Discorso durante la Preghiera ecumenica

San Marino Città (RSM), 25 gennaio 2021

Settimana per l’unità dei cristiani

1.

Nell’atto della consacrazione episcopale due diaconi tengono aperto il libro dei Vangeli e lo distendono sul capo del candidato vescovo: un gesto stupendo, pieno di significato. Il vescovo è sotto la Parola. La Chiesa vive della Parola. Ricordate Gesù durante la tentazione nel deserto, quando ripesca la frase del Deuteronomio: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»? La Chiesa è convocata dalla Parola del suo fondatore, Gesù.

2.

Il secondo pensiero che vorrei dire è la sottolineatura di una responsabilità: è vero che siamo sotto la Parola, ma la Parola ci è anche stata consegnata. Come Samuele è nostro compito «non lasciare andare a vuoto una sola della sue parole» (cfr. 1Sam 3,19). Servizio precipuo della Chiesa è custodire la Parola, e poi studiarla, amarla, baciarla con venerazione. La Parola è affidata a noi non perché la teniamo come un tesoro geloso, ma per trasmetterla, per diffonderla.
Per noi cattolici l’interpretazione autentica della Parola, scritta e trasmessa, è affidata al magistero della Chiesa, ma non in senso dispotico o arbitrario. È molto importante nella Chiesa lo studio della Parola di Dio sotto l’azione dello Spirito Santo.

3.

L’ultimo pensiero che vorrei dire lo prendo dal grande avvenimento di cinquant’anni fa: il Concilio Ecumenico Vaticano II. Fu un Concilio pastorale, ma in filigrana erano presenti nuovi slanci, nuovi virgulti, quasi una nuova teologia fiorita sull’antico a proposito della divina Rivelazione. Si diceva: «Che cos’è la divina Rivelazione?». La divina Rivelazione è l’insieme delle verità che Dio ci ha rivelato. Dato che Lui non inganna e non s’inganna le riteniamo per vere. Quindi la Rivelazione veniva intesa come un pacchetto di verità che ci venivano consegnate. Non restava che obbedire.
Quello che è stato insegnato non è sbagliato, ma è imperfetto, incompleto. Il Concilio ha detto una cosa meravigliosa: «La divina Rivelazione è Dio che per la ricchezza del suo amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con loro per invitarli e ammetterli alla comunione con sé» (DV 2). Allora quando prendiamo in mano le Sacre Scritture possiamo dire che sono la lettera che Dio scrive ad ognuno di noi, una lettera d’amore, scritta per stabilire una relazione con noi. Per noi leggere le Sacre Scritture non è come leggere un classico, un capolavoro che emoziona ed entusiasma. No. Quando apriamo il libro delle Sacre Scritture è Dio che si intrattiene con ognuno di noi come con un amico. Un Dio amico! Allora dietro le parole, cerchiamo la Parola, il Verbo che «si è fatto carne» (Gv 1,14).