Festa di San Leone

S.E. Mons. Andrea Turazzi
Cattedrale di San Leo, 1 agosto 2014

 

Mt 7, 21-27
Festeggiamo San Leo, scalpellino e missionario, insieme a San Marino architetto di una società costruita sul Vangelo. E la pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato ci ripropone la parabola dei due architetti: uno costruisce la casa sulla roccia, l’altro sulla sabbia. Piogge, bufere, esondazioni non sono risparmiate né all’una, né all’altra casa. Ciò che fa la differenza – fuori di metafora – è se sono fondate sulla Parola di Gesù.
Penso alle nostre famiglie: case da costruire solidamente. E Gesù ha parole importanti sulla famiglia. Le conosciamo. Le accogliamo. Scommettiamo su di esse.
Gesù è entrato povero nel mondo e povero ha voluto rimanere fino a dire che non aveva una pietra dove posare il capo e una tana in cui rifugiarsi (cfr. Lc 9, 58). Ma ha voluto una famiglia! A questa non ha rinunciato.
La tradizione del nostro popolo ha sempre onorato la famiglia. Si dice che la famiglia oggi è in crisi. In crisi è la società; e, perché in crisi, condiziona, scoraggia, destruttura quella che è il suo primo elemento fondante.
Non abbiamo paura ad affrontare l’argomento, a prendere in considerazione le idee che mettono in discussione certezze assodate e le tendenze che sconvolgono equilibri che sembravano raggiunti una volta per tutte.
Non siamo paladini del “si è sempre pensato così” o del “si è sempre fatto così”. Non ci sottraiamo alla riflessione sulla famiglia: riflessione pacata, aperta al nuovo, condotta in tutta franchezza. Cogliamo questa opportunità. Mettiamo in campo – prima ancora della nostra fede – una visione di famiglia che si basa su un umanesimo integrale, sulla ragione e su quello che riteniamo il meglio per la nostra società. Non è detto che il meglio sia il più facile. Stolto sarebbe chi, per conquistare una montagna, pensasse di abbassarla anziché trovare sentieri.
Sulla scia dei Padri fondatori abbiamo sentieri praticabili. Mettiamo in rete testimonianze sulla bellezza della vita in famiglia, sulla ricchezza che apporta alla società, sul di più per la crescita dei bimbi, sull’aiuto indispensabile agli anziani e ai disabili, sulla pienezza di vita e di amore degli sposi.
La bellezza della famiglia salverà il mondo! Un progetto non solo bello… ma realizzabile!
Così intesa la famiglia non è solo una inevitabile istituzione o una consuetudine, ma è un’avventura aperta al dono di sé, al futuro di umanità più matura.
Le difficoltà che le famiglie incontrano (compresi i fallimenti) non smentiscono il progetto. Semmai, rappresentano una sfida che impegna tutti a trovare nuovi stili, a preparare all’amore e a pensare adeguate politiche famigliari. Non intendiamo mancare di rispetto a nessuno quando riconosciamo “famiglia” solo quella fondata sull’amore fra uomo e donna. Le persone che si uniscono diversamente da questa troveranno eventualmente altri riconoscimenti e altre tutele. Vivere è rispondere: effettivamente alla vita siamo stati chiamati. E siamo stati chiamati ad essere uomo e ad essere donna, impegnati a rispondere nella libertà a questa prima e originaria vocazione.
Il futuro dell’umanità dipende dal futuro della famiglia e il destino della famiglia è nelle nostre mani. Non sentite la vertigine di questa responsabilità?
Non siamo contro nessuno, né ci interessa lo scontro, vogliamo solo partecipare alla comune ricerca, offrire un servizio obiettivo e proporre itinerari educativi all’amore basati sulla dignità della persona. Perché il mondo sarà di chi lo ama di più!
«Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia» (Mt 7, 26).

Permettete che dica una parola anche sulla “casa”, la famiglia che noi sacerdoti e religiosi abitiamo e vogliamo abitare con gioia: il nostro presbiterio. Il Signore che abbiamo scelto come il tutto della nostra vita è il fondamento roccioso della nostra casa. Ma ci aiuta pure quel sentimento bello e prezioso, conosciuto e coltivato da Gesù: l’amicizia. L’amicizia è una simpatia reciproca e una intesa profonda fra persone a volte molto diverse, ma non è basata sull’attrazione uomo-donna sesso come è l’amore coniugale. E’ unione di anime, non di corpi. In questo senso gli antichi dicevano che l’amicizia è “un’anima sola che vive in due corpi” (Aristotele).
L’amicizia può costituire un vincolo più forte della stessa parentela. E’ essenziale per l’amicizia che essa sia fondata su una comune ricerca del bene e dell’onesto. Quella tra persone che si uniscono per fare il male, non è amicizia ma complicità.
L’amicizia è diversa anche dall’amore del prossimo; questo deve abbracciare tutti, anche chi non riama, anche il nemico, mentre l’amicizia esige la reciprocità, la corrispondenza.
La Bibbia è piena di elogi dell’amicizia. «Un amico fedele è sostegno potente; chi lo trova ha trovato un tesoro» (Sir 6, 14). Ma anche la storia della santità cristiana conosce esempi di amicizie famose.
Certo, con Gesù la realtà dell’amicizia compie un salto di qualità, perciò Gesù ha potuto dire: «Non vi chiamo più servi, ma amici, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone» (Gv 15,15). Fondata su questo, la nostra amicizia è solida e non teme il soffiare dei venti, ossia le inevitabili cadute, il cadere delle piogge che minacciano di sgretolare gli ideali che tutti abbiamo scelto, lo straripare dei fiumi che sono le prove della vita e del ministero (andiamo a rileggere il n. 43 della Novo Millennio Ineunte sulla spiritualità di comunione). Amici inseparabili per l’amicizia all’Amico comune: Gesù!

La casa della famiglia, la casa del nostro presbiterio: un’unica casa, la casa più grande della Chiesa, fatta di pietre vive, basata sulla Pietra angolare che è Cristo, che ha per legge la legge della carità, per fine il Regno di Dio (cfr. LG 9). Anche alla Chiesa non saranno risparmiati soffio di venti, cadere di piogge, esondazione di fiumi. Ma «le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 17). Anzi, «sarà veduta scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. […] Non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra le porteranno il loro splendore» (cfr. Ap 21). Questa la nostra fede; questa la nostra speranza; da qui la nostra carità!