26 maggio – Come colomba

Giacomo, detto il Maggiore, figlio di Zebedeo, fu chiamato da Gesù insieme al fratello Giovanni. Fu testimone privilegiato di alcuni episodi importanti della vita di Gesù: ha assistito al miracolo della risurrezione della figlia di Giairo, fu presente alla trasfigurazione sul monte Tabor e fu accanto a Gesù nel momento terribile del Getsemani. Sarà il primo degli apostoli a dare la sua vita per il Signore nell’anno 44, sotto la persecuzione di Erode Agrippa; quindi, fu il primo degli apostoli a ricongiungersi con il Maestro.
«Qui nel cenacolo – dice Giacomo il Maggiore – abbiamo pensato alla discesa dello Spirito Santo su Gesù al momento del Battesimo nel fiume Giordano. Era impossibile non ricordare quell’episodio di cui siamo stati anche noi testimoni. I Vangeli che raccontano il momento del Battesimo del Signore offrono testimonianze che concordano nel raccontare la presenza miracolosa dello Spirito su Gesù, ma oscillano su alcuni particolari. Ad esempio quello della colomba. Qualcuno dice che fu Giovanni Battista a vedere i cieli aperti mentre lo Spirito si posava su Gesù come una colomba; qualcun altro assicura che è stato Gesù a notare la colomba. Luca afferma esplicitamente che la colomba è lo Spirito Santo in apparenza corporea».

Vorremmo fare una domanda all’apostolo Giacomo: perché la colomba diviene simbolo dello Spirito Santo?
«Incontriamo il simbolo della colomba tre volte nelle Sacre Scritture», così esordisce Giacomo. «La prima quando la legge prescrive che la presentazione di un neonato al tempio sia accompagnata dall’offerta di un agnello oppure di una colomba o di una tortora. Maria e Giuseppe quando hanno portato Gesù al tempio hanno dato l’offerta dei poveri, la colomba. La colomba sta a significare un essere indifeso. Ritroviamo il simbolo della colomba nel Cantico dei Cantici. L’amato chiama la sua amata paragonandola alla colomba: “O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia… mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce”. Qui la colomba è simbolo di amore tenero».
«Dopo il diluvio – continua Giacomo – Noè mandò alcuni uccelli ad esplorare la distesa fangosa che emergeva poco a poco dalle acque. Il corvo non tornò; la colomba sì. Noè attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo.
La colomba annuncia che Dio ha deposto definitivamente la sua ira e ha deciso di offrire agli uomini un’alleanza di cui l’arcobaleno sarà il segno definitivo. Il Signore, come un guerriero, ha appeso al chiodo il suo arco. La colomba ritorna nell’arca mentre il corvo non si fa più vedere. Proprio per questa sua fedeltà diventa messaggera del rinnovamento del mondo dopo il diluvio. Il ramoscello di ulivo, appena germogliato, dimostra che il diluvio non ha reso sterile la terra ma l’ha purificata, l’ha, per così dire, creata di nuovo dall’acqua».
Caro Giacomo, sei stato molto convincente. Ora comprendiamo perché lo Spirito Santo viene raffigurato con la colomba. La colomba, poi, ci fa ricordare anche i frutti dello Spirito. Ce li ha elencati l’apostolo Paolo nella Lettera ai Galati: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Nove frutti di un unico Frutto.

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L’impegno per la giornata di domani è: fare pace di cuore con chiunque ci ha creato o ci crea qualche difficoltà. Continuiamo il gioco del “prediletto” della Madonna nella nostra famiglia.