Lettera del Vescovo Andrea per la Quaresima e per l’ingresso del nuovo Vescovo Domenico

A tutti i fedeli della Diocesi
di San Marino-Montefeltro

Carissimi,
prima di tutto, l’augurio per una Quaresima intensa e ricca di frutti. Siamo in cammino verso la Veglia pasquale per rinnovare le promesse del nostro battesimo. L’abbiamo ripetuto più volte: succede di «ritrovarsi cristiani senza mai aver deciso di esserlo». La Veglia fra il 30 e il 31 marzo potrebbe essere la volta buona: rinnovare la nostra totale adesione al Signore.
Il tempo della Quaresima ha molte analogie con l’antico Ordo Poenitentium. Viene soprattutto in rilievo la dimensione ecclesiale dell’itinerario, dove si cammina insieme come popolo, c’è abbondanza di Parola di Dio, si prega gli uni per gli altri, si gode dell’intercessione della Vergine Maria e dei Santi e ci si sostiene con l’esempio e l’amicizia spirituale. Esperienza di Corpo mistico.

Vi ricordo qualcuno degli appuntamenti quaresimali che ci siamo dati come Diocesi, senza nulla togliere alla creatività della vita parrocchiale e dei nostri gruppi. Esorto a partecipare per sentire la comune appartenenza e per essere quella “gente di Pasqua” che porta un annuncio di speranza nella nostra città, nei nostri borghi e nelle nostre contrade.

Venerdì 23 febbraio alle ore 20:45 si terrà la Veglia eucaristica dei giovani nella chiesa di San Francesco (San Marino Città RSM). I giovani inaugureranno la mostra sulle opere dedicate all’Eucaristia nel nostro territorio: arte e fede.

Giovedì 7 marzo, vigilia della Giornata internazionale della Donna, l’appuntamento è per una Veglia per la pace: “Pace e donne: quale contributo?”. Non è solo uno slogan, ma un dare voce alle donne come messaggere e operatrici di pace (ore 21 presso la chiesa parrocchiale di Borgo Maggiore RSM). L’invito è rivolto a tutti.

Venerdì 15 marzo ore 20:45 Marcia missionaria da Monte Cerignone (PU) al Santuario del Beato Domenico per allargare il nostro sguardo alle Chiese sorelle e all’internazionalità del Vangelo. Quest’anno l’attenzione è rivolta alla Diocesi di Bondo (Repubblica Democratica del Congo) che ha seminaristi, ma non ha seminario. A quest’opera destiniamo il frutto della nostra carità quaresimale.

Vi comunico quanto più mi sta a cuore: l’accoglienza del nuovo pastore che il Signore ci invia: mons. Domenico Beneventi. Gli ho manifestato più volte, in questi giorni, la nostra gioiosa attesa, il nostro desiderio di conoscerlo e, fin d’ora, la nostra piena comunione. Dopo la Pasqua organizzeremo i preparativi con la partecipazione di tutti.

La domenica 7 aprile celebreremo l’assemblea diocesana, ultima tappa del Cammino Sinodale imperniato attorno ai verbi eucaristici: «Gesù spezzò il pane e lo diede…». Ci prepareremo secondo le indicazioni che ci verranno date a breve. Il pomeriggio si concluderà con l’Eucaristia che celebrerò per dire il mio grazie per questi dieci anni di ministero episcopale.
Le date da segnare con attenzione e che costituiscono lo scopo principale di questa lettera sono le seguenti:

Sabato 20 aprile ore 10, nella Cattedrale di Acerenza (PZ), Ordinazione episcopale del Vescovo eletto Domenico. Verrà organizzato il viaggio in pullman per chi desidera partecipare.

Sabato 18 maggio ore 16 ingresso del nuovo Vescovo di San Marino-Montefeltro nella Cattedrale di Pennabilli.

La grazia della successione apostolica è un dono incalcolabile per la nostra Diocesi, ma anche una grande responsabilità.
In comunione

Vescovo Andrea

Discorso del Vescovo Andrea nell’annuncio della nomina del nuovo Vescovo di San Marino-Montefeltro

Pennabilli (RN), Cattedrale, 3 febbraio 2024

Immagino sappiate perché siete qui!
Abbiamo iniziato questa assemblea, dopo la preghiera dell’Angelus, cantando la grande epiclesi: “Veni Creator Spiritus”, invocazione allo Spirito Santo sulla nostra Chiesa e su ciascuno per prepararsi ad accogliere il nuovo Vescovo, perché lo Spirito scenda con abbondanza sull’eletto, e su di me, perché sappia vivere bene il distacco canonico e vivere ancor meglio la comunione profonda con tutti e con ciascuno, comunione che non finirà mai.
Resterò con voi ancora qualche mese per portare alla sua conclusione il Programma Pastorale e preparare il passaggio.
Penso siate un po’ curiosi. Ad inizio settimana ricevo la telefonata del Nunzio Apostolico, Sua Eminenza il Cardinale Emil Paul Tscherrig: «Eccellenza, si tenga pronto, il Dicastero dei Vescovi sta provvedendo al suo avvicendamento». Poi mi dice che al telefono non può parlare. Tutto è sub secreto pontificio. Prometto l’assoluta segretezza.
Poi, qualche giorno dopo arriva la mail di cui do lettura.

