Omelia nella Solennità di Cristo Re dell’Universo

Borgo Maggiore, 26 novembre 2017

(nella Visita pastorale a Borgo Maggiore)

Ez 34,11-12.15-17
Sal 22
1Cor 15,20-26.28
Mt 25,31-46

(da registrazione)

Cari amici,
diamo lode al Signore, il nostro Re! Gesù, Signore, Re dell’universo. Vogliamo proclamarlo nella nostra piccola grande Repubblica, vorremmo proclamarlo in tutto il mondo; vorremmo che il nostro grido, il nostro canto potesse penetrare i cieli. Vorremmo che tutti gli aprissero le porte, che gli stati – come diceva Giovanni Paolo II – gli aprissero le porte. Nel Vangelo viene descritta una visione sfolgorante: la corte divina è riunita e tutti i popoli della terra sfilano davanti al Re. Il nostro cuore si china a guardare Gesù buon pastore.
Faccio una piccola inclusione per i più piccoli: in questi giorni mi sono scappati alcuni errori. Il primo è stato in una scuola d’infanzia. Mi hanno chiesto: «Chi è il vescovo?». Ho provato a spiegarlo, ma non sono arrivato all’essenziale e mi è scappata una parola non adeguata. Ho detto che il vescovo è il capo. Gesù non ha mai detto così di sé. Mi sono proprio sbagliato. Il suo modo di fare il re non è come quello dei grandi della terra. Gesù riesce persino ad avere – questa è la sua regalità – un contatto personale con tutti, persino con un bambino che piange nel deserto, dice la Sacra Bibbia.
Ricordo di aver letto al Liceo il seguente racconto. Quando l’imperatore romano Traiano rientrò a Roma dopo aver vinto la grande guerra contro i Traci, gli avevano innalzato addirittura un arco di trionfo di marmo sulle cui colonne erano scolpite le sue imprese militari di conquista del mondo. Mentre lo attraversava, a destra e a sinistra c’era una folla sterminata che gridava a gran voce «Viva l’imperatore!». Una vecchietta tentò di fermarlo un attimo. Lui si girò e le disse: «Non ho tempo». La signora rispose: «Se non hai tempo per me non sei un vero imperatore! Sei un grande nel mondo, ma non sai essere attento a me che ho bisogno, anche solo per un minuto. Significa che non sei il padrone del mondo». Pensiamo per un attimo al pastore come viene descritto nella Prima Lettura. Proviamo a contare i verbi che esprimono le azioni che compie il pastore buono, il vero Re, un Re di cuori. Sono dodici: cerca (è lui che va in cerca! Non c’è bisogno di alzare la voce per farsi sentire), passa in rassegna, raduna, conduce, fa riposare, riconduce, fascia, cura, ecc.
È il vero pastore. Il Signore è il Re perché ama infinitamente e il suo regno si caratterizza proprio per questo. Oggi c’è chi non riconosce Gesù. Sapete qual è la legge del Regno di Gesù? È quella che abbiamo sentito nel Vangelo: dar da mangiare a chi ha fame, dar da bere a chi ha sete, vestire chi ha freddo, ecc. Questa mattina sono andato a celebrare la Messa a Ca’ Rigo. La chiesa era gremita di persone. Ho fatto loro i complimenti, perché tanti di loro avevano dato da mangiare, avevano cresciuto i figli, gli avevano dato da studiare: avevano vissuto le opere di misericordia.
Un altro errore che ho fatto ieri: mi è stato chiesto com’è la vita di un sacerdote, di un vescovo. Ho provato a rispondere. Alla fine, quando ci siamo messi in posa per una fotografia di gruppo, una ragazzina mi ha detto: «Caro Vescovo, che brutta vita la tua!». Mi ha spiazzato. Mi sono reso conto di non aver detto la cose più importanti: non gli ho detto quante lacrime ho asciugato, quante partite a calcio ho fatto per tener uniti i ragazzi, quanti ammalati ho preso per mano e accompagnato a Gesù… magari tutti diventaste preti!
Sia lodato Gesù Cristo.