Omelia nella V domenica del Tempo Ordinario

Pennabilli (RN), Cappella del Vescovado, 6 febbraio 2022

Giornata Nazionale per la Vita

Is 6,1-2.3-8
Sal 137
1Cor 15,1-11
Lc 5,1-11

Il lago, la folla, Gesù.
Il lago. Lo chiamano anche “mare di Genesaret” (cfr. Mc 1,16; 2,13; 4,1 e paralleli di Mt e di Gv), ma l’evangelista Luca, conoscendo la vastità del Mediterraneo preferisce chiamarlo “lago”; comunque, faceva impressione ai pescatori tanto era grande; aveva una forma che richiamava una chitarra, da cui il nome di Genesaret. Quante storie, quante meraviglie riguardo al lago, e quanta fatica pescare, ripulire le barche e le reti e poi le rotte, le burrasche, il vento…

La folla. La folla è fatta di persone stupefatte dall’insegnamento di quel Maestro. Sono affascinati dal suo parlare semplice e nello stesso tempo profondo. Racconta parabole, insegna con autorevolezza.

Gesù. Gesù questa volta, mentre ha la folla attorno che quasi lo comprime, vede in lontananza alcuni amici pescatori che sembrano non essere affatto coinvolti. Hanno pescato tutta la notte senza prendere nulla e sono aggrovigliati nelle loro reti vuote, nel loro fallimento, chiusi in se stessi. Gesù li chiama, li interpella e chiede loro una barca. Interessante che una barca diventi pulpito, luogo di insegnamento sul quale Gesù siede per ammaestrare. Interessante anche che Gesù domandi. Più volte nel Vangelo Gesù interpella persone che apparentemente hanno poco da spartire con lui. Basti pensare alla donna samaritana a cui rivolge la domanda: «Dammi da bere» (Gv 4,7), oppure a Zaccheo, peccatore pubblico, al quale Gesù dice: «Invitami a casa tua» (cfr. Lc 19,5). E se Gesù chiede è sicuramente per dare. Lo vediamo con Simon Pietro e con i suoi compagni pescatori.

In questa giornata di prodigi il primo miracolo è il fatto che Pietro e gli amici accettano di dare la loro barca vuota a Gesù. Faccio una lettura simbolica: mettono a disposizione quella barca vuota, i cuori avviliti, il fallimento della pesca, e Gesù sul loro “nulla” farà grandi cose.
Gesù è sulla barca che, ondulando, galleggia sulle onde, mentre la gente sta sulla terra ferma: lo ascolta, ma sembra non arrischiarsi più di tanto. L’insegnamento di Gesù effettivamente è “nuovo” e autorevole (cfr. Lc 4,36).
C’è un secondo miracolo: questi pescatori non solo cedono la loro barca, ma cedono – per così dire – la loro disponibilità. Superano il senso di fallimento per la pesca della notte precedente, andata male, accettano il rischio di mettersi a pescare in pieno giorno, quando si sa che il tempo favorevole è la notte, e avviene la sorpresa – il terzo miracolo di quel giorno –: si ritrovano le reti che quasi si rompono e una barca piena di pesci; chiamano gli amici per raccogliere questa pesca straordinaria. Pietro si getta ai piedi di Gesù dicendo: «Allontanati, Maestro, sono un peccatore». E Gesù invece lo invita a «non temere». Però, bisogna che la barca di Pietro – prendiamola come metafora – non sia come quelle barche lungo il fiume che sono ben piantate alle sponde e sono state trasformate in ristoranti galleggianti, romantici, con una cucina squisita… La barca di Pietro è una barca che deve lanciarsi, osare, affrontare il largo. Questo vale per tutti noi! Come vorremmo che la scialuppa della nostra comunità, la barca della nostra parrocchia, il transatlantico della Chiesa fossero pieni di audacia. Pietro, e noi con lui, non dobbiamo temere. Anche il racconto della vocazione di Isaia contempla un primo momento di smarrimento: l’impresa è grande. Notare la diversità dei luoghi della chiamata, ma la somiglianza nella risposta. Isaia sente la chiamata nel tempio, in una visione straordinaria. Pietro viene chiamato nella sua quotidiana e faticosa attività di pescatore. Ambedue i chiamati protestano la loro inadeguatezza, la loro condizione di peccatori e il loro timore. Poi rispondono: «Eccomi!». In questo anno pastorale, tutto incentrato sulla missione, rinnoviamo il nostro «sì!».
Faccio un altro collegamento: il lago, la navigazione e la nostra esistenza. Oggi è la Giornata Nazionale per la Vita, che ha come tema custodire ogni vita. Il vangelo di oggi è un grande invito alla fiducia, ad intraprendere questo cammino prendendoci cura gli uni degli altri, soprattutto di chi è più fragile: i bimbi che stanno per nascere, le persone anziane in difficoltà, gli ammalati, tutti coloro che ci fanno capire, con la loro fragilità, la preziosità della vita.
Auguri, buona navigazione!