“Eccellenza,
mi reco a premura di comunicarle che il Santo Padre ha nominato come suo successore per la Chiesa che è in San Marino-Montefeltro il Rev.do Domenico Beneventi del Clero di Acerenza, finora parroco e docente.
Desidero, in questa occasione, rivolgerle i miei più profondi e cordiali sentimenti di gratitudine per quanto da lei svolto in questi anni in qualità di guida per la comunità che è in San Marino-Montefeltro, per il costante impegno e la dedizione profusi, ad immagine di Cristo, Buon Pastore, con un’attenzione particolare alle persone più fragili e bisognose e alle tante sfide che l’amore per il popolo di Dio comporta.
La notizia del provvedimento pontificio sarà resa pubblica alle ore 12 di sabato 3 febbraio 2024”.

Ho l’influenza. Chiedo al Nunzio, se mai fosse possibile, di spostare di qualche giorno l’annuncio e questo incontro. Non è possibile; è già partita la comunicazione agli Stati. Il Nunzio mi sorprende: mi ringrazia, mi ringrazia per la mia gentilezza.
Il nome del nuovo pastore è ben leggibile in grassetto. Il primo pensiero: la Diocesi continua la sua missione nel Montefeltro e a San Marino. Una grande responsabilità viene affidata ai cattolici della Diocesi: camminare a fianco della più antica Repubblica, con l’atteggiamento giusto, di rispetto e autonomia, senza rinunciare a proposte ispirate al Vangelo di Gesù Cristo (per associazione di idee fa capolino nella mia mente una proposta impertinente da fare all’economo, di aggiungere una nuova lastra di marmo all’ingresso del Vescovado. In quella vecchia non c’è più posto…). Tutto a dispetto del chiacchiericcio che immaginava la fine o l’accorpamento dell’antica Diocesi feretrana a qualche Diocesi vicina.
Il secondo pensiero: don Domenico viene nel nome del Signore. Gli spalanco immediatamente braccia e cuore. L’ho sentito per la prima volta ieri sera. Gliel’ho assicurato, si troverà bene. Chiedo della sua famiglia. Pospongo i miei pensieri per fare spazio ai suoi. Mi metto nei suoi panni e concludo assicurandogli che il “sì” è sempre generativo.
Poi, a grappolo, il cuore si affolla di altri pensieri e altre emozioni. La gratitudine per il dono della successione apostolica, per l’unità col Santo Padre, per il legame sacramentale del Vescovo con la sua Chiesa (il Vescovo non è un alto funzionario, un prefetto territoriale, un dirigente) e poi la fortuna di una guida nuova, preparata e giovane. Viene da una regione un po’ lontana, ma poi non così tanto; viene da una terra, la Basilicata, simile alla nostra: montagne, piccoli borghi e tanto verde. È un giovane parroco, con una esperienza importante nella pastorale giovanile – ha fatto parte dell’équipe nazionale – esperto di comunicazioni sociali, consulente ecclesiastico dell’AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione).
Per quanto mi riguarda è giusto metta briglie al cuore, ma è anche vero che «il cuore è il cuore», ha le sue esigenze e reclama i suoi diritti: i cuori di pietra ci sono stati tolti e sono stati sostituiti da cuori di carne (cfr. Ez 36,26).
Avremo modo di scambiarci confidenze, ricordi, memorie di chi ci ha lasciato, abbracci e, per quanto mi riguarda, richieste di perdono.

