Lisbona: capitale dei giovani

1° agosto 2023

A detta di qualche osservatore, la liturgia d’inizio della GMG non ha avuto mai così tanta partecipazione come questa volta. Non mi è possibile raggiungere i ragazzi: troppa folla. Ci si perde. Il punto di accesso al luogo della celebrazione eucaristica d’inizio GMG si trova all’ingresso di un grande giardino botanico. Un addetto mi assicura che vi sono tutte le piante importate dai territori delle colonie portoghesi. Attraversiamo gran parte del giardino: è favoloso!
Lisbona sta diventando, in questi giorni, una capitale mondiale; lo è stata nel passato come impero coloniale, oggi lo è nell’accoglienza di tanti giovani e nel far credito ai loro sogni. Il cardinale Manuel Clemente (patriarca di Lisbona) ha rivolto un caloroso saluto e, facendo riferimento a quell’avverbio che andiamo ripetendo, ha raccomandato ai giovani l’urgenza dell’annuncio del Vangelo. Dai porti della Lusitania (Portogallo) sono salpate schiere di missionari e missionarie per mezzo mondo; oggi sono questi giovani che possono portare il messaggio di Gesù: portarlo con le forme nuove della comunicazione e con il loro stile.
Da oggi sono in albergo a disposizione della Segreteria della pastorale giovanile CEI per gli incontri di approfondimento con i giovani. GMG non è soltanto marce forzate lungo le vie di Lisbona, non è soltanto festa e abbracci internazionali, non è soltanto Bans e canzoni. Nella GMG si vivono momenti prolungati di silenzio, di ascolto e di condivisione. Come Maria si alzò “in fretta” per andare verso Elisabetta, così i giovani sono invitati a mettersi in gioco attorno alle grandi sfide di oggi, come la fraternità, la cura del creato e la pace. I giovani hanno anche molto da dire su questi temi. Ci mettiamo in ascolto dei loro pensieri. La fede è una grande risorsa e i ragazzi ce lo stanno dimostrando: sento che dobbiamo osare di più nelle proposte e non arrestarci alle apparenze contrarie.
In un momento di sosta, dalla mia stanza d’albergo – 7° piano – sento cantare “Romagna mia”. Balzo in piedi, mi affaccio alla grande finestra, ma non sono “i nostri”. D’altra parte, la Romagna è grande e siamo tutti amici, anzi fratelli.

+ Andrea Turazzi