“I fatti e i giorni” dal 4 all’11 gennaio 2015

Settimana dal 4 all’11 gennaio 2015

“Fervet opus”

“Fervet opus”. Sono le parole con le quali il profeta Virgilio descrive il fervore dell’alveare. Non c’è metafora più azzeccata per raccontare la vivacità della diocesi nelle sue molteplici espressioni. La comunità è stata travolta dall’onda natalizia dell’amore misericordioso di Dio.
Tante le iniziative: momenti di preghiera, concerti, recite, presepi, presepi viventi, scambi di auguri, incontri…
L’anno liturgico, prima col tempo dell’Avvento e poi con quello del Natale, ha dato modo di rivivere un incontro ravvicinato con Cristo. Il clima natalizio ha contagiato città e borghi, ha riproposto i grandi temi della fede cristiana che – nonostante tutto – palpita ancora sotto strati di polvere e di ceneri, ha sottratto all’oblio tradizioni cariche di contenuti.
La notte di Natale è stata vissuta da qualcuno come la notte del censimento, come Maria e Giuseppe “scesi nelle proprie città per farsi registrare”. Ed è stato un ritorno alle proprie radici, un sentirsi a casa propria. Qualche altro si è ritrovato di fronte al “colpo di scena” di un Dio che “stanco” di millenari discorsi su di lui (dall’antica sapienza alla astrologia, dalla filosofia alla poesia) finalmente si fa vedere col volto di un bambino adagiato in una mangiatoia.
Per tutti è stato un ritrovarsi nuovamente davanti ad un mistero che stupisce, sorprende, incanta, converte, conquista.
Adesso si ritorna nel “tempo ordinario”. Sbaglia chi lo considera di basso profilo liturgico-spirituale. In realtà, il tempo ordinario è preziosissimo: educa a vivere in modo straordinario il quotidiano; insegna a dare solidità alla fede. Gesù ha trascorso quasi interamente la sua vita ordinaria a Nazaret: trent’anni su trentatrè!
Di solito la si chiama “vita nascosta”. In realtà Nazaret rappresenta la clamorosa manifestazione dello stile di Dio: annuncio del Regno già presente fra noi, prossimità “domestica” del Figlio di Dio, missione redentrice in atto. E questo è molto più che un tempo di preparazione per il Messia o del prologo al Vangelo: è rivelazione!
Realtà stupende! Ma noi siamo in cammino. Veniamo da una settimana tremenda.
La strage jihadista al giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi, ha causato 12 vittime e tanto smarrimento e insicurezza. Il tutto è accaduto in una modalità e con una efferatezza da farci sentire in trincea. Ma non possiamo permetterci di perdere la speranza. L’Islam inautentico dei terroristi vuole lo scontro tra “in-civiltà”. L’assassinio si accompagna non alla presenza, ma all’assenza di Dio, anzi alla sua negazione. L’intenzione è evidente: porre nel cuore dell’Europa la violenza senza legge. Ma l’Europa ha da mostrare che la speranza del mondo è l’integrazione. La sua missione è ricomporre i pezzi in un quadro di pace per tutti i popoli e tra tutti i popoli; nel rispetto reciproco tra religioni, culture, civilizzazioni.
È questa l’Europa che vogliamo. Il mondo che vogliamo.
Ci uniamo a quanti chiedono una esplicita e convincente condanna del terrorismo dal parte del mondo islamico, ma chiediamo anche rispetto per la fede di tutti e il rifiuto di ogni derisione.
Ma il sole sorge ancora sull’umanità.