SAN MARINO (Diacono)


Marino nacque ad Arbe (Rab ex Jugoslavia). Con Leone si rifugia a Rimini per sfuggire alla persecuzione di Diocleziano. Lavora come scalpellino e conosce il Titano ove si reca per la cava e la scelta delle pietre.
Dopo tre anni di vita comune, Leone si ritira sul monte Feretrano (S. Leo), Marino ritorna a Rimini dove è molestato da una donna che vorrebbe far credere di essere sua moglie. Marino si rifugia di nuovo sul Titano, in una grotta nei pressi di Acquaviva (sacello del Santo). Anche qui lo raggiunge la molestia della donna. Ma il Santo la libera dal demonio dopo tre giorni di digiuni e di preghiere. Indi la converte al cristianesimo.
Attorno a lui si raccolgono i primi discepoli, ed è per loro che costruisce il primo sacello dedicato all’apostolo Pietro.
Verissimo, figlio di donna Felicissima, padrone del monte, trovandosi a caccia, si imbatte nel santo e gli scocca una freccia, ma rimane subito paralizzato e cieco. Marino prega e guarisce il giovane, e la madre Felicissima, in segno di gratitudine, fa dono del monte al Santo, e si converte al cristianesimo con 53 persone della sua famiglia.
Nel 313 d.C. avviene la pace di Costantino.
Il Vescovo di Rimini, S. Gaudenzio, conosciuta la virtù di Leo e Marino, li chiama a Rimini e ordina Leo presbitero e Marino diacono. Avvenuta l’ordinazione, ognuno dei due Santi torna al proprio monte a presiedere le rispettive comunità.
Nel 339 partecipa col Vescovo Gaudenzio e l’amico Leone al Concilio di Rimini. Degenerando questo in un conciliabolo, i Santi si ritirano nella località che da loro prenderà il nome di “Cattolica”.
Marino muore il 3 settembre del 366, a pochi anni dal Concilio di Rimini. Dopo la sua morte la comunità cristiana e civile da lui fondata continua a vivere nella libertà e nella osservanza dei suoi insegnamenti. Il concetto originale e specifico sul quale ha fondato il piccolo stato, che da lui prende il nome di Re pubblica di S. Marino, è: Sovrana dignità uguaglianza e libertà di tutti gli uomini, per ché figli di Dio.
Nell’alto Medioevo il corpo fu nascosto per evitare che fosse rubato. Nel 1586 l’Arciprete Marino Bonelli lo ritrovò in un’urna di marmo d’Istria sotto il pavimento della Basilica. Il 26 settembre 1713 le reliquie, raccolte in una elegante urna, furono riposte sotto l’altare maggiore, dove sono tuttora conservate.
La festa liturgica si celebra il 3 settembre.

SAN LEONE (Sacerdote)


Patrono della Diocesi e Titolare della Cattedrale (IV secolo) in San Leo.
Leone viene a Rimini per lavoro e per sfuggire alla persecuzione con Marino, compatriota e amico fraterno, entrambi originari di Arbe (Rab ex Jugoslavia).
Provetto nell’arte d’intagliare la pietra, è sovrintendente ai lavori ed ha modo di aiutare e difendere i lavoratori.
Recatesi con Marino sul Titano per estrarre pietre, si innamora della solitudine e del silenzio di quell’altura.
Dal Vescovo di Rimini viene chiamato presso di lui per la fama di santità e ordinato sacerdote.
Dopo alcuni anni di fraterna consuetudine con Marino, se ne distacca, per amore di solitudine o per diversità di carismi. Sceglie la selvatica rocca feretrana (S. Leo), che diventa teatro della sua santità e dei suoi miracoli. Fissa la sua dimora presso la sorgente che scaturisce in quella piccola valle, che sarà poi chiamata “Santa”.
Con i discepoli che spontaneamente si raccolgono attorno a lui costituisce la prima comunità cristiana che sarà il primo nucleo della Diocesi di Montefeltro, che lì ebbe sede fino al XVI secolo.
Lo spirito di Leone, che anticipa quello benedettino di “Ora et labora” è magnificamente espresso nell’epigrafe sul coperchio del suo sarcofago, che la tradizione vuole scalpellato da lui stesso: Dum vixi, hoc amavi, hoc dixi, hoc scribsi: omnes dicamus dea gratias semper… haec requies mea in saeculum saeculi hic habitabo quoniam preelegi eam orate dominum semper, orate dominum semper.
Il suo corpo fu trafugato per devozione dal santo imperatore tedesco Enrico II, detto il Pio, che avrebbe voluto trasferirlo in Germania. Ma, narra la leggenda, che giunto nel Polesine sia per gli acquitrini, sia per l’eccessivo peso, fu costretto ad abbandonarlo in quel di Ferrara, a Voghenza. Altri sostengono che le reliquie possono essere ancora nascoste a S. Leo.
Sulla sua tomba sorsero i due meravigliosi monumenti che sono la Pieve e il Duomo.
Luogo meno conosciuto, ma di grande fascino e suggestione è la così detta “Fonte di S. Leone”.
La festa liturgica si celebra il 1° agosto.