Carissimo don Mimmo, che cosa troverai qui? Anzitutto cuori e menti aperte all’accoglienza e alla collaborazione, l’esperienza della sinodalità vissuta: i Consigli diocesani, presbiterale, pastorale, sinodalità, economico e dei beni culturali (Museo, Biblioteca, Archivio: MAB); un clero secolare e religioso che si incontra tre volte al mese per la preghiera, lo studio, la conoscenza reciproca; quattro seminaristi, uno incamminato al ministero diocesano e tre alla vita religiosa; sette comunità contemplative e altrettante di vita apostolica; un’Azione Cattolica giovane e vivace, desiderosa di espandersi su tutto il territorio; movimenti vivaci e testimonianti (CL, RnS, Associazione Papa Giovanni XXIII, Milizia dell’Immacolata, Terz’Ordine Francescano, USTAL-UNITALSI, tutto il mondo dello Scoutismo, Carità senza confini); dodici Uffici Pastorali, non solo esecutivo del Vescovo, ma portavoce delle istanze delle comunità: esperienze, gioie e fatiche, per passare sempre di più dalla frammentazione all’unità; tante amicizie e collaborazioni, a partire dalle istituzioni civili, universitarie e scolastiche, alle forze dell’ordine, del servizio civile e del volontariato.
Ci aspettiamo un aiuto a riedificare il popolo cristiano, impedendogli di pensare, al di là di tutto, che la fede sia una cosa già assodata, immutabile. Invece, la fede deve essere di nuovo chiesta e richiesta al Signore e rivissuta in lui, nell’appartenenza al suo popolo che è la Chiesa.
Concludo, carissimo don Domenico, ricordandoti che, insieme a tante collaborazioni e aiuti, ci saranno momenti in cui sarai solo, quando dovrai governare, cioè decidere. Così è stato ricordato anche a me: la decisione non è un aspetto secondario; è, direi, lo strumento fondamentale della nostra santificazione. Il Vescovo si santifica perché nel governo gioca tutta la sua carità verso Cristo, verso le persone su cui decide e verso la Chiesa.
Il punto più faticoso è probabilmente quello di tenere insieme il rispetto e l’amore alla persona con il rispetto e l’amore alla Chiesa.
Troverai una Chiesa buona, una Chiesa benevola, una Chiesa che, nel cammino di questi anni, ha fatto un salto significativo.
Troverai soprattutto il percorso che abbiamo fatto per la recezione dell’Evangelii gaudium di Papa Francesco.
Su questa linea si è mossa l’azione pastorale, pur fra difficoltà e limiti. Di anno in anno si sono riproposte le dimensioni fondamentali della fede e solo di conseguenza i diversi ambiti: famiglia, giovani, lavoro, ecc.
È sembrato via via sempre più opportuno ripercorrere l’essenziale dell’esperienza cristiana: dal suo cuore e centro – l’incontro con Gesù Risorto – alla dinamica del Mistero pasquale, vita nuova; dalla gioia del Vangelo all’annuncio missionario con la forza dello Spirito; dalla comunità che accoglie il dono della comunione e lo esprime accogliendo il mistero eucaristico, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. È stata per tutti occasione per abbracciare, con uno sguardo semplice, l’intero mistero cristiano: il disegno di Dio Trinità d’amore, l’Incarnazione-Redenzione, la Chiesa e la missione. Fondamentali sono stati i momenti assembleari e comunitari del Mandato, all’inizio dell’anno pastorale, e la verifica nella Veglia di Pentecoste, a fine anno: tappe divenute ossatura del cammino pastorale diocesano. Insieme al “quaderno”, che sussidia il percorso, si è rivelato utile il calendario pastorale, uno strumento per far sentire l’unità della Diocesi piuttosto che l’elenco delle iniziative.
Un’altra convinzione, più volte richiamata, suona così: «Cristiani si diventa». Alla luce di questo, quasi spontaneamente, sono venuti in rilievo, in conseguenza del percorso pastorale, i sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione, Eucaristia. Una riscoperta valida per tutti e sempre (non solo per i piccoli e i ragazzi).
È stato un percorso fortemente segnato dalla Parola di Dio. Ogni anno hanno fatto da riferimento icone bibliche accompagnate da alcune note essenziali “per andare in profondità”, rinviando a letture e studi, sempre necessari. Ogni anno sono stati suggeriti spunti per la lectio divina comunitaria e personale. Gli Uffici Pastorali e i Consigli Pastorali Parrocchiali, con creatività, hanno potuto informare le scelte operative, i progetti e le risposte alle situazioni con la ricchezza dei contenuti.

Il suono delle nostre campane giunga fino a te. Ti accompagnino la Beata Vergine Maria delle Grazie e i nostri Santi Patroni, Marino e Leone.

Discorso del Vescovo in occasione dell’inaugurazione del Cammino del Santo Marino

