Omelia nella Solennità del Corpus Domini

San Marino Città (RSM), Basilica del Santo Marino, 16 giugno 2022

Gn 14,18-20
Sal 109
1Cor 11,23-26
Lc 9,11b-17

Eccellenze,
Carissimi,
in questa pagina di Vangelo i discepoli sono letteralmente spiazzati da quello che accade, e noi con loro. La gente è là ad ascoltare Gesù, senza neppure rendersi conto che il giorno ormai tramonta. I Dodici dicono a Gesù: «Congeda la folla». «Date voi stessi loro da mangiare», replica pari pari Gesù. Allora rovistano nei loro tascapani e gli offrono quel poco che hanno. Secondo il racconto di Giovanni, uno degli apostoli soggiunge: «Ma che cos’è questo per tanta gente?» (cfr. Gv 6,9). L’apostolo era Andrea. È davvero sproporzionata la risorsa rispetto alle esigenze del momento: cinque pani e due pesci! Gesù accoglie questo poco, alza gli occhi al cielo, lo benedice, lo spezza e lo restituisce ai discepoli perché lo distribuiscano alla gente.
Dopo la risurrezione, quando questi stessi apostoli saranno riuniti in comunità a Gerusalemme, diventerà loro stile di vita la condivisione dei beni. Allora constateranno con i loro occhi che la condivisione è un miracolo a nostra portata. Se siamo attenti ai bisogni, sia spirituali che materiali, dei nostri fratelli, guardando il Signore Gesù, donatore di ogni bene, la nostra carità sarà veramente utile e necessaria.
Uno dei messaggi che ci viene dalla celebrazione del Corpus Domini e da questa pagina di Vangelo in particolare è una fraternità che ci impegna. Ora siamo come quelli che si trovano a risalire per un’erta piuttosto ripida; per farcela bisogna essere in cordata. «Nessuno si salva da solo!»: molti lo stanno capendo, ma c’è anche chi rimane chiuso nel suo individualismo. Questo vale per il mondo produttivo (proprio ieri sono uscite le statistiche dell’ISTAT sulla povertà in Italia), per l’organizzazione sociale, la scuola, la Chiesa, vale per la nostra Repubblica di San Marino, per tutti noi e per le nostre famiglie. È una sfida veramente dura, ma anche bella come tutte le prove che hanno un orizzonte. E noi abbiamo un orizzonte: siamo qui per questo. Dobbiamo, allora, mantenerlo fisso questo orizzonte, anche se succede di fare fatica. Prendiamo, ad esempio, il conflitto in atto, che tutti preoccupa. Pessima cosa abituarsi all’idea che l’unico modo per risolvere le questioni sia quello della violenza, con armi e altri mezzi di questo tipo. Purtroppo, c’è una logica diabolica… È una menzogna che la guerra sia lo strumento per la risoluzione dei conflitti. Lo affermano i principi, le istituzioni del nostro Paese – San Marino –, lo afferma anche la Costituzione della vicina Italia, che «ripudia la guerra per risolvere le questioni internazionali». Questo vuol dire non rassegnarsi all’idea che i più potenti abbiano ragione, significa pensare che c’è un altro modo per resistere. I cristiani lo sanno da sempre. Eppure… quando si fa la guerra in Europa, quando si muore di fame in Africa, nel vicino Oriente, si dice – di fatto – che la morte è inevitabilmente la soluzione. Allora si decide anche di non far nascere i bambini con l’aborto. Santa Teresa di Calcutta ci ha spiegato il legame strettissimo che c’è in tutte le ideologie di morte. La mia è una esile voce, ma è resa forte, sicura, persuasiva, insieme a quella di tanti altri, che contestano queste logiche di morte, con argomenti di ragione e con argomenti di fede.
La proposta costruttiva è ancora quella che ci viene da questo Pane di Vita, Corpus Domini. L’attenzione ai più piccoli, ai più poveri, ai più deboli è una priorità. L’accoglienza e l’assicurazione di un posto per tutti attorno alla mensa, un imperativo. Il Vangelo insiste nell’osservare che la distribuzione del pane, allora, fu a favore di tutti. Non ci possono essere disuguaglianze e disunità alla tavola del Signore. Impossibile defilarsi dalle responsabilità col pretesto che non si può rimediare a tutta la miseria che c’è nel mondo. «Date loro voi stessi da mangiare»… Affida anche a me, a ciascuno di voi, attraverso la Fractio Panis sacramentale, questo impegno, questa distribuzione. Nel testo parallelo di Marco Gesù domanda: «Quanti pani avete? Andate a vedere» (Mc 6,38). Nel nostro servizio non pensiamo d’aver fatto abbastanza: che Gesù Cristo ci usi misericordia! E nel nostro impegno non pensiamo d’aver faticato invano. Il Signore sa la sincerità del nostro proposito.