Omelia per il secondo anniversario della morte di Mons. Agostino Gasperoni

Uffogliano, 12 marzo 2014

 

1Sam 3, 1-10.19-20

Lc 11, 1-13

 

“Quorum laus est in ecclesia Dei” (LG 41)

Con queste parole la Lumen Gentium riconosce ed esalta in tanti sacerdoti l’esercizio della santità. Secondo il progetto di vita che il Concilio suggerisce ai presbiteri: “Pregando e offrendo il sacrificio per la loro gente e per l’intero popolo di Dio in nome del loro ufficio, consapevoli di ciò che compiono e imitando ciò che amministrano senza lasciarsi ostacolare dalle preoccupazioni apostoliche, dai pericoli e dalle tribolazioni, vi sappiano trovare un mezzo per ascendere a più alta santità; nutrano e animino la loro attività con l’abbondanza della contemplazione, a conforto dell’intera Chiesa di Dio”(…). “La loro lode risuona nella Chiesa”.

Sì, questa sera, nel secondo anniversario del suo passaggio da questo mondo al Padre, vogliamo ricordare la figura bella e tanto cara di don Agostino. Diamo lode al Signore e stiamo davanti a Lui come frutto della carità sacerdotale di don Agostino. Esprimiamo gratitudine per l’offerta del suo sacrificio preparato in tanti anni di donazione e di servizio, di studio e di magistero, di solitudine davanti a Dio e di compagnia con i fratelli, a immagine dello scriba evangelico che “estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13, 52). Compagnia soprattutto con le famiglie, alle quali ha riservato le sue migliori risorse e  la passione per la loro formazione spirituale, pensandole non solo oggetto delle sue cure, ma soggetti di evangelizzazione e di pastorale. La famiglia evangelizza in effetti per quello che è e poi con quello che fa. Non ho avuto occasione di incontrare don Agostino, né ho potuto leggere i suoi scritti. Tuttavia, usurpando il posto che lui ha nei vostri cuori dico: pensate la vostra casa come una piccola Nazaret, la casa di Giuseppe, Maria e Gesù. Di solito si dice che la vita di Gesù a Nazaret fu il tempo della vita nascosta (effettivamente le Scritture non ci raccontano la vita di ogni giorno in quella casa e in quel minuscolo villaggio). Eppure, quei trenta anni sono rivelazione in senso pieno e forte; i trent’anni non sono solo preparazione agli altri tre! Con la sua vita a Nazaret, Gesù annuncia che il Regno di Dio è giunto. Rivela in tutta la sua pregnanza la verità dell’incarnazione (Gesù cresce come crescono i nostri bambini: impara, gioisce, piange, ecc. ); proclama il valore della nostra vita semplice e nascosta al mondo: lavoro, relazioni, fragilità, ecc. ; dice la santità della famiglia, delle relazioni domestiche, luogo per l’esercizio delle virtù: amore, pazienza, laboriosità, servizio.

E’ bella l’esperienza dei gruppi famigliari, è una esperienza da sostenere da parte dei laici, dei sacerdoti e da parte della comunità e della comunità diocesana. Sono famiglie che si mettono in rete, coltivano la spiritualità, coniugano fede, preghiera e vita di casa. Da laboratorio diventano poi portatrici nella Chiesa delle loro esperienze, scoperte e – perché no? – delle loro istanze.

Don Agostino, come il piccolo Samuele, ha ascoltato la voce di Dio che gli ha parlato mediante le Scritture di cui è divenuto appassionato cultore. Don Agostino, come Samuele, “acquistò autorità perché il Signore era con lui, non lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole” (1Sam 3,19).

“Ascolta Israele”. È la parola che ogni giorno, più volte al giorno, il pio israelita ripete. “Ascolta”: in un tempo così “parolaio” veniamo ricondotti all’essenziale, alla più semplice delle attitudini, l’ascoltare. Attitudine semplice, ma non facile. L’ascolto vero è possibile quando ci si mette di fronte all’altro facendo il vuoto, essendo “nulla”. L’ascolto non è mera passività. È vuoto d’amore e quindi conquista, mai scontata.

Con la lettura di Luca, questa sera siamo posti davanti alla Preghiera di Gesù. Gesù non si limita a darci regole di preghiera, ma ci vuole coinvolgere nella sua relazione col Padre: “Padre, che sei nei cieli”.

Nella tradizione lucana del Padre Nostro manca il “sia fatta la tua volontà”. Don Agostino biblista ci avrebbe spiegato la differenza con la redazione di Matteo. La “volontà di Dio” come mistero e dono l’abbiamo cantata col salmo responsoriale (Sal 39). Volontà di Dio non sempre facile da comprendere e da accogliere (è mistero!), ma sempre dono perché è la realtà più bella: effusione dell’amore di Dio nei nostri cuori.