Eccellentissimi Capitani Reggenti,
Signori Segretari di Stato,
Signori Capitani di Castello,
graditi ospiti,
Signore e Signori,
oggi, 20 aprile, è davvero un giorno speciale per la nostra comunità. Grazie per l’onore che mi viene dato di prendere la parola. Viene inaugurato un nuovo cammino in piena conformità e riconoscimento che, partendo da Rimini e idealmente da Arbe, ha come punto d’arrivo la Basilica del Santo Marino, al quale si vuole ricorrere per la preghiera e per la richiesta di intercessione. Nella Basilica posta sulla cima del monte Titano si tengono le celebrazioni religiose e si vivono i momenti più importanti e solenni della Repubblica.
Il Cammino del Santo Marino prosegue per il mons Feretrum (San Leo) per onorare l’altro patrono san Leone, compagno di missione di Marino, per raggiungere poi la città vescovile di Pennabilli.
Oggi viene dato giusto riconoscimento e rilievo al “Comitato Santo Marino”, sorto per iniziativa di un gruppo di persone amiche e diventato poi espressione della Diocesi. Il Comitato si è dato come obiettivo di riqualificare dal punto di vista religioso il territorio della Repubblica, facendone meta di pellegrinaggi. Sono tanti, effettivamente, i turisti che visitano la Basilica, ma occorreva rilanciare e vivificare la devozione al Santo, del resto già amato e riconosciuto come fondatore della singolare e sorprendente forma di socialità che è la nostra Repubblica, guardata con ammirazione dal consesso delle nazioni, fedele alle sue radici da oltre 1700 anni.
Il “Comitato Santo Marino” si è proposto subito di cercare alleanze, collaborazioni e amicizie, fino a creare una rete di interesse e disponibilità verso il progetto stesso: un cerchio che è andato allargandosi via via sempre più. Si trattava – oltre all’istituzione di un cammino – di rivisitare la figura dello “scalpellino di Arbe”, di ripercorrerne le tracce, di far rivivere testimonianze e tradizioni, di valorizzarne criticamente l’iconografia; insomma, tutto quanto serviva per avvicinare una figura incastonata, sì, in una nicchia alta e gloriosa, ma per tanti lontana. Si trattava di ritrovare un padre, un fratello, un amico, non di un semplice restauro di una figura del passato, e di riaccendere un legame con una persona viva.
Quando ci si richiama al santo patrono e fondatore non si può non fare riferimento a valori perenni di cui è testimone. Marino ha portato in questa terra, insieme a Leone, la gioia del Vangelo. Poi ha espresso un’idea originale di libertà: Marino è un uomo libero perché la sua vita è legata a Dio. Nella sua esistenza riecheggia la parola evangelica: «La verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
«Libertà e Cielo – ci ricordava, il 1° aprile scorso, l’oratore ufficiale mons. Gallagher proprio in questa Sala – vanno di pari passo e, se si dimentica questo orizzonte, si finisce per diventare schiavi della mentalità dominante».
Verità, giustizia e carità sono i punti di riferimento che hanno caratterizzato la vicenda del diacono Marino e sono stati trasmessi, nel suo nome, di generazione in generazione, agli abitanti del Titano, premessa indispensabile della pace perseguita con successo in diciassette secoli di storia, premessa della solidarietà e dell’ospitalità praticate da sempre nei nostri Castelli.
Il “Comitato Santo Marino” ha cercato poi il rapporto con le istituzioni. Si deve dare atto di come le istituzioni si siano mostrate attente e disponibili a questo progetto cresciuto spontaneamente dalla base, fino alla stipula di un Protocollo di Intesa tra la Diocesi di San Marino-Montefeltro e la Segreteria di Stato per il Turismo, coinvolgendo altre Segreterie di Stato, in particolare Segreteria di Stato alla Cultura e Segreteria di Stato al Territorio. Nel Protocollo si riconosce che «il patrimonio appartenente ad istituzioni ed enti ecclesiastici è strettamente interconnesso con la storia, la tradizione, la pietà popolare e la cultura della Repubblica di San Marino costituendo patrimonio determinante e peculiare per la memoria storica e l’identità sammarinese».
Pertanto, si è dato seguito da parte dello Stato ad una proficua collaborazione con gli enti ecclesiastici «per la valorizzazione ed il gradimento anche ai fini turistici dei beni e del patrimonio culturale, storico e artistico ecclesiastico». Questo Protocollo d’Intesa fra la Diocesi e la Repubblica è segno di una collaborazione rispettosa e concreta. «Il principio di sana laicità – ci ricordava mons. Gallagher – che contraddistingue la Repubblica non può disgiungere la doverosa autonomia di cui gode l’ordinamento civile dalla bussola morale che è iscritta nella natura umana e che, nella tradizione cristiana, attinge alla rivelazione evangelica».
In questi giorni oltre cento sammarinesi sono scesi ai luoghi che hanno dato i natali ai santi Marino e Leone. Da anni la Diocesi non organizzava una visita alla stupenda isola di Arbe, adagiata sull’Adriatico nella costa croata (all’atto della partenza abbiamo indirizzato agli Eccellentissimi Capitani Reggenti un saluto deferente, promettendo il ricordo nella preghiera e la nostra unità). Questo viaggio è stato anzitutto espressione di gratitudine, quasi una restituzione per il dono che Marino e Leone hanno fatto alle nostre genti, laboriose e intraprendenti, portando qui il Vangelo.
Ho la gioia di salutare la Delegazione croata di Arbe che oggi ha voluto essere presente al nostro incontro. Proprio ad Arbe abbiamo collocato il segno di partenza del Cammino del Santo Marino. Ci è capitato molte volte in quei giorni di sorprenderci a guardare all’orizzonte l’altra sponda dell’Adriatico e di sentirci così lontani e così vicini. Distanze annullate dall’amicizia. Siamo andati a ritrovare le nostre radici. Per i cittadini di Arbe è stato come vedere un frutto. Penso che i sammarinesi si sentano interpretati dal proverbio: «Chi beve al torrente, pensa alla sorgente». Grazie.

Sui rapporti fra la Chiesa e la Scuola

Al Vescovo di San Marino-Montefeltro è stato chiesto di esprimere una valutazione su quanto è accaduto nell’Istituto Comprensivo “P. Olivieri” di Pennabilli a proposito della benedizione pasquale in alcuni plessi del medesimo istituto. I rapporti fra la Chiesa e la Scuola in questi anni sono sempre stati cordiali, di dialogo e di collaborazione.

