Solidarietà per il Nepal

I riflettori vanno via via spegnendosi sulle rovine lasciate dallo spaventoso terremoto che ha colpito il Nepal, i suoi villaggi, le sue città e la favolosa capitale Katmandu. Dopo una prima mobilitazione segnata dall’emotività, viene il momento di un intervento più mirato. Lo faremo sabato e domenica prossima 16/17 maggio con una colletta straordinaria che inoltreremo alle popolazioni terremotate attraverso la Caritas. Faccio appello alla sensibilità di tutti per una offerta generosa. “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7).
Apprezziamo tutti coloro che si sono mossi nella solidarietà: istituzioni, organizzazioni umanitarie, semplici cittadini.
In occasioni come queste ci si fanno molte domande. È possibile prevedere le catastrofi naturali? In che modo soccorrere efficacemente le popolazioni colpite? Come ricostruire?
Il credente ha altre domande ancora: perché il Signore lascia che i suoi figli cadano nella trappola di un gigante oscuro? Perché nell’ora più impensata? Come vivere da credenti tali tragedie?
La prima risposta è la solidarietà. La seconda è il riconoscimento dell’assurdità delle divisioni fra gli uomini, tutti equamente figli della fragilità. Sì, la nostra vita sulla terra è caduca, in balia di molte eventualità, scandita da tanti “addii”. E ci sono pure i terremoti nell’anima, ugualmente devastanti. Quanto stolte sono le nostre presunzioni e ridicole le nostre meschinità.
“Non abbiamo quaggiù una stabile dimora” (Ebr 13,14). Siamo di passaggio, ma non per questo meno responsabili e impegnati. L’anima credente si acquieta e, pensando alle vittime, esclama: “Sono tutti vivi”! E prega: “Solo tu, Signore, non passi”. Mai leggere la disgrazia come punizione divina, semmai come un’occasione di discernimento: guardarsi dentro e proporsi l’essenziale. È un appello alla conversione.
Aiutiamo, preghiamo, stiamo uniti.
 
+ Andrea Turazzi, vescovo