“I fatti e i giorni” dall’1 al 7 marzo 2015

Carità senza confini!
Non è solo il nome di una associazione apprezzatissima, ma uno straordinario progetto di vita. Allora dobbiamo uscire da questa sala un po’ diversi da come siamo entrati. Abbiamo tutto il pomeriggio e la serata per fare tanti atti d’amore concreti. Cominciamo subito. Siamo tutti protagonisti. Tutti responsabili. Tornando a casa dovremmo chiederci: “Ho amato senza confini? Ho accolto l’altro senza confini? Ho goduto dell’accoglienza altrui?”. Se rispondiamo “sì”, ecco un bozzetto di nuova umanità. Lancio uno slogan. Vi sembrerà quello dell’impiegato ad un ufficio pubblico, ma noi lo prendiamo per il verso giusto. “Avanti il prossimo”. Cioè, avanti tu che sei accanto, che sei mio fratello, che sei il mio prossimo.
 

Amore, ma anche giudizio sui fatti di società.
“Questa economia uccide”. Sono colpito dalle parole di Papa Francesco. Parole forti, accompagnate da segni chiari di scelte e di legami con i più poveri e i più bisognosi, che coinvolgono le Istituzioni della Chiesa, i singoli e le varie comunità ecclesiali. Sono segni che interpellano tutti. Più volte papa Francesco ci ha chiamati a non voltare lo sguardo davanti alle sofferenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in umanità, e di avere il coraggio di toccare la carne sofferente di Cristo che si rende visibile attraverso i volti innumerevoli di coloro che Egli stesso chiama “questi miei fratelli più piccoli” (Mt 25,40). Così il Signore in un altro passo: «Che nessuno di questi piccoli vada perduto» (cfr. Mt 18,14). E il libro delle Lamentazioni così riporta: «I bambini chiedevano pane e non c’era chi lo spezzasse loro» (Lam 4,4).
Sono vescovo della Chiesa “cattolica”, cioè universale. Condivido, nel rispetto di ciascuno, quanto è motivo di gioia: il Vangelo di Gesù. È uno degli obiettivi del nostro essere legati: “Perché tutti gli uomini siano una sola famiglia”, uniti dal rispetto e dall’amore reciproco. La fraternità che sperimentiamo nella fratellanza – e questa è una esperienza che qui in San Marino viviamo concretamente nell’incontro con gli ambasciatori accreditati presso la nostra Repubblica – ci porta a conoscere le piaghe e i doni della nostra umanità. Forse per questo, le parole del Papa e l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa sono come un pane che non può mancare sul nostro tavolo. Così mi scriveva mio fratello missionario in Congo, padre Silvio: “Abbiamo visto lo sfruttamento delle terre e delle ricchezze minerarie, ma soprattutto la sofferenza di intere popolazioni, legate alle guerre per il controllo e spesso al saccheggio delle ricchezze, con la complicità di capi locali. Abbiamo sentito la vergogna per la conduzione del commercio internazionale dove vige la legge del più forte, del traffico – sempre in aumento – delle armi, la chiusura di mercati locali per l’arrivo delle «eccedenze»  alimentari occidentali”. Il discorso sulla situazione alimentare nel pianeta ci riporta all’evento a cui ci stiamo preparando: “ Expo 2015”. Per questo Expo 2015 può essere un momento di confronto globale e non deve essere una vetrina gastronomica o un grandioso luna park! Dovrebbe darci l’opportunità di riflettere sulla situazione della nostra comune umanità, di rivedere con coraggio i nostri stili di vita, di eliminare lo spreco, del cibo in particolare.
La campagna promossa dalla Caritas Internationalis ci propone: “Una sola famiglia, cibo per tutti”. Il diritto al cibo, lo speriamo entri nella nostra Costituzione. E non solo. Ricordo il martellare di Giovanni Paolo II: “Tutti responsabili di tutti”. I principi sono chiari ma dobbiamo ammettere una certa insignificanza davanti alle scelte di tanti governanti e delle Istituzioni internazionali.
Siamo sollecitati a chiederci: che cosa fare? Nel messaggio della Giornata mondiale della pace 2015, papa Francesco ha invitato a camminare verso la “globalizzazione della fraternità”. Così scriveva alludendo alle varie schiavitù di oggi, compresa quella della mancanza di cibo per tanta gente. Dobbiamo riconoscere che siamo di fronte ad un fenomeno mondiale che supera la competenza di una sola comunità o nazione. Per sconfiggerlo occorre una mobilitazione di dimensioni comparabili a quelle del fenomeno stesso. Per questo motivo lancio un pressante appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, di non rendersi complici, di non voltare lo sguardo davanti alle sofferenze dei loro fratelli e sorelle in umanità.
San Marino non comincia da zero. Accanto a Carità senza confini ci sono altre realtà, realtà popolari e comunitarie che indicano percorsi di maturazione di coscienza, esperienze, proposte che vanno oltre la nostra Repubblica. Penso in particolare a: “Noi per..”, gli Amici di padre Marcellino, l’associazione Papa Giovanni xxiii, la Caritas  diocesana, la rete per la Colletta alimentare e farmaceutica, la presenza coordinatrice del nostro Centro Missionario. Oggi, non solo la crisi dell’economia, ma fatti angosciosi di guerra, crollo di ideologie e di antiche tradizioni  ci spingono a ricercare valori comuni per affrontare il futuro dell’umanità nelle varie dimensioni. La chiusura è morte.
Bello, anche se poco conosciuto è il documento del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace (2011) per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale. La realizzazione è compito delle generazioni presenti, cioè di tutti noi.
Sono necessarie e urgenti politiche vincolanti alla realizzazione del bene comune a livello locale e mondiale. È questa un’indicazione forte che stimola la maturazione delle coscienze e aiuta la consapevolezza delle crescenti responsabilità. Le nuove tecnologie di comunicazione, nella misura in cui sono ricche di umanità, rappresentano un’occasione unica per abbattere distanze e creare aggregazioni.
Per chi ha avuto la gioia dell’incontro con Gesù, fratello, crocifisso e risorto, lo Spirito di Pentecoste è un lancio verso tutta l’umanità. Nutrito dal Suo pane, egli è chiamato ad uscire da un mondo chiuso e ad accogliere la compagnia di coloro che condividono il pane con lui, ad essere “inzuppato” di Cristo e a diventare insieme pane spezzato per tutti. È questo il motivo più forte della nostra speranza. L’onda di grazia che scaturisce dal Pane spezzato e dal Sangue versato continua ad inondare tutta l’umanità. Dio è signore della vita e della storia. Allora: “Avanti… il prossimo”!