Omelia nella Solennità dell’Immacolata Concezione

Pennabilli (RN), 8 dicembre 2021

Gen 3,9-15.20
Sal 97
Ef 1,3-6.11-12
Lc 1,26-38

Si dice: «De Maria nunquam satis (di Maria non si dice mai abbastanza)». È una frase di san Bernardo. Eppure, candidamente confesso che, nell’accingermi a preparare la meditazione di questo giorno dell’Immacolata, mi è venuto il timore della ripetizione. Poi, mi sono posto attentamente in ascolto della Parola di Dio, come si deve fare nei casi in cui l’anima è opaca e tiepida. Meditando la Parola di Dio ecco una sorpresa: la Parola di Dio oggi mette a confronto due donne, Eva e Maria; di Eva si parla nella Prima Lettura, di Maria nel Vangelo. Propongo anche a voi una lettura sinottica dei due testi. Una lettura rimanda all’altra e il cuore non resta estraneo a questo confronto. Eva dice di sé: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Adamo dirà: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Eva ha ascoltato chi metteva nel suo cuore il sospetto terribile che Dio fosse nemico, rivale dell’uomo. Ha ascoltato e obbedito alla parola del serpente traditore. La sua disobbedienza al Signore ha trascinato nella maledizione divina non solo se stessa, ma anche l’uomo al quale era stata data come aiuto simile a lui e in lui ha trascinato tutta la discendenza umana. La sua scelta – perché di scelta si trattò – ha distrutto l’interiore bellezza e bontà di tutta la creazione. È opportuno questo sguardo allargato su tutta la creazione, sottoposta alla corruzione del peccato. San Paolo dirà che la creazione grida perché sottoposta a questa caducità (cfr. Rom 8, 19). Ce ne ha parlato anche papa Francesco nell’enciclica Laudato si’.
La ricostruzione di tutta la creazione riparte ancora da una donna, dalla scelta e decisione di una donna, Maria di Nazaret. In senso uguale e contrario Maria, nuova Eva, ascoltando la parola dell’Angelo che le parla, obbedendo a quella parola, credendo pienamente al Signore, procura una benedizione per se stessa: «Benedetta tu fra le donne», le dirà Elisabetta; per il nuovo e vero Adamo, Gesù, di cui è madre si dirà: «Benedetto il frutto del tuo grembo»; e poi per tutta la discendenza dei figli che nasceranno a Dio ed anche per il mondo stesso che verrà redento. La sua scelta di fede: «Avvenga in me secondo la tua parola» ricostruisce l’interiore bellezza e bontà di tutta la creazione. In lei la grazia, la benedizione, vengono di nuovo ad abitare fra noi. Nella sua fede la caduta in cui il mondo era precipitato a causa di Eva è superata, è vinta dalla redenzione resa possibile dal suo “sì”.
La pagina del Vangelo di Luca ci suggerisce che questa obbedienza di Maria è di una straordinaria profondità. Nel dialogo con l’Angelo Maria ha avvertito la presenza e la potenza dello Spirito Santo; forse non sapeva nulla di lui, non era ancora stato liberato pienamente e già sentiva questa presenza e il mistero di Dio che chiedeva di entrare nella sua vita, di prendere possesso della sua persona, interamente. «Lo Spirito scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo».
Anche Eva, per tornare al parallelo, ha sentito la presenza di Dio e la potenza del mistero di Dio vicino a sé, venuto per dialogare nell’anima e nell’amore con lei. Dirà Adamo, parlando anche a nome di Eva: «Ho udito il tuo passo nel giardino». Maria però non si è ritirata, non si è nascosta, non ha avuto paura. Ha risposto dicendo: «Sono l’ancella del Signore», regalando a lui tutta la sua persona, santificata fin dal suo concepimento. Eva, invece, si è nascosta dalla presenza di Dio. Ha avuto paura e ha rifiutato il suo “sì” al Signore. In Maria, mediante l’eccomi, il progetto di Dio di cui parla san Paolo nella Seconda Lettura diventa possibile, può realizzarsi. Comincia la storia della salvezza. Poiché Maria ha accolto la Parola e ha detto il suo “sì”, diviene in senso vero e proprio la madre dei viventi in Cristo.
Consideriamo nel “sì” di Maria anche il nostro “sì” che rinnoviamo adesso insieme, anche a nome di tanti famigliari e amici che non sono qui presenti. Ridiciamo il “sì” di Maria che permette a Dio di farsi presente e fa di noi strumenti della sua grazia, missionari. È il tema della Diocesi per questo biennio. Essere missionari non è tanto fare attività missionarie, ma è una modalità del nostro essere che, per la forza della grazia, produce frutti e frutti. Un “sì”, quello di Maria, che la porta a lodare con sorpresa quanto Dio ha fatto di grande in lei: «L’anima mia magnifica il Signore». Fatte le debite proporzioni tutto questo è vero anche per noi. Ogni “sì” a Dio, alla sua Parola, ogni “sì” che pronunciamo per amore del fratello porta Dio e porta la sua gioia in noi e negli altri. Anche noi oggi ripetiamo – e dobbiamo farlo sempre – il Magnificat di Maria: «L’anima mia magnifica il Signore, ha fatto in me cose grandi, lui che è potente».