Omelia Santo Stefano

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Pieve di Ponte Messa, 26 dicembre 2014

«Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come e di che cosa dovrete dire» (Mt 10, 19).
Sentendo queste parole, il cuore ci riporta ad altre parole di Gesù: «Non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete: guardate gli uccelli del cielo (…). Osservate come crescono i gigli del campo» (cfr Mt 6, 25-34).
Tutto quello che abbiamo imparato da Gesù sulla paternità di Dio e l’abbandono alla sua Provvidenza trova, nella prospettiva della persecuzione, la sua applicazione più paradossale e nello stesso tempo più perfetta. «Il Padre sa di che cosa abbiamo bisogno» (cfr Mt 6, 32). Non ci volterà le spalle quando saremo nel momento della prova. Al contrario, di noi si prenderà cura. La prova, la persecuzione specialmente, genera in noi, che ascoltiamo le parole di Gesù, non la preoccupazione ma la confidenza totale. Faccio notare la pregnanza del verbo “essere consegnati” (essere traditi), con tutto lo spavento che suscita l’essere in balia dell’arbitrio di chi non ci vuole bene e si accinge a farci del male. In quel preciso momento noi siamo consegnati nelle braccia del Padre che di noi si prende cura.
«Getta nel Signore la tua preoccupazione perché egli ha cura di te» (cfr 1Pt 5, 7). «Perfino i capelli del vostro capo sono contati» (cfr Lc 10, 30). «E se anche doveste soffrire – dice l’apostolo Pietro – per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura (…) pronti sempre a dare ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3, 13-15). Ma la promessa di Gesù va oltre: ci assicura che il Paraclito verrà in soccorso. Nel momento di prendere la parola sarà lui, non noi, a parlare. Fu così con Stefano, è stato così per i martiri davanti ai loro persecutori.
Sembra ci sia contrasto fra il Natale e il martirio, fra la nascita di Gesù e la persecuzione mortale che si abbatte su Stefano. Ma ambedue i fatti sono incentrati sull’amore. Il primo è amore di condiscendenza, il secondo un amore corrisposto. Il martire, Stefano, esprime la relazione intima che ha con Gesù, un amore che si spinge “sino alla fine” (cfr. Gv 13, 1) come l’amore di Gesù.
La nostra unione col Signore sarà la garanzia che lo Spirito del Padre parla in noi. Attenzione, non al posto nostro, ma in noi. Prima o poi nella vita cristiana viene il momento dell’eroismo: il momento della totale fedeltà.
Oggi vogliamo ricordare i cristiani che soffrono persecuzioni nel mondo, in particolare nel Medio Oriente. In questi giorni papa Francesco ha indirizzato loro un messaggio. “A nome mio – scrive papa Francesco – e di tutta la Chiesa vi esprimo vicinanza e solidarietà”. È un messaggio carico di affetto e partecipazione. Una terra tormentata da conflitti per opera di una “organizzazione terroristica che commette ogni sorta di abusi e pratiche indegne dell’uomo”. Gratitudine per la testimonianza resa dai credenti, che il Papa invita ad essere “lievito” puntando al dialogo con ebrei e musulmani.
Forte l’invito alla comunità internazionale “perché promuova la pace mediante il negoziato e il lavoro diplomatico”. Infine il Papa esprime l’auspicio di “poter venire di persona a visitarvi e confortarvi”.
Preghiamo per tutti i perseguitati. Preghiamo per la nostra fedeltà nei momenti di prova.