Laicità, dialogo, identità, inclusione. Tutte parole importanti perché richiamano grandi valori di convivenza, anzi di “fraternità”. Sono parole preziose perché “conquistate” e pertanto patrimonio comune. Ma centro della nostra cura e riflessione sono i bambini, i ragazzi e i giovani, verso i quali siamo debitori di speranza e di tutto ciò che costituisce un patrimonio di valori, storia, cultura e fede, che caratterizza il nostro territorio e il nostro tempo.
Non trovo contraddizione e incomunicabilità fra laicità e, ad esempio, realtà forti come il Natale e la Pasqua: Natale con i suoi segni come il presepio, l’albero, i canti e soprattutto l’appello alla solidarietà; Pasqua con il segno dell’ulivo, dell’acqua lustrale, dell’Alleluia e del messaggio di pace, perdono e rinascita.
Per quanto riguarda la presenza di questi segni nella scuola di tutti credo occorra dialogo e rispetto reciproco. Perché tenere all’oscuro, passare sotto silenzio, quello che caratterizza la vita dei nostri centri, dei nostri borghi e di tante famiglie?
La visita del parroco, nelle modalità convenute con il dirigente scolastico, per un saluto ed un augurio e, per chi è credente, il segno della benedizione, credo possano essere vissuti come un momento bello e gioioso per tutti.
L’insegnamento della Religione Cattolica nella scuola si pone senza dubbio sul piano culturale, ma perché non far vivere a chi si avvale di questo insegnamento anche un momento esperienziale? Non lo trovo così inopportuno. Il sapere non è mai pura teoria…
Per quanto riguarda le esigenze dell’inclusione credo siano in atto tante esperienze positive e rispettose verso chi è di altra cultura e di altra convinzione. Non è tempo di battaglie, ce lo ricorda spesso papa Francesco, semmai è tempo di fraternità, di apprezzamento del patrimonio gli uni degli altri e del concorso per il bene di tutti (la differenza delle ragioni e la ragione delle differenze: una buona suggestione).
Molto importante che il dibattito coinvolga, in qualche modo, le famiglie e in particolare i genitori, i primi responsabili dell’educazione dei figli, prima, molto prima dello Stato.
In questo ambito Chiesa, Stato, istituzioni scolastiche devono pensarsi al loro servizio.

Pennabilli, 22 marzo 2023

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

ANCHE TRA I BAMBINI RISUONA L’ECO GIOIOSA DEL NATALE

L’educazione religiosa nell’infanzia

In questi giorni, in molte famiglie e scuole risuona, anche per il mondo dei bambini, l’eco gioiosa del Natale. Nella nostra cultura le feste cristiane costituiscono le prime e principali occasioni per parlare ai bambini in modo organico e interessante di ciò che la Bibbia dice di Gesù. Ovviamente a loro misura.
Il discorso, a questo punto, si amplifica: pone interrogativi sull’educazione religiosa dei bambini. In queste settimane, nella Repubblica di San Marino, il tema ha innescato un dibattito interessante che, se affrontato correttamente, sarà un bene per tutti. Ad innescarlo è stato un atto dovuto: il Decreto reggenziale sulle “Indicazioni curricolari dell’insegnamento di Religione Cattolica (IRC)” che porta a compimento l’Accordo fra la Repubblica di San Marino e la Santa Sede per l’insegnamento di Religione Cattolica nelle scuole pubbliche. Su tutto questo interessante l’incontro, aperto a tutti e specialmente a genitori e docenti, che si terrà mercoledì 14 dicembre alle ore 18 (Teatro Sociale di Fiorentino, via La Rena – RSM).

Premessa fondamentale ai pensieri che seguono è il riconoscimento della responsabilità prima ed inviolabile dei genitori per quanto riguarda l’educazione dei figli. Le istituzioni educative, scolastiche in particolare, si pongono accanto e a servizio delle famiglie.

