Omelia nella S. Messa in Coena Domini

Pennabilli (RN), Cattedrale, 14 aprile 2022

Es 12,1-8.11-14
Sal 115
1Cor 11,23-26
Gv 13,1-15

Con la presenza dei bambini della Prima Comunione

1.
L’altare è il luogo dove Gesù rinnova quello che ha fatto durante l’Ultima Cena.
Nella mitologia antica erano state inventate storie di divinità potenti e capricciose, una storia più fantasiosa dell’altra, ma non è mai venuto in mente che un Dio si facesse pane, come poi farà Gesù, Figlio di Dio, nostro amico e fratello, che, volendo restare sempre accanto a noi, venisse addirittura dentro di noi, facendosi pane per essere mangiato. Una cosa inaudita! Una cosa che non può che suscitare ammirazione e stupore.

2.
L’amore ha questa caratteristica: vuole essere riamato, suscita reciprocità. Nell’amore c’è un andare e un venire, un donare e un ricevere. Gesù ha un amore verso di noi che è avido e liberale, due aggettivi che di solito non si usano (sembrano quasi un’offesa al Signore). Avido, perché è un amore che vuole tutto. Liberale, perché non forza, non obbliga, non costringe. Gesù dona tutto ciò che ha, tutto ciò che è, e vuole da noi tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo.

3.
Quando i cristiani mangiano il pane consacrato, che è Gesù, lui entra fino alle midolla delle loro ossa. Più il loro amore lo lascia fare, più possono gustare il suo amore infinito. Gesù ha una fame immensa, insaziabile; sa che siamo poveri, piccoli, ma non gli importa, non ci fa sconti!
Permettete questa immagine: Gesù ci “cuoce suo pane” per lui: ci prende come siamo, non gli fa paura se siamo, a volte, pieni di vizi, colpe, peccati. Siamo “cotti” dal suo amore, perché lui consuma tutto quello che c’è in noi di non puro, di non giusto, di non bello. Prende la nostra vita per trasformarla nella sua, trasfigura la nostra vita piena di vizi nella sua piena di grazia. Chi ama capisce questo linguaggio.
Si è fatto pane per nutrirci di sé, vuol fare di noi un pane per lui: che unità fra noi e Gesù! A volte ci dimentichiamo di questo, ci facciamo l’abitudine; addirittura, ci può capitare di riceve la Comunione sovrappensiero… Ci accompagni sempre la volontà di essere una cosa sola con lui, come lui vuole essere una cosa sola con noi. Dico questo soprattutto a voi, cari ragazzi, che fra un mese riceverete per la prima volta l’Eucaristia.
Ci sono persone che volano in aereo in Terra Santa – una terra sempre a rischio di conflitti – per andare sui luoghi di Gesù, per prendere un po’ di polvere del santo sepolcro, o l’olio del Golgota, o qualche sasso del lago di Tiberiade, per ricordare i luoghi dove Gesù è vissuto duemila anni fa. Ma nella Messa c’è Gesù in persona!
Nel Cantico dei Cantici, un libro della Bibbia, si racconta di un principe innamorato della sua bella. Una delle canzoni che compongono questo libro comincia con le parole rivolte dalla fidanzata alle guardie della città: «Avete visto l’amore del mio cuore? Ditemi dov’è!» (cfr. Ct 3,3). Parafrasando verrebbe da dire: «A quei tempi non c’era ancora Gesù sulla terra, ora invece, se una creatura che ama Gesù lo va cercando, lo trova sempre nel Santissimo Sacramento dell’Altare».
Insieme a voi faccio questa preghiera: «Amore infinito di Dio, degno di infinito amore! Come ti sei abbassato per trattenerti con noi, per unirti a noi, come ti sei fatto piccolo sotto le specie del pane! Verbo incarnato, sommo nell’umiliazione perché sommo nell’amore. Come posso non amarti con tutte le mie forze sapendo quanto hai fatto per amor mio? Ti amo, antepongo il tuo amore ad ogni altra cosa. Gesù, mio Dio, mio amore, mio tutto. Accendi in me il desiderio di starti vicino, di riceverti dentro di me». Diciamo queste parole a Gesù quando lo riceveremo sacramentalmente o spiritualmente.
Come abbiamo fatto in tutte le Messe, preghiamo per la pace, mettiamoci nei panni dei fratelli che stanno soffrendo così tanto. Quando ci si immedesima nella sofferenza degli altri la preghiera diviene fervorosa. L’amore agli altri ci aiuta a pregare. Così sia.