Terza domenica di Quaresima

Basilica di San Marino, 23 marzo 2014

 

Es 17,3-7

Sal 94

Rm 5,1-2.5-8

Gv 4,5-42

 

Strade che si intrecciano attorno a quel pozzo… Gesù, stanco per il lungo cammino, si ferma al pozzo. Anche una donna di Samaria in ricerca scende a quel pozzo. C’è un incontro. Anche gli apostoli e i samaritani si muovono attorno al pozzo presso il quale Giacobbe aveva riunito le dodici tribù.

La nostra meditazione potrebbe prendere il via proprio da queste suggestioni: la strada, il pozzo, l’incontro.

Le strade percorse da questi “cercatori” non sono strade idilliache…

Gesù e i suoi compagni di viaggio sono Galilei fedeli alla liturgia del tempio di Gerusalemme. La donna e i samaritani sono avversari; tra gli uni e gli altri c’è un’antica ostilità e incomprensione.

Gesù è stanco non del ministero, semmai è il ministero che lo ha stancato, affamato e assetato: sono le ore dodici! (allusione ad un altro mezzogiorno: quello del Venerdì santo).

La donna che sopraggiunge al pozzo è vivace, intraprendente, capace di reagire, ma è una donna sconfitta, segnata da una serie di vicende affettive finite male.

Davanti a Gesù, ebreo e maschio, rivendica con orgoglio la propria appartenenza e dice: “Sei forse tu più importante di Abramo?”.

Gesù si presenta in modo semplice: ha bisogno di bere. Non parte da un tema, da una correzione, ma da un suo bisogno che manifesta umanità. E’ un chiedere che è un darsi. Gesù si mette nelle mani di quella donna per coinvolgerla. Ciò che fa partire il cammino è quel “dammi da bere”. Il mostrarsi nella sua fragilità è per Gesù non un ostacolo, ma un punto di partenza. Vale anche per noi: non facciamo mai delle nostre fragilità una scusa per tirarci indietro.

Ancora un dettaglio che rafforza l’atteggiamento umile di Gesù favorendo e facilitando l’incontro: secondo alcuni codici Gesù si mette a sedere “per terra”.

“Se tu conoscessi il dono di Dio”: il dono è Gesù in persona! E’ lui l’acqua viva!

“Acqua viva” è una espressione mutuata dall’Antico Testamento che significa vitalità divina, rivelazione, sapienza. Anche la Torah era salutata come acqua viva.

Adesso davanti alla donna di Samaria c’è l’acqua viva: è Gesù!

Gesù pian piano conduce la Samaritana alla scoperta della sua identità: giudeo, operatore di prodigi, profeta, Messia, inviato del Padre, Salvatore del mondo.

Attraverso l’incontro, la donna è passata dalla chiusura e dal dubbio all’apertura, alla meraviglia, alla fede incerta e, infine, alla piena confessione.

L’anfora rimane sul pozzo perché ci sarà un ritorno, il ritorno della donna e dei samaritani. Che cosa ci dice quell’anfora lasciata presso il pozzo?

Perché Gesù beva? Per dirci che la donna non ha più bisogno d’attingere acqua?

Forse viene lasciata lì per proporci l’esperienza sacramentale, il nostro incontro con la persona viva di Gesù attraverso il sacramento, segno della sua presenza.

Chiunque beve quest’acqua avrà un’acqua che gorgoglia dentro di lui, diventerà lui stesso pozzo d’acqua viva!