Non è consuetudine nell’assetto organizzativo della scuola sammarinese un insegnamento specifico di Religione Cattolica nella scuola d’infanzia. «I grandi temi di natura religiosa confluiscono nell’ambito dell’insegnamento di cultura religiosa che […] viene affidato agli insegnanti titolari di sezione» (Decreto Delegato sull’insegnamento di Religione Cattolica).
Diversa la prassi nella scuola italiana, che prevede un’ora e mezza di educazione religiosa all’infanzia e due ore alle elementari con disponibilità di un “esperto” se l’insegnante di sezione opta per non svolgere questo insegnamento. Da notare che in Italia, come nella Repubblica di San Marino, c’è voluto tempo per raggiungere la consapevolezza che la scuola d’infanzia sia una vera e propria scuola e non “asilo”: un passaggio importante, dalla custodia all’educazione.
Nel recente Accordo tra Repubblica di San Marino e Santa Sede è stato introdotto, accanto all’insegnamento di Religione Cattolica, l’insegnamento di Etica, cultura e società.
L’insegnamento di Religione Cattolica nella scuola d’infanzia ha proprie peculiarità nei contenuti, nel metodo e nell’organizzazione. Il bambino è al centro; la comunità scolastica è a servizio del suo sbocciare a tutto l’umano, del suo aprirsi alla relazione, dell’accoglienza della realtà che lo circonda.
Ogni essere umano è “persona”, che porta non solo bisogni primari, ma anche esigenze spirituali che vanno oltre il quotidiano e al di là della semplice apparenza delle cose; esigenze che rispondono alla domanda di senso. A dirla in breve: è una creatura finita aperta all’infinito. L’uomo è un essere relazionale e non può vivere senza gli altri (è stato il grande filosofo Lévinas a dire: «È l’altro che mi fa esistere»), cresce con un programma ben preciso: è programmato per l’amore. È grazie alla dimensione spirituale che è in grado di aprirsi all’altro, all’amore, a qualcosa di più grande di lui. È tutto ciò che costituisce la religiosità comune a tutti gli uomini e precede la religione stessa.
La grande pedagogista infantile, Maria Montessori, ha dimostrato che nel bambino è presente la dimensione religiosa e del sacro. Sofia Cavalletti parla di “potenziale religioso del bambino”; educare a sviluppare questa dimensione è educare all’amore, alla pace, alla realizzazione di sé e ad essere veramente “persona”. In questo senso l’educazione religiosa è fondamentale.
Ritengo necessario, utile e vantaggioso tenere il dibattito lontano da ogni preoccupazione ideologica. Occorre essere decisamente dalla parte dei bambini e delle bambine. Unica preoccupazione per tutti: aprire orizzonti, essere disponibili ai grandi interrogativi, pronti alla relazione.

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Messaggio al popolo sammarinese in merito al progetto di Legge sulla IVG

Sento il desiderio di condividere qualche pensiero costruttivo e schietto in merito all’imminente discussione presso la Commissione Consiliare preposta e successivamente in Consiglio Grande e Generale della Repubblica di San Marino sul progetto di Legge che regolamenta l’Interruzione Volontaria della Gravidanza, a seguito del recente referendum popolare a cui si deve dare attuazione.
Prendo la parola nel pieno rispetto delle Istituzioni della nostra Repubblica e delle procedure democratiche. Non è mia competenza, né mio compito intervenire sugli aspetti tecnici del progetto di Legge, ma credo di poter sottolineare alcune esigenze etiche sulla questione.
Sono intervenuto in più occasioni sull’argomento dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza: è chiaro a tutti il pensiero della Chiesa, ultimamente ribadito da papa Francesco.
Presuppongo in tutti il desiderio di operare per il meglio della nostra comunità, per la tutela della vita e per il sostegno alle donne e alle famiglie.
Anche se il cattolico sa che nessuna legge può rendere moralmente lecita la soppressione di una vita umana – quello che viene proclamato come diritto, in realtà è una delle piaghe dell’umanità – è importante ora operare attivamente per migliorare quanto più possibile tale legge, al fine di supportare con ogni aiuto possibile i figli, le loro madri ed i loro padri, per limitare il ricorso all’aborto.
Esorto i cattolici a saper valorizzare, senza timore, le ragioni della propria fede e, insieme alle persone di altre convinzioni e laiche, far riferimento alle motivazioni di ragione, in sintonia con la secolare tradizione umanistica della Repubblica di San Marino.
Auspico che – questo è il momento opportuno – tutte le forze politiche adempiano la promessa fatta coralmente durante la campagna referendaria: dare vita ad una rete di prevenzione efficace e solidale che aiuti la donna in difficoltà ed ogni gravidanza difficile, senza lasciare indietro nessuno; investire di più nell’educazione al rispetto del proprio corpo e delle relazioni affettive, sia nella società civile, sia nella scuola.
Vorrei si fissasse con chiarezza almeno il limite temporale entro il quale l’aborto viene depenalizzato, in modo rispettoso dell’embrione umano e in considerazione dei progressi della scienza medica.
Insostituibile ritengo sia il ruolo della famiglia; non si isoli la donna dal coniuge e le figlie dai genitori.
Coerentemente con quanto avviene in tutti i Paesi dell’Europa, chiedo si riconosca il diritto all’obiezione di coscienza all’aborto per tutto il personale medico e paramedico. Si riconosca, altresì, libertà di iniziativa alle associazioni laiche e cattoliche che agiscono per aiutare le famiglie e le donne in difficoltà.
Chiedo, infine, non sia consentito un utilizzo a fini di commercio dei resti umani degli aborti.

Colgo l’occasione per esprimere apprezzamento e incoraggiamento a quanti si impegnano per la tutela dei nascituri e operano per una cultura della vita.

Pennabilli, 21 luglio 2022

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Lettera ai Maturandi

Pubblichiamo la lettera che il Vescovo Andrea ha inviato ai ragazzi che si apprestano ad affrontare gli esami di maturità.

