Omelia Giornata della vita consacrata

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Cattedrale di Pennabilli, 2 febbraio 2015

Ml 3,1-4
Sal 23
Lc 2,22-40

Lumen Gentium dunc sit Christus! (LG, 1)
1. Oggi è la festa di Gesù, luce delle genti!
La festa della luce, di Cristo luce, di Cristo tutto luce, è festa per tutti! La festa dell’incontro – cioè della Presentazione di Gesù al Tempio – festa della comunione con la luce, delle nozze, della sponsalità con la luce, è per tutti! La festa della Pasqua, della Passione e della Risurrezione per la quale e nella quale si diventa luce, è per tutti! Anche la festa della radicalità del Vangelo, dei suoi consigli e della loro realizzazione sulla terra, è per tutti!
I religiosi e le religiose continuano, in qualche modo, la missione incominciata da Anna e Simeone. Essi hanno visto la salvezza e hanno avuto la vocazione ad annunciarla. Sono stati chiamati dal Signore e sono stati consacrati dal Signore per svelare la vita che ci aspetta dopo questa vita. Sono stati chiamati e consacrati ad operare nella Chiesa, con una vita improntata alla vita futura, quella del Regno.
Un grazie a loro per il lavoro che compiono accanto a noi e che compiono per noi e per tutti gli uomini. E, col grazie, una preghiera, perché siano quello che devono essere: segno, anzitutto, del Regno.

2.Nella storia del cristianesimo la vita consacrata ha sempre avuto un ruolo unico e indispensabile. Lo Spirito Santo ha suscitato lungo i secoli uomini e donne sempre nuovi che vivessero in modo originale lo spirito del Vangelo e imitassero Gesù Cristo in qualche aspetto particolare della sua vita, anche come risposta ai problemi di un preciso momento storico.
Con il Concilio Vaticano II non solo si sono rinnovate le antiche famiglie religiose, ma lo Spirito Santo, che fa ringiovanire la Chiesa, ha suscitato tante forme nuove. Conosciamo tutti Benedetto, Francesco, Domenico, Teresa d’Avila, ecc., ma anche San Giovanni Bosco, la Beata M. Elisabetta Renzi, la Beata M. Maddalena dell’Incarnazione e, più vicini a noi, Madre Teresa di Calcutta, i Servi di Dio Luisa Piccarreta, don Oreste Benzi, don Giussani, Chiara Lubich, per citarne solo alcuni.
In un momento delicato e bello della vita della Chiesa come quello che stiamo vivendo, torna alla ribalta, con tutta la sua attualità e profezia, la vita consacrata.

3.Una precisazione: di per sé non ci si consacra al Signore, ma è il Signore che consacra il chiamato. Consacrazione pertanto è da intendersi come l’atto col quale il Signore riserva per sé, in vista dei suoi disegni, una persona (o un gruppo), stabilendola in una relazione nuova con lui. Cristo (parola greca che significa consacrato con l’unzione) è il consacrato per eccellenza: colui che il Padre ha consacrato e mandato (Gv 10,36) per noi.
La Chiesa è il popolo consacrato, famiglia di Dio in Cristo e ogni suo membro diventa, col Battesimo, Figlio di Dio, fratello di Cristo, dimora dello Spirito Santo. Consacrazione è sì la parola che connota la vita dei religiosi, ma prima ancora è parola che riguarda tutti i battezzati: designa la comune vocazione alla santità e alla missione. Per questo, oggi vogliamo mettere in rilievo il battistero da dove, come una sorgente, scaturiscono un fiume e i suoi ruscelli che rallegrano la città di Dio (Sal 45,5). Altra precisazione: è necessario correggere idee inesatte e superare pregiudizi che riducono la vocazione religiosa ai servizi che la esprimono, senza coglierne l’essere. I religiosi aiutano e servono la diocesi, prima di tutto, col vivere pienamente il loro carisma, facendolo conoscere e partecipandone i frutti. La fedeltà alla loro identità non li distoglie dalla partecipazione alla vita della Chiesa locale. Essi non sono presenti in diocesi a motivo di una supplenza, ma per essere vitalmente inseriti nella vita e nella missione della nostra Chiesa di cui sono parte integrante. Essi si pongono non accanto, ma dentro la comunità diocesana. Con la loro presenza, con i loro carismi e competenze, animano ambiti particolari e specializzati della pastorale, ad esempio la predicazione, la cura degli infermi e dei piccoli, l’animazione spirituale, l’istruzione e la cultura, l’accoglienza dei poveri, la promozione della donna…
Normalmente i religiosi vivono in comunità. Con la vita comune e l’impegno nella carità fraterna costituiscono una forte provocazione e una consolazione per i nostri gruppi e le nostre comunità.
I monasteri di clausura poi, sono un segno di speciale predilezione del Signore per la nostra terra: ci ricordano il primato della fede sulle opere, della contemplazione sull’efficientismo. I monasteri e le case dei consacrati diventino per tutti case di preghiera, luoghi di formazione e direzione spirituale, fari di spiritualità, non in concorrenza con le parrocchie – non oso immaginare in antagonismo – ma a servizio di tutti.
La Vergine Maria che ha portato Gesù al tempio per offrirlo al Padre presenti tutti noi, piccoli e grandi, laici, presbiteri e diaconi, consacrati e sposi al Signore. Sorregga le braccia del vescovo che, come quelle di Simeone, accolgono l’offerta.
Concludo con le parole di una splendida antifona. Adorna il tuo talamo, o Sion, e accogli Cristo il re: abbraccia Maria, che è la porta celeste: essa infatti sorregge il re di gloria della nuova luce. Sta ritta la Vergine portando con le mani il Figlio generato prima dell’aurora. Simeone accogliendolo nelle sue braccia annuncia ai popoli che è il Signore della vita e della morte, il Salvatore del mondo.