Omelia nella Festa della Natività

Santa Maria d’Antico, 8 settembre 2019

(da registrazione)

Ester 8,3-8.16-17
Sal 89
Ap 12,1-2
Lc 14,25-33

Vi saluto tutti con tanta simpatia, in questo nostro appuntamento annuale nel giorno del compleanno della Madonna. Adesso lei è in paradiso, pertanto gli anni non contano più, ma per noi sulla terra è bello ricordare la data della sua nascita, anche se è convenzionale (non si sa esattamente la data di nascita di Maria di Nazaret, la madre di Gesù). Maria è nata in uno dei nostri giorni, è entrata nella nostra storia, è come l’aurora che porta il sole, Gesù.
La liturgia di questa sera ci fa leggere una pagina del libro di Ester, un libro della Bibbia scritto per tempi difficili come i nostri. Ma quando mai i tempi sono stati facili?
Ester, la protagonista, è una ragazza orfana che porta scritta nella sua storia personale la sofferta realtà della diaspora giudaica (l’esilio: Babilonia, attraverso i suoi principi, aveva annientato la città di Gerusalemme e portato via i responsabili, i dirigenti, la nobiltà di Israele; ciò è stato come decapitare il popolo di Israele). La vicenda di Ester si svolge nei sontuosi palazzi del re di Persia e assomiglia – spero che gli esegeti non mi sgridino – alla fiaba di Cenerentola: anche qui c’è un capovolgimento delle sorti. Ester, povera, orfana, piccola, indifesa, ad un certo punto si trova ad essere regina. Come succede questo? In breve: la regina del re Assuero, Vasti, si rifiuta di comparire davanti al re che vuole mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza. Una femminista ante litteram, questa regina! «È un oltraggio», gridano i saggi di corte. Non sia mai che la regina si sottragga agli ordini del re! Si deve immediatamente sostituire l’orgogliosa regina. Viene bandito, allora, un concorso di bellezza: la più bella sarà regina al posto di Vasti. Anche la piccola Ester – il suo nome significa “Stella” – viene iscritta dallo zio che l’ha presa a casa sua da quando è rimasta sola e orfana. Il re rimane conquistato dalla sua bellezza e la vuole regina, accanto a lui. Intanto, a corte, un potente ministro del re, Amàn, sta organizzando un programma di sterminio degli Ebrei. Lo zio di Ester riconosce provvidenziale l’elezione della nipote: il Signore vuol servirsi di lei per salvare il suo popolo (anche Mosè era a corte e ci si trovò per caso, perché la mamma non aveva osato stendere la mano sul suo bimbo e l’ha adagiato in un cestello sul fiume Nilo; la figlia del Faraone, visto un cestello che galleggiava sulle acque, l’ha mandato a prendere, dentro vi ha trovato un bimbo, l’ha allevato ed è diventato il liberatore del suo popolo). Ebbene, Ester è come Mosè. Si è trovata, per caso (ma noi sappiamo bene che non esiste il caso, c’è un disegno), al punto giusto nel momento giusto. Per intercessione di Ester il popolo è salvo e lo zio di Ester viene esaltato, mentre il cattivo ministro viene punito. Per i Giudei era spuntata una luce, una stella: ci fu letizia, esultanza, onore. La liturgia di questa sera ci fa vedere, nella provvidenziale intercessione di Ester, il ruolo di Maria presso il Signore, che l’ha voluta come tenerissima madre e regina, accanto a Lui e accanto a noi.
Perché ricorrere a Maria? Perché la Chiesa sottolinea tanto il nostro legame con la Madonna? Per sentimentalismo? Forse che il Signore ha bisogno d’essere convinto? Sarebbe puerile pensarlo. L’Onnipotente vuole piuttosto coinvolgere la creatura nel suo piano d’amore e Maria, in questo piano, ha un posto singolare. La preghiera e il coraggio della piccola Ester sono figura della tenerezza e dell’amore di Maria. Mi viene da dire: non fu così anche alle nozze di Cana? Un avvenimento di paese, una festa di famiglia, un matrimonio. Non c’era più vino, gli sposi erano in imbarazzo. L’evangelista Giovanni, che ci ha tramandato questo racconto, fa sempre una lettura simbolica, più grande di quello che accade contestualmente. Gesù aveva detto: «Donna, non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4). La Madonna insiste e sposta in avanti – scusate il paragone – “le lancette” dell’ora di Gesù.
Stasera, mentre festeggiamo la natività di Maria, la nostra festa, come gli sposi di Cana di Galilea constatiamo che il vino scarseggia. Il vino della speranza, della salute, il vino dell’amore vengono a mancare. Ci mettiamo nelle mani di Maria. Sappiamo che lei non ci sta che dal più si scenda al meno. Lei vuole che dal meno si vada al più. E allora dice ai servi e a noi: «Fate tutto quello che lui vi dirà» (Gv 2,5). Così sia.