Turismo per tutti: promuovere l’accessibilità universale

Il 15 ottobre si è tenuta nella Repubblica di San Marino (Centro Congressi Kursaal) la celebrazione nazionale della Giornata Mondiale del Turismo (GMT) sul tema dell’accessibilità per tutti al turismo. Il Vescovo Andrea Turazzi ha tenuto questa introduzione.

La nostra diocesi è onoratissima di accogliere il convegno che ha per tema turismo e accessibilità. Rivolgo un saluto di benvenuto a tutti i partecipanti: organizzatori, relatori, autorità. Interpreto il desiderio di tanti, tra i presenti, di ascoltare le esperienze in atto di “turismo accessibile”. Consentitemi di presentare loro la diocesi di San Marino-Montefeltro. Essa si estende per ottocento chilometri quadrati di montagna. Comprende territori di due stati, San Marino e Italia, due regioni, le Marche con la provincia di Pesaro Urbino e l’Emilia Romagna con la provincia di Rimini. Nell’insieme costituisce una certa unità culturale e geografica: il Montefeltro. Il Montefeltro appare una meraviglia al visitatore che – ad esempio – da Sant’Agata scende e risale verso Pennabilli. Sullo sfondo di un cielo spesso blu, vi vengono incontro volumi di verde, qua e là trapuntati di pievi solitarie, di chiese abbracciate da minuscoli borghi e chiostri deliziosi: tutto rigorosamente in pietra. Si dice che grandi maestri come Piero della Francesca e Leonardo da Vinci vi abbiano intinto il pennello ricreandone i colori, le atmosfere e le armonie. Se varcate la soglia di una chiesa, per piccola che sia, la vedete ancora ricca dei segni del Mistero. Qui, la fede cristiana ha lasciato con prodigalità testimonianze tangibili. Anche chi è di altra cultura e di altre convinzioni, percepisce che su questo territorio il cristianesimo ha avuto l’irradiazione di un bagliore entrato nella storia.
La Chiesa sammarinese-feretrana ha una lunga e venerabile tradizione: è terra prediletta, abitata da una popolazione tenace, schietta, aperta ai valori spirituali e umani. Fondata da due missionari – Marino e Leone – ha espresso lungo i secoli una geniale inculturazione della fede cristiana. Ne fanno testimonianza la memoria di santi e beati, le comunità monastiche e religiose che l’hanno scelta come ambiente ideale, l’ininterrotta trasmissione dei contenuti del Cristianesimo attraverso la famiglia. Sul monte Titano è sorta un’esperienza sorprendente di socialità e di libertà civile, guardata con ammirazione dal consesso delle nazioni: la Repubblica di San Marino, fedele alle sue radici da oltre 1700 anni!
Sul monte Feretrum – che dà il nome al territorio adiacente – hanno trovato unità, sotto la guida del vescovo, le popolazioni delle valli attorno divenute talvolta oggetto di contesa dei potenti di turno. Restano testimonianze di pietra, di preziosi documenti e di arte.

Vi propongo, confidenzialmente, una esperienza personale. Ho un fratello paraplegico che si sposta con la carrozzina. È in questa condizione da vari anni a causa di un incidente stradale. Nei giorni della mia prima venuta nel Montefeltro ha voluto accompagnarmi insieme agli altri fratelli a visitare alcuni luoghi di questo magnifico territorio. Siamo saliti a San Leo. Era una giornata di nebbia; una nebbia che ovattava i rumori e velava delicatamente le case, la Pieve e la Cattedrale. Si scorgeva appena, su in alto, la sagoma della fortezza. Non fu possibile accompagnare mio fratello disabile all’interno della Pieve e della Cattedrale: troppo sconnessa la salita alla Cattedrale e inaccessibile la Pieve, raggiungibile solo attraverso una ripida scaletta di pietra. Mio fratello rimase nella piazzetta accanto alla fontana rivolto verso l’abside della Pieve. Dopo la visita l’abbiamo raggiunto. Era assorto e incantato a contemplare quell’architettura, quegli spazi e quei volumi che costituiscono la meraviglia di San Leo. Ci accolse con queste parole: «Qui anche le pietre pregano! Ho pregato con loro». Col racconto di questa esperienza rivendico la possibilità per tutti di incontrare, di fruire, di partecipare ad esperienze di bellezza: arte e paesaggi. Voglio anche sottolineare la rivincita della bellezza, un mistero così radioso da non potersi misurare quantitativamente. Il problema vero è educare ed educarsi alla bellezza. Introdurre alla contemplazione. Turismo per tutti significa mettere ognuno in grado di apprezzare e godere della bellezza.

Si parla di accessibilità. La preoccupazione va subito ai costi, alla disponibilità delle attrezzature di accoglienza, ai servizi. Accessibilità è anche abbattimento delle barriere. Ma – vorrei dire – accessibilità è soprattutto mettere in condizione le persone di saper cogliere la bellezza. In questo senso l’accessibilità è una missione educativa. Da qualche giorno abbiamo inaugurato nella diocesi di San Marino-Montefeltro l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, una realtà fondamentale per la formazione “ad intra”, ma anche “ad extra”. Abbiamo denunciato in quella circostanza, l’analfabetismo religioso così diffuso e talvolta alimentato da pregiudizi, ad esempio quello di sapere già abbastanza o quello alimentato da un certo timore verso il “sapere religioso”. Come fruire dell’arte, della letteratura, della musica, senza una conoscenza della fede cattolica che ha condizionato mirabilmente la nostra cultura italiana ed europea?
Dunque, accessibilità economica (conosciamo la forte incidenza che il turismo ha nell’economia dello stato, ma anche come la disponibilità economica renda possibile il turismo stesso), accessibilità strutturale (per un turismo disponibile e raggiungibile per tutti), accessibilità educativa (comunicazione e comprensione delle opere e dei percorsi).
A mio fratello – torno all’esperienza narrata – bastò anche solo l’abside di quella Pieve per vivere una esperienza emozionante. La bellezza è da cercare, non è mai svenduta: si dà ma non sfacciatamente. C’è sempre dell’«implicito» come avviene per la Bellezza più bella che è il Deus absconditus!

Turismo: una parola che allude al camminare per tappe, al percorrere, all’andare alla ricerca. C’è un camminare che si fa coi piedi e con le gambe: è il cammino dei mercanti e dei vagabondi. Ci vogliono piedi e gambe, ma non solo. C’è il cammino che si fa con gli occhi: è quello dei curiosi che vogliono portarsi a casa le immagini di tutto ciò che vedono. Ci vogliono le macchine fotografiche e i cellulari, ma anche questo non basta. C’è chi cammina col cuore, allora il suo cammino diventa un incontro. Il suo andare crea legami e porta con sé qualcosa di vivo: un seme che sboccerà a suo tempo. Grazie.