Omelia nella V domenica del Tempo Ordinario

San Marino Città (RSM), 7 febbraio 2021

Gb 7,1-4.6-7
Sal 146
1Cor 9,16-19.22-23
Mc 1,29-39

L’evangelista Marco, come un cronista, è all’inseguimento di Gesù. Si fa fatica a tenergli dietro… Avete notato quante volte c’è l’avverbio: «E subito…»?
Noi parliamo di Programma pastorale: Gesù ha stabilito che la sua linea programmatica preveda l’ingresso nella città e in questo si differenzia, per collocarci al tempo suo, da gruppi di spiritualità che abbandonavano Gerusalemme e le città per andare nel deserto: celebre era l’insediamento esseno sulle rive del mar Morto, a Qumran. Gli Esseni adottavano la strategia della fuga. Poi c’erano gli Zeloti (qualcuno del gruppo di Gesù ne faceva parte), che adottavano una strategia di assalto: si armavano per resistere agli odiati occupanti, che erano i Romani. Gesù si distanzia da una strategia e dall’altra e adotta una strategia di ingresso. Va sulle rive del lago di Gennesaret – lo chiamavano il mare di Galilea – e chiama pescatori al suo seguito. Entra in Cafarnao, va nella sinagoga, il luogo della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio. Qui compirà un gesto di guarigione del rapporto che la creatura ha con il suo Creatore. La guarigione del posseduto dallo spirito impuro, in fondo, ha questo significato: il Signore guarisce i nostri rapporti sbagliati con Dio, quando lo sentiamo come presenza incombente, che minaccia, giudica, che è sempre scontenta di noi. Gesù ha un’altra visione di Dio, lo annuncerà: Dio è papà, ci ama immensamente.

Oggi celebriamo la Giornata della Vita. C’è bisogno di pane per vivere, ma c’è bisogno di amore per avere un motivo per vivere. Noi l’abbiamo questo motivo: è l’amore infinito di Dio. Poi Gesù esce dalla sinagoga e va nella casa di Simone e Andrea. Mi sorprende la disinvoltura con la quale Gesù passa da un ambiente all’altro, starei per dire con la stessa sacralità. Nella casa di Simone e Andrea non si sentivano gli inni e non c’era profumo di incenso, ma si sentiva il rumore delle stoviglie di casa, il profumo delle vivande. Gesù va per un momento di amicizia, di intimità, forse anche di riposo, perché l’incalzare dei «subito» esigeva certamente anche momenti di sosta. Gesù va e gli parlano della suocera di Simone (Pietro). Non si fa pregare due volte e va nella stanza della febbre, dove c’è la donna ammalata. Non sappiamo i particolari. Gli esegeti si sbizzarriscono, qualcuno dice: «La suocera di Pietro ha somatizzato il suo disagio perché il genero non è più come prima: viene a casa dalla pesca con le reti vuote, anzi senza reti, a volte sparisce per due o tre giorni…». Si può immaginare il suo disappunto. Lei non sa ancora che Simone ha incontrato Gesù, che ormai si sta dando braccia, gambe e cuore alla causa del Vangelo. Quindi Gesù, entrando in quella casa, poteva avere anche qualche motivo di risentimento, ma va subito dalla suocera e fa un miracolo che non è eclatante, non ci sono gesti particolari, parole, formule. Tutto accade nella stanza della febbre: semplicemente Gesù si avvicina, prende per mano, solleva e quella donna è restituita alla fierezza di servire. Ognuno di noi ha la sua stanza della febbre dove c’è qualcosa di non chiarito, di sofferto, di non comunicato, che tiene per sé e in cui non si vogliono invadenze. Lasciamo che Gesù entri nella stanza della febbre, che risani, sollevi, prenda per mano. Cafarnao è una città in cui le case sono una a ridosso dell’altra (si vede dagli scavi) e la fama si diffonde presto: «Avete sentito?». Dopo la guarigione della suocera tutti vanno incontro a Gesù e lui guarisce, risana, ma poi “taglia corto”, non vuol esser preso per un guaritore e neanche per un medico che vuole fondare una clinica. No. Gesù va nella preghiera, si ritira e, quando lo vanno a chiamare, dirà: «Andiamocene altrove, perché dobbiamo raggiungere tanti altri villaggi». La strategia di Gesù, come si vede, è ben diversa da quella degli Esseni che vanno nel deserto e fuggono da un mondo in cui, secondo loro, non c’è più niente da fare, ma Gesù si distanzia anche da quella degli Zeloti, che attaccano. Lascia la sinagoga e va per le città e i villaggi. È stata la scelta anche dei primi cristiani che hanno lasciato le sinagoghe per radunarsi nelle case e poi andare in tutto il mondo. E il Vangelo è arrivato sino a noi. Usciamo dalla prigionia e dal chiuso di noi stessi per sollevare, servire, amare. Così sia.