Omelia nella II domenica di Avvento

Mercatale, 9 dicembre 2018

Chiusura della Visita Pastorale a Mercatale

Bar 5,1-9
Sal 125
Fil 1,4-6.8-11
Lc 3,1-6

(da registrazione)

Un tempo l’incipit di questo brano evangelico mi pareva deludente. Un inizio così solenne, così circostanziato da un punto di vista storico, mi sembrava più adatto per introdurre il racconto della nascita del Redentore. «Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea… » (Lc 3,1). Questa lunga e solenne introduzione mi sembrava più pertinente se riferita al Messia, al Signore che viene. Ma mi sbagliavo. In realtà questo inizio solenne introduce un evento straordinario: «La Parola di Dio scende su Giovanni» (Lc 3,2). La parola che scende su Giovanni è Parola di Dio: è Dio che parla, che non lascia sprovvisto l’uomo dell’indirizzo di vita che gli è necessario. Ed è una Parola creatrice, come un giorno la Parola che disse e tutte le cose furono fatte (cfr. Gn 1,1-5).
Cari fratelli e sorelle di Mercatale, la Parola continua a scendere con abbondanza su ciascuno di voi e «come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza aver fecondato la terra» (Is 55,10), così è di questa parola che opera in voi che credete. Questo è stato anche il tema dell’assemblea parrocchiale di ieri sera:

  1. Ascoltare, custodire, vivere la Parola;
  2. Credere alla Parola, accettare la sfida, non indietreggiare di fronte alle sue proposte.

