La Chiesa che vorrei…

«Ti faccio una domanda personale: che rapporto hai con la Chiesa?».
«Veramente non ho nessun rapporto…».
«Allora ho proprio bisogno di te!».
Ho deciso di intraprendere così la consultazione sinodale nel mio ambiente lavorativo, avvicinando il mondo delle persone in ricerca o dei “lontani” dalla Chiesa.
I colleghi che ho intervistato occupano posizioni di vario genere, spesso non direttamente collegate tra loro, mentre io, occupandomi di manutenzione degli impianti, collaboro con i vari reparti e sono riuscito ad instaurare con alcuni un rapporto che va oltre l’ambito professionale. Mi sono presentato proprio a questi ultimi con un foglio contenente una breve introduzione sul Sinodo: di cosa si tratta e su quali temi interpella ogni persona. Essendo un argomento che coinvolge la vita personale e non avendo tutti lo stesso livello di amicizia e confidenza tra loro, ho preferito avvicinare le persone “a tu per tu”, affinché si sentissero maggiormente libere di esprimersi, evitando l’imbarazzo che avrebbe potuto nascere in un vero e proprio Gruppo Sinodale.

«Ti senti ascoltato? Come vedi la Chiesa? C’è qualcosa o qualcuno che ti ha deluso? Cosa ti aspetti dalla Chiesa?»: queste, in sintesi, le domande proposte per la meditazione personale. Ho cercato, innanzitutto, di mettere a proprio agio il mio interlocutore senza fare pressioni e rassicurando sulla riservatezza e sulla libertà con cui poteva esprimersi.
Dopo una settimana, sono tornato dai “prescelti” per informarmi su come procedeva la riflessione. «Ho quasi fatto, a breve ti porto le risposte» – mi sono sentito dire – ed in effetti così è stato.
Attualmente sono riuscito a coinvolgere poche persone, ma ho percepito un grande interesse ed entusiasmo nell’aprire il proprio cuore a questa chiamata del Papa.

«Ti senti ascoltato?». «Non sempre è così…», mi scrive Gianfranco, proseguendo il discorso con il racconto di due esperienze, una negativa ed una positiva. In ogni caso ho recepito grandi attese di ascolto da parte della Chiesa; attese che a volte sono state accolte, altre volte sono state deluse. Molto dipende dall’esperienza personale, spesso maturata in occasione dei sacramenti dei figli.

«Come vedi la Chiesa? C’è qualcosa o qualcuno che ti ha deluso?». Questa seconda tematica comprende anche lo stile comunicativo e la testimonianza dei cristiani. Luca, nonostante si definisca agnostico, è un accanito lettore dei messaggi del Papa e spesso li condivide. Alcuni hanno amici credenti e vedono in loro una testimonianza vera, sempre pronti al confronto ed allo scambio di idee.

«Ti senti parte della comunità cristiana?». Le risposte variano dal “sì” al “ni”. L’andare verso l’altro dovrebbe essere la linfa della comunità, ma non sempre viene recepita un’accoglienza autentica; spesso è di ostacolo la vita frenetica delle famiglie e, a volte, si perde fiducia a causa degli scandali perpetrati da uomini di Chiesa. Però, tutti si sentono parte della Chiesa, direi un’appartenenza radicata nel proprio DNA, spesso ereditato da genitori e nonni.

«Qual è la missione della Chiesa? Cosa ti aspetti da essa?». Qui ho trovato unanimità: avvicinare i lontani, annunciare e testimoniare l’amore di Dio, farsi prossimi.

Ma non è tutto oro ciò che luccica! Ho ricevuto anche una totale accusa nei confronti della Chiesa, che evidenziava fragilità e meschinità. «Mi dispiace che mi vedi così…», ho risposto quasi d’impulso al mio “avversario”, che è rimasto molto sorpreso dalla mia reazione. «Perché io faccio parte di quello che hai appena descritto», ho aggiunto. Da questo breve scambio di opinioni è nato, poi, un bellissimo confronto, da cui sono emerse ferite lontane, delusioni, ma anche esperienze da ricordare.
Riflettendo sui contenuti delle conversazioni, mi chiedo perché questi colleghi si siano allontanati dalla propria comunità cristiana, visto che in loro sono ancora presenti grandi aspettative nei confronti della Chiesa. Le risposte che mi sono dato sono molteplici. È solo colpa dei nostri limiti umani? O l’aver vissuto una fede che non cambia la vita? Oppure l’aver avuto una famiglia d’origine che non ha trasmesso con convinzione questi valori? Credo che ognuno abbia la sua originale, unica, risposta.
Anch’io ero un “lontano”, ma un periodo di crisi interiore e poi di incontri con le persone giuste mi ha riportato a Gesù.
In questi mesi di cammino sinodale mi prefiggo di continuare ad “importunare” altri amici e colleghi per raccogliere le loro preziosissime testimonianze di vita, nella speranza che nasca un dialogo sempre bello, libero e schietto, che permetta di arricchirsi reciprocamente.

Massimiliano Meloni