Cari amici,
busso alla porta del preside e chiedo di potervi incontrare. Tuttavia, gli avvenimenti, gli impegni, le scadenze di fine anno, sconsigliano di fissare un appuntamento; il preside mi suggerisce di raggiungervi con un biglietto col quale esprimervi la mia vicinanza in un momento importante della vostra vita. Sono il Vescovo di San Marino: forse non mi conoscete di persona; alcuni hanno ricevuto dalle mie mani il sacramento della Cresima. La pandemia, poi, ha diradato le occasioni di incontro. Mi siete cari e spesso presenti nella mia preghiera.
In questi giorni state preparando l’esame di maturità, mentre tanti vostri amici già cominciano a gustare l’estate. Rivivo con voi l’ansia, la fatica e il significato di questo evento che segna una tappa decisiva e simbolica della vostra vita.
Al di là degli esiti di voto – comunque importanti, perché frutto di sacrificio e impegno – c’è l’imponderabilità della dea bendata, la fortuna: azzeccare il giorno in cui si è in forma, poter esporre l’argomento che più si è approfondito, affrontare le variabili… Comunque, non ci si deve attaccare troppo all’esito scolastico in quanto tale.
Maturità (cfr. A. Venditti, Notte prima degli esami)!
La maturità – come diceva un mio prof. – è un mito: non è mai raggiunta totalmente. La formazione o è permanente o non è formazione. Non si raggiunge la maturità riempiendo il cervello, l’anima e il cuore di nozioni. Il sapere non si misura dalla quantità di conoscenze. Maturo è chi sa mantenersi aperto, curioso, disponibile alla ricerca e al dialogo: egli «sa di non sapere». Vi auguro di scoprire quanto generativa sia la relazione e il rapporto con gli altri nel presente, nel passato e nel futuro. Per Platone la verità è luce che sprigiona nell’incontro fra i sapienti, proprio come la scintilla fra pietre focaie (cfr. Platone, Lettera VII).
L’esame di maturità è solo una tappa. Si esce dall’adolescenza e dai cinque anni trascorsi con gli amici di classe, accompagnati da maestri a cui si è sinceramente affezionati. C’è un po’ di malinconia che, come in filigrana, attraversa la soddisfazione per il percorso compiuto. Questa nostalgia non può spegnere la sorpresa dell’orizzonte che va aprendosi su di voi.
Si è di fronte ad una svolta vocazionale, di ricerca del proprio posto. È tempo di scelte; qualcuno ha già preso decisioni, qualcun altro si accinge a farlo. Chi ti sta intorno ti guarda con curiosità e ti manifesta le sue attese: non sempre è piacevole.
Che cosa sono chiamato a fare? Quali sono i miei veri talenti? Che posto occupare nella società? Vivere è rispondere.
Dei miei compagni di liceo ho un ricordo ormai sbiadito, eppure simpatico; abbiamo preso strade diverse: io la teologia, Flavio la medicina, Baldo la guida di un’azienda agricola…
Mi ritorna alla mente una parola di Gesù, incisiva e forte, credo possa incuriosire anche gli amici di altra convinzione: «Duc in altum (prendi il largo)». In effetti, sia nell’ambito dello studio come in quello della vita, il passaggio dalle superiori al lavoro o all’università comporta il raggiungimento di una più significativa autonomia da gestire con saggezza. Torno ancora ai miei ricordi: in liceo ogni tre giorni c’era un’interrogazione, all’università l’esame era solo alla fine. Non è stato facile il passaggio ed il cambio di metodo: non più “ripetizione del libro”, ma elaborazione personale dei contenuti (cosa a cui probabilmente voi siete stati già avviati).
Vi auguro una bella estate, forse l’ultima così prolungata e libera. Che sia ricca di frutti, di riposo e di opportunità interessanti. La vacanza è “tempo libero”, non tempo vuoto… Semmai la vacanza è vivere liberi a tempo pieno! Imparate ad organizzarvi e a gestirvi in autonomia, la qual cosa forse può mettere in ansia i genitori, ma prima o poi bisogna spiccare il volo.
Vorrei che il Signore Gesù fosse con voi e sapeste riconoscerlo nell’incontro con gli altri, a contatto con le bellezze del creato, le aurore sull’Adriatico e i tramonti sul Montefeltro.
Esami ben più tosti vi attendono, prove inattese da superare. E poi c’è l’esame finale: «Avevo fame, mi hai dato da mangiare? Avevo sete, mi hai dato da bere? Ero forestiero, mi hai accolto? Ero ammalato…».
In bocca al lupo!

Vescovo Andrea

Messaggio per la Pasqua 2022

1.

C’è un’antica tradizione nel Medio Oriente: la notte di Pasqua una fiaccola accesa viene lanciata da una torre della città santa, Gerusalemme. Il suo bagliore viene visto dal monastero di San Saba, nel deserto di Giuda, che a sua volta rilancia quella luce nel buio della notte. Un chiarore che passa da oscurità ad oscurità, di regione in regione, di torre in torre, fino a raggiungere, come bella notizia, il monte Sinai. Una luce che sveglia l’aurora. Come è accaduto al mattino di Pasqua: Cristo è risorto!

