Omelia II Domenica del Tempo Ordinario

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

San Giovanni Sotto Le Penne, 17 gennaio 2016
Is 62,1-5
Sal 95
1Cor 12,4-11
Gv 2,1-11
Perdonate il candore: che ci fa Gesù ad una festa di nozze? Schiavi e lebbrosi gridavano la loro disperazione e, prima, generazioni e generazioni di oranti avevano implorato che il Cielo si aprisse in loro soccorso, e Gesù non comincia da loro ma da una festa di nozze!
A Cana compie il primo dei suoi miracoli. Cambia acqua in vino: la potenza taumaturgica del Messia “sprecata” per uno scopo così modesto, quasi un numero da giocoliere… Forse per cavar fuori due sposini da una situazione imbarazzante? Tutto qui? Il Vangelo fa capire che c’è sotto qualcosa di importante e carico di mistero, ben al di là d’un episodio di cronaca paesana! Sì, c’è acqua cambiata in vino, ma in filigrana, c’è l’annuncio di un vino che prelude al tempo del Messia e, più delicatamente, si allude ad un vino che si cambierà in sangue, sarà nell’ultima cena. Il contesto nuziale del racconto è essenziale: dalle nozze di Cana alle nozze sul Golgota, nozze di un Dio che ci sposa e prende in dote quel che è più nostro, la debolezza e il dolore. Non fa sparire magicamente debolezza e dolore, ma se ne fa carico e li porta insieme a noi.
Il racconto di Cana sorprende: è un matrimonio in cui viene a mancare il vino (metafora di quel che succede talvolta nella nostra vita). La traduzione del testo in uso fino a qualche tempo fa – forse per attenuare l’incongruenza – recitava: Non hanno più vino (sottinteso: il vino è finito). In realtà la madre di Gesù dice: Non hanno vino. L’evangelista poi, parla di un’acqua che di per sé aveva tutt’altra destinazione, era nelle sei anfore per le abluzioni rituali; simbolo, in oltre, di sovrabbondanza (colme sino all’orlo, capaci di centoventi litri!) e, alla fine, simbolo di un vino migliore!
Un sogno? No; è chiesto di comprendere, attraverso questi simboli e paradossi, la manifestazione di Dio in Gesù lo sposo e di credere in lui come hanno fatto i primi discepoli. “Gesù disse: riempite d’acqua le giare. E le riempirono fino all’orlo”. Che cosa possiamo portare al Signore? Solo acqua, nient’altro che acqua. Abbiamo un amore, forse povero, o senza luce, ma non importa: mettiamolo davanti al Signore.
Le nozze di Cana dicono che l’amore umano è luogo di miracoli. Chissà quali prodigi saprà compiere il Signore nel nostro quotidiano vivere e con quale alchimia renderà dolci i passaggi amari della nostra vita? Dio ha a cuore la felicità dei suoi figli prima ancora della loro fedeltà: infatti nulla hanno fatto gli sposi per meritare il miracolo, ma Gesù è intervenuto. Stupefacente: col suggerimento di sua madre ad attirare il sguardo di Gesù è il loro essere senza vino, cioè la loro povertà!