XXVIII Domenica del Tempo ordinario Sante Cresime

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Montegiardino, 12 ottobre 2014

Is 25, 6-10
Sal 22
Fil 4, 12-14.19-20
Mt 22, 1-14

Cari amici, cari genitori,
questi ragazzi hanno terminato il percorso dell’iniziazione cristiana; sono adulti nella fede. Un grande maestro della Chiesa antica ci ha lasciato questa testimonianza: vedeva i cristiani che uscivano dalla chiesa come leoni con lingue di fuoco – “tamquam leones ignes spirantes” – per incendiare d’amore la città. Forse Leone Magno – così si chiamava quel maestro – aveva letto una pagina stupenda della Bibbia, quella del giovane Sansone che, per sconfiggere i Filistei, nemici di Israele, catturò trecento volpi; poi prese delle torce, le legò alle code delle volpi, le accese e le mandò nei campi di grano dei Filistei. La Bibbia dice che ci fu un grande incendio che si estese anche oltre i campi di grano (cfr. Giud 15, 4-6).

Ricevendo la Cresima, voi ragazzi diventerete come le nostre volpi lanciate alla conquista, una conquista di amore, di bontà. Voi direte: “Ma io sono solo un ragazzo, solo una ragazzina, che cosa posso fare?”. Invece noi vediamo e crediamo che la potenza del Signore scende su di voi (è per questo che oggi facciamo tanta festa per voi). Tra poco il Vescovo stenderà le mani su di voi come facevano gli apostoli; il Vescovo è un successore degli apostoli. Se siete uniti al Vescovo, siete uniti agli apostoli; se siete uniti agli apostoli, siete uniti a Gesù. Se uno pensa di essere cristiano benché disunito dal Vescovo è disunito dagli apostoli e quindi da Gesù. Come nel cenacolo il Vescovo invocherà la potenza dello Spirito Santo perché discenda su di voi. Poi, profumerà la vostra fronte con il Crisma, simbolo dello Spirito invisibile e impalpabile. La sua fragranza tuttavia colmerà di ebbrezza questo luogo e soprattutto le vostre persone.

Vorrei fermarmi su una parola del Vangelo di oggi. Racconta di un re che ha una grande sala e non tollera sia vuota; non gli piace far festa da solo. Invita delle persone, ma si rifiutano, che peccato!… Verrebbe da dire “peggio per loro”, ma lui non si rassegna e manda i suoi servi a cercare gente per la sua festa. Manda noi, manda voi cresimati agli incroci delle strade, fra la gente. Immaginate di stare ad una rotonda nella strada che sale verso Montegiardino, oppure di sedervi in un angolo di una piazza su in città, a San Marino. Vedrete l’andirivieni delle persone: anziani che passeggiano, ragazzine “a cui piace di piacere”, ragazzi in moto fermi al semaforo pronti a partire, alcune signore che vanno a fare la spesa, una mamma con il suo bimbo nella carrozzella, qualche studente con i libri sotto il braccio, un parroco… Tutta quella gente è amata, tutti sono candidati alla festa di nozze. Per quanto mi riguarda, vorrei estirpare dal mio linguaggio la parola “lontani”, per indicare quelli che non vengono in chiesa, quelli che non praticano, quelli che hanno altra convinzione. Vorrei strappare questa espressione perché, dicendola, sembra che io sia un vicino e loro i lontani, mentre solo Dio sa chi è vicino e chi è lontano. E poi, come posso considerare “lontana” una creatura per cui il Signore ha dato la vita, una persona per cui il Signore prepara questa grande sala per far festa? Quando mi capita di andare in grandi assembramenti mi sorprendo a pensare che ognuna di quelle persone è unica, speciale, amata da Dio… che cosa posso fare per loro? Non grandi cose, ma posso offrire un sorriso, un’attenzione; posso non sottrarmi ad un atto d’amore richiesto. Anch’io sono “uno della folla” che attraversa la piazza, percorre la strada, scivola via veloce per i suoi affari. Anche le mie giornate sono concitate e la mia agenda fitta di impegni. Il Signore mi chiede un appuntamento. Che cosa rispondo al suo invito? E voi? Abbiamo spazio per lui? Oppure siamo così ripiegati su noi stessi da non accorgerci di chi ci passa accanto?

Grazie Signore, perché ci inviti nella sala grande e bella delle nozze. É questa bellissima chiesa, ornata di fiori, tutta pulita e in ordine…È così perché siamo attesi ogni domenica. D’ora in poi verremo non per un obbligo (non si va ad una festa per obbligo!), ma perché sappiamo che ci sarà un incontro speciale. Ciò che fa bella la Messa è la certezza che in essa incontriamo la persona viva di Gesù. Veniamo per amore, con gioia!