Omelia nella XVIII domenica del Tempo Ordinario

Scavolino, 4 agosto 2018

Festa della Comunità di Scavolino

Es 16,2-4.12-15
Sal 77
Ef 4,17.20-24
Gv 6,24-35

(da registrazione)

In situazioni come questa, dove c’è una parte religiosa e una parte civica, cerco sempre di mettermi nei panni dei miei ascoltatori, perché non tutti sono credenti e non tutti – ancorché credenti – sono praticanti.
Racconto una mia disavventura. Ero in Visita Pastorale, in un luogo pubblico che ha a che fare con la sanità, e dovevo parlare di Gesù che risana. Volevo sottolineare l’importanza di prendersi cura dei malati. Gesù ha compiuto cinquantadue miracoli di guarigione. Non ha curato tutti i malati, poiché quella non era la sua missione in quel momento. Ho cominciato a parlare tenendo presente che avevo di fronte a me persone di cultura diversa dalla mia e ho presentato di me un aspetto che un vescovo non tratta di consueto, e cioè la fatica che anch’io faccio, talvolta, a credere. Anche per me il credere – e forse è così per qualcuno di voi – è una grande scommessa.
La settimana scorsa tanti di noi, durante l’eclissi di luna, hanno rivolto gli occhi al cielo… Le stelle nel cielo sono stupende, però stanno a guardare: non succede niente, la mia vita rimane quella che è, con i suoi problemi e le sue difficoltà.
In quell’occasione, durante la Visita Pastorale, si alzò una dottoressa e disse: «Eccellenza, ma scherza a dire queste cose? Lei deve dare la certezza della fede, non deve dire che condivide con noi i dubbi!». Mi dispiacque molto di avere scandalizzato quella persona. Invece, pensavo che avrei aiutato mettendomi nei panni degli altri e io mi sento francamente un cercatore.
Mi pare che il Vangelo di questa domenica risponda alla mia condizione di cercatore, forse anche alla vostra. Il racconto si apre con la descrizione della gente che va alla ricerca di Gesù. Si tratta di una vera e propria spedizione organizzata; addirittura una piccola flotta di barche affronta la traversata del lago per andare ad incontrare colui che aveva moltiplicato i pani e i pesci: c’era stato, infatti, questo grande prodigio. Vorrei poter dire a quella signora che è rimasta male per la mia confessione che la ricerca è l’atteggiamento tipico, principale del discepolo di Gesù. Così fu per i primi discepoli. Ricordate quando Gesù incontra i primi due: «Chi cercate?», disse loro. Erano cercatori. Gesù non si è scandalizzato per questo, non ha esibito le sue credenziali. Imbarazzati gli hanno risposto: «Maestro, dove abiti?» (Gv 1,38). Volevano andare con lui a vedere.
Così anche Maria di Magdala, il mattino di Pasqua, davanti alla tomba vuota si sente dire da colui che ha scambiato per il custode del giardino: «Maria, chi cerchi?» (Gv 20,15). È bello, sfogliando la Bibbia, vedere come al desiderio profondo che abita in ogni cuore trovano riscontro le struggenti invocazioni dei Salmi: «O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco…» (Sal 63,2). Signore, so che ci sei, ma sono come sospeso, vorrei vederti e non ti vedo, vorrei risposte ma tu non parli (almeno così sembra). Allora io ti invoco. «Ho sete di te… con tutto il cuore io ti cerco… Cercate il Signore, cercate sempre il suo volto» (cfr. Sal 42,3; Sal 119,10; Sal 105,4). Spero che voi non mi abbiate frainteso come quella dottoressa: mettersi sulle tracce di Dio è una risposta al suo amore, che ci precede perché, a ben vedere, è lui che per primo si è messo alla ricerca di noi: «Dove sei?» (Gn 3,9), chiede ad ogni Adamo nascosto nel giardino. E per qual motivo Gesù è venuto sulla terra, se non per cercare noi, pecore smarrite? In questo momento mi viene da dire: «Signore, donaci di saperti cercare come tu hai cercato noi». Ma non bisogna sorvolare su un dettaglio: per trovare Gesù bisogna fare come i discepoli che hanno preso le barche, hanno attraversato il lago, hanno dovuto remare; chissà se c’era bel tempo o c’era tempesta. Hanno dovuto faticare perché tra noi e lui c’è di mezzo il lago.
Gesù ha svelato la presenza di Dio, ma anche la sua diversità da noi. La folla ha compiuto la traversata, ma avrà fatto il vero passaggio, il passaggio della fede? Gesù dirà: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani – quelli della moltiplicazione – e vi siete saziati» (Gv 6,26), ma «il vero pane – conclude Gesù – non è quello della moltiplicazione e neppure la manna, il vero pane che è in grado di sfamarvi sono io» (Gv 6,32-35). Allora dico a me: «Tu cerchi Dio; hai fatto studi di filosofia, di teologia e ancora sei alla ricerca?». Sì, non me ne vergogno. Ma ho trovato il volto di Dio: Gesù. Gesù è il volto di Dio. Se vi vengono dei dubbi, se siete in ricerca – questo vi onorerebbe moltissimo – studiate Gesù, leggete il Vangelo, in lui c’è la pienezza della divinità.