Omelia della XXIV Domenica del Tempo Ordinario

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Borgo Maggiore (RSM), 13 settembre 2015

Is 50,5-9
Sal 114
Giac 2,14-18
Mc 8,27-35

La vostra parrocchia oggi festeggia san Giovanni Bosco. Nel preparare il commento al Vangelo mi sono messo nei suoi panni: come aggancerebbe l’attenzione dei presenti? Credo partirebbe dall’esperienza per condurre tutti, giovani e adulti, ad un rapporto sempre più personale con Gesù. Ci provo.
M’è capitato di sfiorare una coppia in un momento di alta tensione. Ad un certo punto, tra i due, è partita, come una schioppettata, una domanda: «Ma allora… chi sono io per te?». Ammetto che questa esperienza ha condizionato la mia meditazione su questo passo del Vangelo.
Con Gesù, solitamente, ho un rapporto confidenziale. Ma improvvisamente è sceso nell’anima un velo di imbarazzante soggezione. Mi sono sentito messo alle corde nuovamente da lui: «Chi sono io per te?».
Come interpretare la domanda? Minaccia? Protesta? Denuncia di un rapporto troppo abitudinario? Richiesta di un serio esame di coscienza? Ho trovato verità in ciascuna di queste possibili interpretazioni. Poi ho riletto con più umiltà. Dal contesto ho realizzato che Gesù non si accontenta delle frasi fatte o dei “si dice”. Figuriamoci poi dei sondaggi d’opinione! Che cosa dice la gente di me? Gesù pone, in realtà, una domanda molto personale che fa vivere la fede scuotendola dal suo torpore, una domanda che risveglia l’amore: Ma voi chi dite che io sia? Come se dicesse: «Io sono importante per te?». Constato e rispondo a mia volta: «Allora anch’io conto per te, Signore!».
Torno alla domanda di Gesù. Una domanda – ha scritto un commentatore – da custodire e da amare, perché il Signore (è una costante nei Vangeli) educa alla fede attraverso domande: tu, con il tuo cuore, la tua storia, il tuo peccato e la tua gioia, tu cosa dici di Gesù? (Faccio notare come Gesù risponde a chi gli chiede quale sia il comandamento più importante: ama – dice – con tutto il tuo cuore, con tutte le tue forze, etc., dove l’enfasi è sul possessivo “tuo”, “tue”, etc.). Mi passano davanti i volti di Zaccheo, Nicodemo, Maria di Magdala, del discepolo sordomuto, i volti dei Dodici…. Talvolta aiuto i partecipanti alla messa – soprattutto se ragazzi – nel fare il ringraziamento dopo la Comunione: suggerisco parole che chiamo la preghiera del nome. Consiste nell’immaginare che Gesù mi chiami personalmente per nome; qualche minuto dopo, immaginare che io chiami Gesù per nome. La Bibbia è piena dei nomi del Signore: pastore, sorgente, acqua viva, luce, via, verità, fuoco, amante, amico… La teologia ne ha esplorati tanti altri; meno metaforici e più astratti. Ma Gesù è curioso di sapere come io lo chiamo, adesso e quale sia il nome che viene dal profondo del mio vivere e del mio cercare.