Non lasciate il Sacro Libro nello scaffale della biblioteca o in fondo ad un cassetto. Mettetelo in vista nella vostra casa, su una credenza o su un mobile dignitoso, con un fiore accanto. Quella Parola faccia luce sui vostri passi.
Però la Parola è anche da studiare, da studiare insieme. La parrocchia – me ne sono reso conto abitando con voi una settimana intera – offre svariate opportunità. Anzitutto, la più importante, all’interno della Santa Messa, dove viene servita la duplice mensa: la mensa della Parola e la mensa del Pane eucaristico. Poi ci sono diversi momenti formativi: per l’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, per i giovani, soprattutto per gli animatori dell’oratorio che ho avuto la fortuna di incontrare già il primo giorno (un incontro molto bello). Chiedo a voi animatori dell’oratorio: abbiate cura della vostra formazione personale. Sarebbe bello se teneste i contatti con l’Azione Cattolica Diocesana, soprattutto col settore giovani. È importante avere a cuore anche la formazione degli adulti e dei genitori alle prese con l’emergenza educativa. È stato molto utile l’incontro con i genitori, che hanno fatto un momento di lavoro di gruppo, proprio come voi ragazzi. Un gruppo ha scritto una lettera ad un ipotetico figlio, un altro ha raccolto appunti per un “Manuale del perfetto diseducatore”, facendo un po’ di autocritica; un altro gruppo ha scritto il decalogo dell’educatore. Sono emersi spunti molto interessanti, sicuramente da riprendere.
La Parola di Dio scende su ciascuno anche nella celebrazione dei Sacramenti. Penso, in questo momento, al sacramento della Confessione. La Parola di Dio ci offre uno sfondo sul quale distendere la Confessione, uno sfondo di speranza, di amore, di misericordia del Signore. La Parola di Dio ci dice di non temere e ci dà una griglia per fare la revisione di vita o esame di coscienza.
C’è, infine, la lettura attenta, meditativa della Parola. Il fruscio delle pagine della Sacra Scrittura che si sfogliano, richiama il fruscio di Dio che cammina nel giardino per incontrare Adamo (cfr. Gn 3,8).
Ecco, il Signore viene: siamo in Avvento. Diciamogli: «Parla Signore, il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,9). Ecco lo stile col quale andare incontro alla “Parola fatta carne”. Gesù Risorto cammina in mezzo a noi. Quando ascoltiamo insieme la sua Parola il nostro cuore arde: proviamo anche noi l’emozione dei discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,32). Però bisogna ripetere dentro di noi: «Signore, sei tu che mi parli». Impegniamo tutta la nostra fede nel dirlo.
Qualche volta può accadere di pensare che la nostra condizione di cristiani del terzo millennio sia di svantaggio rispetto a quella dei primi discepoli del Signore. Loro hanno visto il Risorto, lo hanno toccato; Tommaso ha addirittura messo il dito nelle sue piaghe. Nei racconti pasquali c’è un dato ricorrente. I discepoli, ogni volta che incontrano Gesù Risorto, non lo riconoscono. Così è accaduto a Maria di Magdala: «Sei tu che hai portato via il Signore? Dimmi dove l’hai nascosto» (cfr. Gv 20,15). E non si rendeva conto che stava parlando con lui! Allo stesso modo, i discepoli di Emmaus hanno fatto chilometri in compagnia di un personaggio misterioso che chiede: «Perché siete tristi?». E loro: «Solo tu non sai quello che è capitato a Gerusalemme… » (cfr. Lc 24,17-18). Così per i pescatori sul lago. Hanno visto uno che aveva acceso un fuoco e gli diceva: «Andate, prendete il largo… ». «Ma abbiamo già pescato tutta la notte». «Andate, gettate la rete dall’altra parte della barca» (cfr. Gv 21,4-5).
Sarà la parola pronunciata da Gesù ad aprire i loro occhi. Gesù chiama Maria per nome. «Maestro, sei tu?», risponde lei. E in quel momento lo riconosce. Così accade ai discepoli di Emmaus. Quando entrano alla locanda mettono a fuoco: «Era Gesù che camminava con noi, che ci spiegava le Scritture!». E infine, anche i pescatori sul lago, l’hanno riconosciuto tirando su la rete piena di pesci: «È il Signore!».
Non è così diverso il nostro punto di partenza. Anche noi riconosciamo il Risorto, Gesù, quando ascoltiamo e viviamo la sua Parola.
«Andiamo incontro al Signore!», canta il coro. Ringrazio il coro per il servizio che svolge per la comunità, per il suo aiuto alla preghiera. Di tante voci, fa una voce sola, un canto solo. Il coro sostiene l’assemblea ma non la sostituisce. Dialoga con l’assemblea.
La Parola di Gesù vissuta creerà nell’intera comunità di Mercatale un sociale cristiano. La nostra società ha tanto bisogno di questo. E ognuno di noi, nel paese, in fabbrica, nelle istituzioni, nei centri commerciali, ecc. porta il suo pizzico di sale: «Voi siete il sale della terra» (Mt 5,13), dice Gesù. È un compito che ci mette un po’ di soggezione. Non guardiamo noi stessi, ma quello che il Signore farà.
Sono stato in tutti questi luoghi, fabbriche, istituzioni, scuole, centri commerciali, poste, ecc. e devo ringraziare per l’accoglienza sempre gioiosa. Il mio passaggio voleva essere un segno di cortesia, di considerazione, di stima, anche di incoraggiamento.
Oltre ai momenti bellissimi vissuti in parrocchia, ci sono stati gli incontri con gli anziani e gli ammalati. Ho visto le loro sofferenze e le loro preghiere. Quanto amano… e quanto sono amati: ho visto tanto affetto attorno a loro.
Poi applaudo a tutte le associazioni culturali, di volontariato, sportive, ecc. E che dire della banda musicale? Tenetela viva!
Avete delle sfide pratiche da affrontare con l’aiuto del Consiglio Pastorale e degli Affari Economici; prima fra tutte il superamento del distacco tra il centro storico e il nuovo quartiere residenziale: Mercatale è un paese unico! Poi, l’integrazione con i neocomunitari (non gli extracomunitari: cambiamo parola!). Ci sono tante possibilità di incontro. E infine, il favorire l’unità pastorale con le parrocchie vicine: occorre aver pazienza con gli orari; anche se le parrocchie attorno sono piccole (ricordate l’episodio di Giuseppe…), sono comunità che hanno tanta storia di fede: pensatevi come un’unica “base missionaria”.
Concludo parafrasando il Vangelo: «Nell’anno 2018, essendo Sommo Pontefice Papa Francesco e presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sotto il ministero pastorale di don Alessandro Santini, la Parola di Dio è scesa su Mercatale». Evviva!