Omelia Solennità Immacolata Concezione

Omelia S.E. Mons. Andrea Turazzi

Santuario Madonna delle Grazie in Pennabilli, 8 dicembre 2014

«Cantate al Signore un canto nuovo perché ha compiuto meraviglie» (Sal 97).
Siamo pieni di gioia.
Celebriamo una tappa importante dell’Avvento: la solennità della Immacolata Ancella.
L’Avvento è un tempo liturgico che ci è particolarmente caro, perché segnato dalla impaziente preparazione del Natale, perché carico di risonanze, di armoniche famigliari e intime e particolarmente caro perché interpreta un sentimento universale di attesa: attesa di un nuovo inizio, di una rigenerazione, di una speranza. Quale attesa, dunque, se non di un Salvatore? Di lui, il Messia?
Sì, il nuovo inizio, la rigenerazione, la speranza è Gesù. Proseguiamo nella preparazione al Natale col ricordo della sua prima venuta a Betlemme nel Presepio, con l’attesa del suo ritorno perchè ci trovi come alberi pieni di frutti e con la premurosa vigilanza per accoglierlo ora.
Noi per disporci al Natale prepariamo cose. Dio ha preparato persone. Noi concentriamo l’attesa in quattro settimane, Dio ha preparato dall’Eternità il grembo di Maria. Infatti ha disposto la sua venuta tra noi per mezzo di una creatura umana, Maria.
«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio… ad una vergine», una creatura umana che l’avrebbe reso partecipe della propria natura e gli consentiva di farsi uomo, uomo vero e reale, come tutti noi, eccetto il peccato.
Egli viene a noi, l’abbiamo sentito dal Vangelo dell’Annunciazione, dopo il saluto commosso dell’Angelo al mistero di Maria, colma di grazia; egli viene a noi tramite una creatura cosciente di sé, responsabile di un suo progetto di vita: «Come è possibile? Non conosco uomo», libera quindi, ma pronta nella sua maturità a rivedersi e a ridimensionarsi.
Egli viene a noi mediante una creatura consapevole di non bastare a se stessa, umile, aperta a disegni superiori, capace di abbandonarvisi con la persuasione di nulla perdere e di tutto ritrovare, immensamente migliorata e trasfigurata: «Eccomi, sono la serva del Signore, l’Ancella».
La strada seguita da Gesù per venire a noi, anche oggi è sempre la stessa. Dio viene all’uomo per mezzo dell’uomo e vuole, pertanto, una preparazione fatta dall’uomo, fatta da un essere umano.
Ma egli viene a noi ad opera di uomini che rispondono con slancio all’invito della sua vocazione e alla sublimità della sua missione; con slancio di uomini spiritualmente adulti, cristianamente formati. Penso agli amici che hanno fatto la scelta di impegnarsi nell’AC e che oggi rinnovano la loro adesione. Il Signore viene a noi con uomini che hanno appreso come non possono bastare a se stessi, come non possono essere felici e fecondi da soli, aperti ad abbracciare un Altro e a dirgli, rinunciando a sé: «Eccomi, sono la serva, l’Ancella».
Ognuno di noi prepari la propria anima all’incontro con Gesù nel suo nuovo Natale; anzi sia una preparazione condivisa in famiglia, nei gruppi, con amici e amiche nei luoghi di vita perché diventino come altrettanti “grembi” che mettono al mondo Gesù per l’amore reciproco. Fosse pure una stalla quel luogo – cioè il nostro cuore nel suo disordine o la nostra comunità nella sua confusione – ma con Gesù sarà presepio!