Omelia XVII Domenica del Tempo Ordinario

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

GESU’ SI PRENDE CURA DI NOI, COMPLETAMENTE

Santuario Madonna del Faggio (Eremo di Carpegna), 26 luglio 2015
2Re 4,42-44
Sal 144
Ef 4,1-6
Gv 6,1-15

Permettetemi di iniziare il commento al Vangelo con un racconto. In una città del Brasile un ragazzo andava di chiesa in chiesa partecipando a tutte le messe e, ad ognuna, faceva la comunione. Il missionario gli dice: “Tu vuoi molto bene a Gesù”. “No – risponde – ho soltanto fame”. Nella sua povertà aveva trovato uno stratagemma: mangiare più ostie possibili, piccolo soccorso alla sua fame. Al Signore non credo dispiacesse l’intraprendenza del ragazzo. Certo, non si deve confondere il pane ordinario col Pane eucaristico, il cibo corporale col cibo spirituale. Gesù nel racconto della moltiplicazione invece si scandalizza della fame di tanta gente… Mette in moto la sua potenza creatrice per saziare quelle pance vuote.
E’ venuto per esseri fatti di carne e di sangue, non per angeli. Egli viene a salvare uomini e donne in tutte le dimensioni della loro esistenza: c’è dunque una fame del corpo, una fame del cuore, una fame dello spirito. Gesù si propone come colui che sfama interamente: l’una e l’altra e l’altra ancora.
Il racconto giovanneo della distribuzione dei pani (possiamo anche chiamarlo così) è, prima di tutto, – a differenza dei racconti sinottici – una pagina di rivelazione: insieme alla compassione di Gesù, e molto di più, vien proclamata la sua identità (per questo non sono dettagli secondari quelli riferiti da Giovanni: il salire di Gesù sulla montagna, la prossimità della festa di Pasqua, la molta erba di quel luogo, il rendimento di grazie, il distribuire di persona…).
Davanti a Gesù c’è l’uomo, la creatura che ha bisogno: bisogno di Dio e di assoluto, di cure e di pane. Alla perplessità degli apostoli, Gesù non reagisce congedando la folla (nei sinottici il suggerimento è esplicito: Mandali via…). Gesù non ha mai mandato via nessuno. Replica con l’invito al più piccolo dei presenti a condividere i cinque pani e i due pesci portati da casa, nessuno può essere semplice spettatore. Quel ragazzo è ognuno di noi, invitato a ritrovare la giovinezza che è in lui.
Ad ogni Eucaristia il Signore ci cerca e ci chiama: «Beati gli invitati alla cena del Signore…». Mentre ci dà il suo Corpo e il suo Sangue vuole anche farci attenti al corpo e al sangue dei fratelli. Infatti il corpo è offerto, il sangue è versato: la legge dell’esistenza è il dono di sé. A noi, ora, la responsabilità di “moltiplicare pani”, di condividere i nostri cinque pani e i due pesci…