2.

Cristiano, che tu sia consapevole o meno, che tu ti senta peccatore o meno, con la tua sola presenza sei nel mondo portatore di speranza.
Cristiano, ci sei?
Questi giorni oscuri e di sangue hanno bisogno di te.

3.

Belli i canti che hanno cominciato a risuonare nelle nostre chiese dopo mesi e mesi di silenzi, ma più bella ancora la testimonianza del cristiano che non scappa dalla complessità del presente. In una corsia di ospedale, dai banchi di una scuola, dal laboratorio di un’azienda “fa speranza”!

4.

La speranza è un contagio positivo:
– suscita solidarietà e mette insieme amici senza distinzione alcuna: «Ogni uomo è mio fratello»;
– invita alla sobrietà perché la vita dell’uomo non dipende dai suoi beni;
– sostiene la responsabilità ed il servizio, perché si passa da morte a vita amando (cfr. Gv 3,14).
Buona Pasqua!

Giornata per la Vita: Messaggio del Vescovo Andrea

Messaggio del Vescovo Andrea Turazzi per la 44a Giornata Nazionale per la Vita
“CUSTODIRE OGNI VITA”

Sarà percepita? Sarà ascoltata? Saprà intercettare intelligenza e cuore dei miei concittadini e fratelli? La parola è: custodire ogni vita. In Italia si celebra una Giornata dedicata a questo tema. Nella Repubblica di San Marino è la prima volta dopo il Referendum che ha proposto l’introduzione dell’aborto. Il vero diritto da rivendicare – lo ripeto – è quello che ogni vita nascente o terminale sia adeguatamente custodita. Prima di ogni altra considerazione questo mi sembra il momento favorevole per una pacata riflessione e per l’avvio di una legislazione che tenga conto del valore, della sacralità e della bellezza della vita.
Lo sguardo si allarga ad abbracciare ogni situazione di vita che – talvolta silenziosamente – chiede attenzione e cura, situazioni aggravate dall’epidemia Covid.
Tutti facciamo l’esperienza che quando una persona è accolta, accompagnata e incoraggiata ogni difficoltà può essere superata o comunque fronteggiata con audacia e speranza. Scommetto che tutti insieme sapremo superare tentazioni di indifferenza, egoismo e irresponsabilità. Del resto, «ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui». La vocazione del custodire riguarda tutti!

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Natale 2021

Buon Natale! Con queste semplici parole evochiamo un avvenimento straordinario e tuttavia caro e familiare: la nascita di un Bambino, «grande gioia che è di tutto il popolo».
È così per la nascita di ogni bambino, ma di Gesù la fede insegna l’origine divina e la missione salvatrice. Gesù è di tutti, è per tutti, è con tutti.
Il vigore del suo messaggio di amore e di pace si rinnova ogni anno, ma non nega le fatiche che sembrano volerci togliere la speranza. Non siamo di quelli che celebrano il Natale per dimenticare o per evadere dalle preoccupazioni che segnano questi nostri giorni o per fingere che non ci siano problemi attorno a noi e dentro di noi.
Auguro a tutti di saper ascoltare, come fosse la prima volta, «il grido nella notte e vedere la luce apparsa nelle tenebre». Un grido che i padri e le sentinelle della storia hanno ascoltato e trasmesso prima di noi.
Al di là di una effimera emozione, al di là delle pur belle tradizioni esteriori, propongo di ascoltare l’incredibile messaggio del Natale, del Dio per noi, con noi e in noi.
Sorprende un passo del profeta Isaia che viene proclamato il giorno di Natale: è un invito al canto e alla lode: «Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme». Come possono le “rovine” trovare motivi di canto e di gioia? Siamo segnati da fallimenti, distacchi, dispiaceri, preoccupazioni…
Il fatto è che il Bambino di Betlemme – il Verbo fatto carne – è venuto a prendere per salvare e riscattare ciò che è suo, perché «tutto ciò che esiste è stato fatto per lui e in vista di lui»; si è coinvolto nella nostra fatica di esistere per ridonare a tutti la certezza che qualcosa può cambiare, anzi che tutto può cambiare, e per darci questa speranza come compagna di viaggio. Egli cammina davanti a noi e noi – dietro a Lui – siamo carovana di fratelli che si aiutano per le inquiete strade della terra. Abbiamo intelligenza, cuore e ginocchia. Intelligenza per cercare verità e vie sempre nuove, cuore per non lasciare indietro nessuno e comprenderci di più, ginocchia per pregare gli uni per gli altri, per chiedere aiuto a Colui che ci è vicino. Dipende da ciascuno di noi se oggi è Natale o non è Natale. Il Bambino Gesù si consegna a noi: lasciamolo entrare nella nostra casa, nella nostra vita, là dove realmente ci troviamo.
Auguri: è Natale!

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro