FESTA DELLA B.V. DEL FAGGIO

Eremo di Monte Carpegna, 18 Agosto 2013, ore 10.30

Cari Fratelli,

è motivo di gioia e di speranza, constatare come ogni anno sono sempre più numerosi i fedeli che  riscoprendo la tradizione dei Padri, percorrono a piedi  il cammino per venire a celebrare la festa della B. Vergine del Faggio, qui all’eremo del monte Carpegna, dove nei secoli la Madonna ha esercitato ed esercita tuttora la sua maternità su coloro che ricorrono a Lei.

Io penso che oggi vi abbia fatto venire qui tanto numerosi, a piedi o in macchina, il desiderio di stringervi attorno alla Madre celeste, per presentare la richiesta di tante grazie, di tanti aiuti, per confidarle le pene che ognuno porta nel cuore   ma anche per ascoltare una parola di speranza, di amore, di misericordia, di Verità.

E a chi ricorrere per questo se non alla Madre, a colei che ci è accanto con affetto tenerissimo e fedele, dolce e forte allo stesso tempo? Certamente però inganneremmo noi stessi se ci aspettassimo dalla Madonna, solo parole che solleticano il nostro sentimento, la nostra sensibilità, la nostra emotività. Ella ci ricorda che le Parole di verità sono quelle del Cristo e la nostra realizzazione consiste nella sua sequela.

Ecco perché, mentre ci accoglie e ci indica la strada  ci ripete come ai servi di Cana, “fate quello che il mio Figlio vi dirà, ascoltate la sua Parola di salvezza”.

E allora abbiamo ascoltato le letture di questa XX domenica che sono state appena proclamate, e che  ci hanno detto che la fedeltà alla Parola di Dio, il mettersi al suo servizio non assicurano una vita comoda, espongono invece all’incomprensione, all’ostilità, al rischio, alla lotta. E’ necessario allora sentire che, appartenendo a Cristo, siamo nel prolungamento della sua sorte. (“Chi vuole essere mio discepolo prenda la sua Croce ogni giorno e mi segua”). Quindi, quella che abbiamo ascoltato è una parola esigente, ma che ci costruisce e ci aiuta ad essere in sintonia con Lui.

In questo cammino non siamo soli. Abbiamo visto nella prima lettura uno di questi uomini da cui prendere esempio.

Il profeta Geremia paga di persona l’annuncio della parola di Dio e della verità perché quanto annuncia  non corrisponde però alle aspettative del popolo e per questo  viene accusato di essere contro il bene della nazione (preannuncia infatti la distruzione del tempio e la deportazione del popolo; dai capi dell’esercito viene gettato in una cisterna, dove alla fine sarà salvato per ordine del re). Geremia poi è figura di quello che sarà Gesù.

Nel Vangelo Gesù ci dice di essere venuto a portare la guerra, il fuoco, la separazione. Certamente la guerra di cui parla Gesù, non è contro le persone, ma

guerra alle nostre passioni, contro l’egoismo mascherato in tutti i modi.

Fuoco che brucia le nostre  impurità, le falsità, vanità ed ambizioni. Cari fratelli, vi confesso francamente che non riesco a capire come ad esempio sia possibile dirsi cristiani e portare nel cuore il risentimento, il rancore quando non l’odio per il prossimo.

Separazione   dai beni terreni che ci rubano a Dio e al cielo, dagli affetti familiari che possono renderci infedeli all’amore (Chi ama il padre, la madre più di me non è degno di me).

Dall’uomo, da se stesso: se il tuo occhio ti scandalizza … cavalo.

Ecco perché la festa della Madonna che celebriamo è un momento molto bello, ma anche molto profondo, serio, impegnativo.

Se fosse solo una celebrazione devozionale, per quanto bella e partecipata, rischierebbe di lasciare il tempo che trova, se fosse una manifestazione folcloristica, c’è chi ne organizza di migliori.

Se invece noi riconosciamo l’ora di Dio, il tempo della Visita del Cristo tramite la Sua Santissima Madre, se noi sappiamo cogliere la dimensione della fede, allora questo incontro è tempo di gioia, di speranza, di rinnovamento della nostra vita.

Ci sono due dimensioni che verificano la verità di questo nostra celebrazione:

  1. Il rinvigorimento della nostra Fede
  2. L’impegno della Missione cioè dell’annuncio cristiano, della testimonianza.

Il rinvigorimento della Fede

Oggi, meno che mai possiamo dare per scontata la Fede, anche per i così detti credenti, anche per noi. Non a caso negli anni 2000 si è parlato di nuova evangelizzazione e il S. Padre Benedetto XVI ha indetto questo anno come anno della fede, perché fossero i cristiani per primi a riscoprirla, valorizzarla, viverla.  Quando ancora c’è un barlume di quella che abbiamo imparato da bambini, in genere, non è fede che imposta la vita e anche in noi prevalgono:

  • La spinta al compromesso , anche sulle scelte fondamentali che facciamo, magari diciamo, per amore di pace, per non scontrarci con gli altri;
  • La tentazione di rincorrere la cosi detta modernità che tutto cancella, svuota, annulla , dove i principi fondamentali non sono più quelli del Vangelo, ma come più volte in questi anni ha richiamato il Papa Benedetto, quelli del soggettivismo (faccio quello che mi piace, mi interessa);
  • dell’edonismo (la ricerca del piacere a qualunque prezzo e a qualunque condizione);
  • del relativismo, (sono io il criterio di tutte le cose, la misura del bene e del male);
  • Il rifiuto dell’insegnamento della Chiesa con la motivazione che è una istituzione antiquata che deve aggiornarsi per essere al passo con i tempi;
  • Il rischio di svendere il Vangelo: si difendono con calore i diritti delle altre religioni, si predica il rispetto delle minoranze religiose e la nostra fede si sbeffeggia, si calpesta, si bestemmia; qualunque  oscenità si può dire di Cristo e della Chiesa.
  • Si irridono i principi fondamentali del cristianesimo, rifiutando il Mistero dell’Incarnazione di Cristo, la mediazione della Chiesa, la realtà storica della risurrezione di Cristo, della risurrezione finale dei nostri corpi, rendendo così vana la nostra fede, secondo l’insegnamento dell’Apostolo Paolo. Se Cristo non è risorto da morte, voi avete creduto invano.
  • La vita cristiana è sempre più caratterizzata da una ignoranza abissale sulle principali verità della fede: il Paradiso, il Purgatorio, l’inferno, la vita eterna , il Giudizio finale , la dannazione eterna. Ma  forse la carenza più grande è  quella di sentirci  adulti nella fede, autonomi nel credere. Pensiamo di sapere come dobbiamo viverla, non siamo disposti ad ascoltare istruzioni da nessuno, mentre  in realtà la nostra ignoranza in merito è abissale e soprattutto dimentichiamo che la fede cristiana è rivelata e quindi non può essere vissuta secondo i nostri punti di vista, ma solo in un continuo confronto con quello che il Signore ci dice: attraverso la sua Parola, il Magistero della Chiesa, è possibile vivere rettamente la fede.
  • Vi è sempre più una omissione colpevole della preghiera, della penitenza e delle opere cristiane di carità, come espiazione del peccato, del suffragio per i defunti.

Perché dico queste cose che certamente alle nostre orecchie non più abituate a sentirle potrebbero dare un certo fastidio? Per fare del terrorismo religioso?, per rattristare  la nostra festa? Certamente no, ma perché questi comportamenti sono sempre più presenti nella chiesa: è un dato di fatto del quale  gli stessi profeti del laicismo, oggi, si rallegrano perché molti cristiani  sono credenti, ma non ascoltano quello che dicono i Pastori. Cari fratelli, vi confesso francamente che non riesco a capire come ad esempio sia possibile dirsi cristiani e portare nel cuore il risentimento, il rancore quando non l’odio per il prossimo.

  • Dico queste cose perché sono contenute nei messaggi che la Madonna ha dato in ogni apparizione ed è in definitiva il messaggio del Vangelo.
  • Dico queste cose, perché abbandoniamo una certa ingenuità che ci fa vedere tutto bello, tutto positivo, tutti buoni, tutti credenti. Quante volte davanti a comportamenti sbagliati ci troviamo rassegnati, (ormai fanno tutti così, come se questa fosse una giustificazione e il male diventasse bene perché lo fa la maggioranza), oppure anche noi a volte siamo insipidi nella nostra vita. Ognuno pensi a certe confessioni che può aver fatto. Non sappiamo cosa dire. Banalizziamo la realtà.  Non abbiamo ucciso, diciamo, non abbiamo rubato… e allora siamo a posto. E la testimonianza di vita?, e il perdono?, e l’educazione cristiana dei figli, dei ragazzi e dei giovani, e la vita familiare? e la trasmissione della fede? E i cristiani perseguitati e uccisi in tante parti del mondo? Non abbiamo nulla da dire? A volte credo sia vera l’affermazione di quello scrittore che diceva: ”Più che il chiasso dei malvagi, temo il silenzio dei buoni”. Buoni ma insignificanti.

La seconda verifica di come ascoltiamo la Madonna è l’impegno alla Missione e alla testimonianza di fede.

Gesù ci manda nel mondo perché annunciamo che Egli è il Salvatore: il Figlio di Dio venuto in mezzo a noi, che per noi ha affrontato la Passione, la Croce, la Morte, (voi l’avete crocifisso appendendolo alla Croce, dice Pietro parlando il giorno di Pentecoste), ma per noi è risorto da morte, perché nel suo nome fossero annunciati a tutti gli uomini la salvezza e il perdono dei peccati.

Ogni uomo in Cristo può, dunque, trovare la libertà e la dignità dei figli di Dio

Questa è la consapevolezza che dobbiamo vivere ad ogni costo, non solo annunciandola con le Parole, ma testimoniandola con la vita.

Celebrare  la festa della Madonna vuol dire guardare a Lei, alle sue virtù, avere fiducia in Lei. Lei ci accoglie e ci conforta Non ha importanza la nostra povertà morale, i nostri limiti, le nostre miserie, il nostro peccato. A una condizione: che prendiamo sul serio il suo insegnamento, che non lo banalizziamo riducendo il Vangelo a nostra misura. Se sapremo riconoscere seriamente la nostra fragilità e cercheremo sul serio di porvi rimedio, allora la Madonna sarà accanto a noi e ci amerà di più come ogni madre ama maggiormente i figli più deboli e ammalati. Così avremo vissuto autenticamente questa  festa e vivremo autenticamente la nostra vita e la Madonna ci sarà accanto nel nostro pellegrinaggio terreno e nell’ora suprema dell’incontro con  Cristo per accoglierci con Lui nel suo Regno.

Così sia.

 

Mons. Elio Ciccioni

Amministratore Diocesano