Omelia nella Solennità dell’Ascensione

San Marino Città (RSM), chiesa di San Francesco, 24 maggio 2020

At 1,1-11
Sal 46
Ef 1,17-23
Mt 28,16-20

«Il Signore illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati e quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi» (Ef 1,18). Siamo qui per spalancare occhi e cuore a questa speranza. In questi giorni abbiamo particolarmente bisogno di speranza; speranza di raggiungere il nostro capo, Gesù. Quando si dice “capo” si intende la testa del corpo di cui tutti noi siamo le membra. Noi formiamo con Gesù un solo corpo. Nella realtà soprannaturale siamo già collocati in Gesù. Pensate a quale bellezza siamo chiamati: per questa “osiamo la speranza”!
Oggi la Chiesa è tutta proiettata verso quello che è il suo destino. Nello stesso tempo l’Ascensione è una “solennità” che ci responsabilizza; Gesù dice: «Andate in tutto il mondo, annunciate a tutti il Vangelo, insegnate, battezzate. Tuffate, immergete – questo significa battezzare – tutte le creature nella Trinità Santa: Padre, Figlio e Spirito Santo». Dobbiamo diffondere questo annuncio: è un atto di amicizia verso tutti. Non è indottrinamento, tantomeno proselitismo. A Parma, nella sede dei Missionari saveriani, è stata collocata in cima all’istituto di quattro piani una statua di Gesù che con la mano destra alzata indica: «Andate in tutto il mondo».
Gesù – l’abbiamo letto qualche domenica fa – invita le donne a raggiungere gli apostoli: «Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno» (Mt 28,10). Proprio là da dove erano partiti. Sul monte Gesù si trova di fronte ai suoi apostoli e ad un gruppo di donne. Da un certo punto di vista, non si può negare che il bilancio di quello che è stato il suo ministero sia abbastanza deficitario. Undici uomini, timorosi, perplessi. Gesù, però, ha una garanzia: sa che lo amano. Non hanno capito molto di lui, ma sono venuti tutti: hanno risposto all’appello. Gesù si rende conto della loro fragilità, ma non si mette a spiegare e a rispiegare… Dice l’evangelista: «Dubitavano». Del resto, che cos’è la fede se non un dubbio risolto? Gesù affida loro la realtà preziosissima che è il Vangelo, l’annuncio del Verbo che si è incarnato sulla terra. Il Vangelo è il concentrato del progetto di Dio su tutta l’umanità. Il Vangelo è il mistero pasquale: Gesù morto e risorto. Questo annuncio dev’essere esteso a tutti e Gesù lo consegna a questo drappello di uomini e a questo gruppo di donne. Avrebbe potuto scegliere ben altri strumenti, eppure ha scelto loro, perché sa che può contare sul loro amore. Il Vangelo, poi, ha una forza propria, una luce che brilla oltre il candelabro su cui è accesa. Post eventum diciamo che Gesù ha riposto bene la sua fiducia in loro. Questa è la logica di Gesù, logica del lievito che fermenta tutta la pasta, logica del granello di sale che dà sapore. Poi Gesù dice: «Ogni potere mi è stato dato». Durante le tentazioni Satana aveva detto a Gesù: «Se tu prostrato mi adorerai, tutto sarà tuo» (cfr. Mt 4,9). Gesù si sottrasse a questo invito al potere umano. Nel mistero pasquale, sul monte dell’Ascensione, il Padre gli dà ogni potere… Un potere che non è di questo mondo (cfr. Gv 18,36), ma è un potere vero. Gesù dice: «Dunque, andate», come dire: «Tutto è già pervaso dalla mia potenza, tutto è avvolto dall’amore incommensurabile di Dio. Andate, senza paura». «Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra: andate, dunque…». Vorrei che quel «dunque» si imprimesse nella nostra memoria per dare coraggio alla nostra testimonianza. Gesù pronuncia poi le parole che chiudono il primo Vangelo ma che non sono congedo: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo». Abbiamo iniziato sottolineando l’audacia che ci infonde la speranza, adesso abbiamo un motivo in più per osare: Gesù è sempre con noi. Del resto, tutto il Vangelo di Matteo è attraversato da questa rassicurazione a partire dal nome che viene dato a Gesù, suggerito dall’angelo a Giuseppe: «Sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi». Poi, al centro del Vangelo, Gesù dice: «Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). Nella conclusione del Vangelo: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20). L’Emmanuele ha lasciato segni della sua presenza. Un grande maestro della Chiesa, papa Leone Magno, nella sua Omelia dell’Ascensione precisa così: «Tutto ciò che fu visibile del nostro Redentore è passato nei segni sacramentali». Grazie, Signore, per la speranza che metti nei nostri cuori. Ci hai scelti, ci hai inviati e sei sempre con noi.