro futuro», si dice spesso. «I giovani sono la speranza del domani». Ma io dico che voi siete la nostra speranza e la nostra gioia già nel presente. Oggi, non domani.
Una confidenza: quasi tutti i parroci della nostra estesa Diocesi dicono che da mesi non hanno la gioia della presenza dei ragazzi in chiesa. Noi tutti ne soffriamo. La vostra presenza, cari ragazzi, ci ricorda che il Signore è anzitutto “giovinezza” (cfr. Sal 43,4; 103,5; 127,4) e dà slancio alla nostra fede che, a volte, è segnata da stanchezze e fiaccata da uno stile abitudinario. Voi siete sempre una sorpresa, siete le sentinelle che annunciano un nuovo mattino anche dopo questa terribile esperienza dell’epidemia. Abbiamo bisogno di voi, bisogna che riprendiate la vita parrocchiale nelle vostre chiese!
Ricevendo la Cresima, fate di questa chiesa un cenacolo, luogo in cui il gruppo dei discepoli, con le donne e gli apostoli, erano chiusi dentro per paura. D’improvviso venne un fragore e con lingue di fuoco scese su loro lo Spirito di Gesù Risorto (cfr. At 2,2). Anche i vostri genitori, i padrini e le madrine che vi accompagnano, avvertiranno la presenza dello Spirito.
Stenderò le mani su di voi: un gesto antico e sempre nuovo per significare la “pioggia di Spirito”, di amore di Dio, che viene su di voi con il suo dono. Un dono che si esplicita in sette rifrazioni diverse. È l’amore che mette sale nella nostra vita, cioè sapore, gusto (sapienza). È l’amore che rende la nostra intelligenza capace di non fermarsi alla superficie, alle apparenze (intelletto). È l’amore che si fa consiglio per aiutarci a percorrere strade giuste, scartando quelle sbagliate. È amore che si fa aiuto per sostenere la fatica di imparare (scienza). Poi, l’amore è fortezza che sostiene, dà coraggio quando è necessario. È l’amore – si chiama pietà – che suggerisce come dichiararsi (si deve capire che vuoi bene!). L’ultimo aspetto dell’amore è quello che chiamiamo timore di perdere Dio.
Passerò davanti ad ognuno di voi, mentre il padrino o la madrina vi assistono, e vi profumerò con il crisma: sarete dei consacrati, apparterrete per sempre al Signore, anche se doveste percorrere strade lontane. Il Signore ha posto in voi il suo sigillo, il suo “tatuaggio”. Dopo un po’ di tempo il crisma con il suo profumo evapora, ma non scomparirà il bacio che il Signore vi dà questa mattina.
Per motivi di igiene, oggi non darò il piccolo schiaffo al volto di ciascuno di voi, ma il significato rimane: «Sentinella, non addormentarti, non distrarti!». Una vera sentinella è sempre all’erta. La sentinella non è uno spaventapasseri: si apposta come un radar.
Che cosa vuol dire il Signore a ciascuno di voi? Si raccomanda di non fare come Caino. Quando il Signore gli disse: «Dov’è tuo fratello Abele?», lui rispose: «Sono forse il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). Pessima risposta. Il Signore vuole che ci prendiamo cura degli altri, proprio come fanno le sentinelle. Ci può essere da aiutare, da tenere compagnia, da ascoltare. Gesù fa persino il caso dell’amico che sbaglia. Bisogna prendersi cura anche di lui: dandogli il buon esempio, aiutandolo a cambiare. Quando preghiamo il “Confesso”, chiediamo perdono dei peccati commessi con pensieri, parole, opere e omissioni. “Omettere l’aiuto” è anche un reato, con una sanzione penale nel Codice (omissione di soccorso). Gesù non vuole che noi omettiamo di soccorrere il fratello che sbaglia, chiede il nostro intervento.
Poi, una sentinella non va mai da sola. Invito voi ragazzi a tenervi collegati: la parrocchia vi offre opportunità di incontri, di belle amicizie, di portare piani d’azione insieme ad altri ragazzi.
Mi rivolgo ai vostri genitori e ai vostri famigliari. Vi riporto, cari genitori, l’altra metà di quello che mi dicono i parroci. Non riescono a capire perché insistete affinché i vostri figli ricevano i sacramenti, ma poi non date l’esempio… Capita di far passare anni senza entrare in chiesa, senza fare la Comunione. Un segno di croce fatto dal papà in casa vale come molte catechesi e lezioni di religione. Vi lascio questo pensiero non per rattristare, ma per una ripresa. Ripartiamo tutti, dopo questa serrata che ci ha fatto tanto soffrire, con la nostra vita parrocchiale. Ancora ci viene chiesto di essere prudenti, ma appena sarà possibile dovremmo proprio sentirci come popolo del Signore, un popolo che si riunisce con gioia. Così sia!