Omelia Mercoledì delle Ceneri

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Cattedrale di Pennabilli, 10 febbraio 2016
 
Gl 2,12-18
Sal 50
2Cor 5,20-6,2
Mt 6,1-6.16-18

In questo anno speciale, Anno Santo, Giubileo della Misericordia, la Chiesa, a nome di Cristo, torna ad invitarci alla conversione.
Abbiamo sentito riecheggiare parole forti della Sacra Scrittura:
«Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12-18);
«Con l’elemosina, il digiuno, la preghiera» (cfr. Mt 6,2-4.5.16-18);
«Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20).
Tra poco, durante l’imposizione delle Ceneri, ritornano i motivi e la finalità della conversione:
«Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai» (Gen 3,19).
«Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15).
Ma perché? Ci chiediamo. Perché l’incessante, il martellante ritornello alla conversione? Perché?
Le motivazioni di fondo fanno capo al mistero di Cristo e al mistero dell’uomo.
Il mistero di Cristo, nella sublimità della sua vetta e nella profondità del suo abisso, è inesauribile; impossibile da prosciugare, eccedenza di luce, di amore, di santità… il Vangelo!
Il mistero dell’uomo (che pure solo in Cristo trova il suo compimento) è di natura tale da rinchiudersi sempre in se stesso e da ricadere nelle proprie oscurità; inquieto e, tuttavia, bisognoso di essere liberato da sé e risollevato dalla stanchezza, dal torpore, dalla mediocrità, dal suo peccato. Polvere!
C’è bisogno di fare Pasqua, ossia di fare il passaggio ad una vita nuova.
Guardandoci attorno – lontano e vicino – constatiamo drammi, tragedie, indifferenza, incomprensioni, ostilità, delinquenze e corruzioni che si potevano ritenere scomparsi dalla scena della nostra società.
Come uomini – non possiamo farci estranei a quanto accade ai nostri simili – portiamo anche noi la responsabilità di quanto andiamo scoprendo giorno per giorno in questo nostro mondo.
Non possiamo offrirci alla penitenza in favore degli altri presumendo di essere personalmente innocenti. Né vale la scusa di ignorare quanto accade perché attenti ai nostri interessi… e così diventiamo complici.
Se la questione morale è la prima e sta a monte di ogni vera riforma, se è una e indivisibile, tutti siamo coinvolti; nessuno è senza peccato (peccati personali e comunitari) e tutti abbiamo da pentirci e da convertirci. La sete del denaro, la ricerca dei propri interessi, la mentalità mondana non sono penetrati anche nella nostra coscienza e nella nostra condotta?
In questi casi la conversione e la penitenza è quanto fa per noi.
C’è una solidarietà nel bene a cui occorre richiamarci; ma c’è una solidarietà anche nel male. Il peccato di uno è a svantaggio di tutti, depaupera tutto il corpo, lo corrompe, innestandovi germi di morte.
Invece, la conversione di uno genera benessere e avvia processi di salvezza per tutti. Un’anima che si eleva, eleva il mondo!
Convertiamoci e lasciamoci convertire. «Ecco il tempo favorevole! Ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 6,2).
Come canta il Salmo raggiungeremo «la sincerità del cuore», ricreato da Dio. Ci verrà creato «un cuore puro», «uno spirito saldo». «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu o Dio, non disprezzi» (Sal 50,8-20).
Il pressante invito alla conversione, che risuona in questo giorno, parte dal grido del profeta Gioele che personalizza e umanizza la conversione: «Ritornate a me» – a me! – «con tutto il cuore» – con tutto il cuore! Un rapporto personale, nuovo, tra lui e noi.
Al termine del cammino pasquale ritorneremo a sentire il profeta Gioele che ci farà constatare il risultato della nostra collaborazione alla iniziativa di Dio: «Effonderò il mio spirito sopra ogni uomo… i vostri figli e le vostre figlie avranno visioni, i vostri anziani sogni» (Gl 3,1-2).
Per il frutto della conversione quaresimale, il dono pasquale dello Spirito opererà una nuova creazione nella nostra società, e «rinnoverà la faccia della terra» (cfr. Sal 103,30).
Allora: «Ritornate a lui con tutto il cuore»! Così sia.