Omelia nella S.Messa in suffragio di don Luigi Giussani

San Marino Città, chiesa di San Francesco, 22 febbraio 2020

Lv 19,1-2.17-18
Sal 102
1Cor 3,16-23
Mt 5,38-48

Questa sera ci ritroviamo nella memoria di don Giussani. Tanti lo considerano un padre, altri un testimone importante della fede, tutta la Chiesa un dono per questo tempo difficile. E lui, di sé e della sua opera, era stupefatto: «Tutto per me si è svolto nella più assoluta normalità, e solo le cose che accadevano suscitavano stupore, tanto era Dio a operarle facendo di esse la trama di una storia che mi accadeva e mi accade davanti agli occhi». Cristo era il centro di gravità del suo pensiero e del suo cuore. In don Giussani vedo la concretizzazione di questa parola di san Paolo: «Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1Cor 3,22-23). Apparteniamo al Signore… Addirittura, Dio ci propone di fare come fa lui. Come fa? Lo dirò alla fine.
La parola di Gesù: «Ma io vi dico…», ha risuonato nel nostro cuore tutta la settimana. Con questa frase – che rivela un Gesù michelangiolesco – Gesù ci dice: «State certi che dietro a quello che vi propongo sta la mia presenza, la mia forza». Ma: «Sulla tua parola»!
Quando risuona dentro al cuore questa parola pronunciata con autorità si vincono tentazioni, si superano difficoltà, si prendono decisioni, si affrontano cammini. Le parole di Gesù smascherano le nostre meschinità, i nostri adattamenti, la nostra mediocrità. Gesù radicalizza le esigenze della volontà di Dio e a noi non resta che ripetere come Pietro: «Signore, getterò le reti… Accetto i tuoi programmi» (cfr. Lc 5,5). Come a dire: «Lo vuoi tu? Lo voglio anch’io!».
Nella pagina evangelica della scorsa domenica abbiamo meditato le prime quattro “antitesi”; si chiamano “antitesi” perché introdotte da «avete inteso che fu detto… Ma io vi dico…», ma in realtà non sono antitesi: Gesù non smentisce quello che «avete inteso», semplicemente radicalizza, va all’esigenza più profonda di quello che è stato detto. Nella pagina odierna troviamo altre due antitesi – «ma io vi dico…» – che risuoneranno in questi ultimi giorni prima della Quaresima. Gesù pronuncia due antitesi che sono ancora più clamorose, perché riguardano il perdono e l’amore al nemico, presupponendo che ognuno di noi possa avere dei nemici. Le Sacre Scritture alla legge della giungla hanno fatto subentrare la legge del taglione: «Occhio per occhio, dente per dente» (cfr. Es 21,24; Lev 24,20; Deut 19,21). La legge della giungla era quella di Lamec (cfr. Gen 4,24), che vendicherà sette volte tanto chi gli ha fatto del male. La legge del taglione pone dei limiti, appunto: «Occhio per occhio, dente per dente». Ma Gesù contrappone il perdono che esclude totalmente lo spirito di vendetta. Siamo tutti almeno sfiorati da questo sentimento, a volte confuso con la giustizia; ma tante volte dobbiamo ammettere che è la nostra personalità che si è sentita umiliata, schiacciata, non riconosciuta…
Poi Gesù fa tre esemplificazioni: porgere l’altra guancia, dare anche il mantello, percorrere un altro miglio per chi chiede di percorrerne uno. Porgere la guancia non implica un atteggiamento di passività, ma il desiderio di far riflettere l’avversario, di sorprenderlo, di disarmarlo. Anche Gesù non ha gradito la sberla del soldato durante il processo; ha replicato: «Se ho parlato male dimostrami dov’è il male, ma se ho parlato bene perché mi percuoti?» (Gv 18,23). Così per il cedere il mantello. Il creditore era tenuto a restituire il mantello preso in pegno, ma la tunica no. Con questa direttiva Gesù vuole che ogni lite venga appianata. Percorrere due miglia con chi chiede di farne uno con lui. Ricorda il Cireneo, requisito per un servizio pubblico: aiutare il condannato che non ce la fa più a camminare per raggiungere il luogo della crocifissione. Gesù comanda la disponibilità totale. Non so con quali sentimenti il Cireneo abbia portato la croce del Signore, ma chiedo al Signore che ci aiuti ad essere Cireneo, aiutando chi ci sta accanto.
Nell’ultima antitesi troviamo il vertice di questa serie di insegnamenti del Signore: quello sul perdono. Amare il nemico, a prescindere da razza, religione e qualunque altra considerazione. Fare come fa Dio. Come fa Dio? Fa splendere il sole, e comincia dai cattivi: «Fa splendere il suo sole sui cattivi e sui buoni». Apre ogni alba con i suoi raggi. Proponiamoci in questi giorni di essere sole nel nostro ambiente di vita, nella nostra casa, nel quotidiano nel quale siamo impegnati. Così sia.