Omelia nella Festa della Natività

Eremo di Carpegna (Santuario Madonna del Faggio), 8 settembre 2019

(da registrazione)

Sap 9,13-18
Sal 89
Ap 12,1-2
Lc 14,25-33

Siamo venuti per fare gli auguri di compleanno alla Madonna. È un modo di dire, perché lei adesso è fuori dal computo degli anni. È nel possesso definitivo della gloria. Tuttavia, ricordiamo la “fortuna” che sia nata in questo mondo.
Nella chiesa di Secchiano, uno dei nostri borghi, è rimasto appena un lembo di un antico affresco nell’abside della chiesa: riporta il volto della Madonna, appena tratteggiato sullo sfondo grigio. I restauri adesso non si fanno mai ricostruendo daccapo, perché si vuole rispettare quello che è rimasto (si fanno restauri conservativi).
Dobbiamo confessare che i contenuti della fede in tanti cristiani di oggi, in noi, sono come il grigio di quell’abside, sono scoloriti. Tanti di noi hanno perso il contatto con la sorgente della fede che sono le Sacre Scritture, ma è rimasta una tenue traccia nell’anima: il volto di Maria. Sono convinto che, partendo dalla Madonna, si possa ricominciare.
Nella Chiesa delle origini la Madonna non ebbe un compito particolare, pari a quello del Battista e degli apostoli. Non fu un araldo ufficiale. Il Vangelo di Marco, che tratta esclusivamente della predicazione pubblica di Gesù, non le dedica se non qualche versetto. Matteo, Luca e Giovanni, invece, scoprono sempre più il suo compito, che non consiste soltanto nella sua consanguineità con Gesù. Maria è coinvolta negli avvenimenti con tutta la sua persona. Dice il Vangelo: «Ha conservato in cuor suo e meditato» (Lc 2,19.51) tutti gli eventi che riguardavano Gesù. Ha creduto, per questo Gesù la proclama “beata”. Ha concepito Gesù nel suo spirito, nel suo cuore, prima ancora che nel suo grembo. Dunque, la venerazione alla Madonna è evangelica (ha a che fare con i Vangeli).
Se fosse con noi qualche fratello protestante vorrei dire: «Non temere per la venerazione alla Madonna che noi cattolici sentiamo così tanto. Non togliamo niente a Gesù, al contrario». Ricordo che per un certo periodo è venuta da me (mi era stata affidata) una ragazza somala; era figlia di un dignitario importante di quella nazione ed era stata una guerrigliera; ora era profuga in Italia. Essendo luterana aveva chiesto che qualcuno le spiegasse un po’ il cattolicesimo. Un giorno mi fece questa domanda: perché il Seminario (il luogo dove ci trovavamo a parlare) è tappezzato di immagini della Madonna? Le dissi più o meno così: «Noi cattolici diamo molta importanza all’incarnazione. Veramente il Signore, il Verbo, si è fatto carne. È nato veramente da una donna, Maria. Questo fa onore a noi della razza umana».
Anche se nei Vangeli non si parla tantissimo di lei, da subito, però, la Madre di Gesù fu venerata dai cristiani. Ci stiamo preparando, come Diocesi, a partire per il pellegrinaggio in Terra Santa. Abiteremo per tre giorni a Nazaret. A Nazaret gli scavi archeologici hanno portato alla luce, sulla soglia di quella che viene ricordata come la casa della Santa Famiglia, le prime parole dell’Ave Maria. Sono pietre quasi contemporanee a Gesù (I secolo): «Kaire Maria», che vuol dire «Salute Maria, Ave Maria», come diciamo noi oggi: le stesse parole dell’angelo dell’annunciazione. I primi cristiani andavano in quella casa, povera, e sentivano già di venerare la Madre di Gesù. Incomincia così la storia che lega inseparabilmente il popolo cristiano con la Madre del Signore.
Fin da allora, la Teologia chiarisce che Maria non è il centro del mistero cristiano (il centro è Gesù), ma è al centro, La centralità di Maria è relativa a Gesù. Ma non vuol dire che è secondaria, come affermano i protestanti. Per comprendere Maria occorre la fede. La sua è maternità divina: quel che è nato in lei è opera dello Spirito Santo. Il Verbo ha preso carne e sangue da lei, nel suo grembo è stato ricamato e poi nutrito col suo latte. Gesù, uomo-Dio, viene da Maria, per questo i cristiani la chiamano la Madonna Madre di Dio. E lo è realmente, fisicamente. La donna che genera un figlio non è soltanto madre del suo corpo, ma di tutta la sua persona. Gesù è una persona divina. Dunque, Maria è madre di Dio.
I mistici cantano Maria come cielo tersissimo e purissimo sul quale il Verbo (la Parola) pronuncia se stesso. Il Verbo si fece carne. Ho trovato una frase molto bella di papa Benedetto XVI in uno dei libri di quando ero studente (e lui teologo), dedicata alla Madonna: «Chi si mette a disposizione di Dio, scompare con lui nella nube, nella modestia e nell’oblio, ma finendo così per partecipare alla sua gloria» (J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, 220). Allora contempliamo in lei la Figlia di Sion e la Serva del Signore, perché riassume tutta la realtà e l’attesa di Israele: «Rallegrati figlia di Sion… il Signore tuo Dio è in mezzo a te» (Sof 3,14-17).
Nella Madre di Dio i cristiani vedono rappresentata la Chiesa; è lei la donna vestita di sole. Il bambino che mette al mondo, Gesù Bambino, è insidiato: è la Chiesa che soffre persecuzioni e mali. La Chiesa è misticamente chiamata a mettere al mondo il Signore con la testimonianza coraggiosa, con la Parola vissuta, con i Sacramenti.
Come Maria, la Chiesa è sposa, una sposa che innalza perennemente una invocazione allo sposo: «Vieni, Signore Gesù» (Ap 22,20). In uno dei più suggestivi affreschi del Nuovo Testamento viene così raffigurata: «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: “Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto”» (Ap 12,1-2).
Un mistico persiano, Abbas Al-Tusi, morto nel 909, ha scritto: «Quando nel giorno della risurrezione saremo chiamati: “Oh uomini!”, la prima ad avanzare nel rango degli uomini sarà Maria, su di lei sia pace. Sarebbe meglio rinunciare a riunirsi, se lei non ci fosse» (Caterina Valdrè, I detti di Rabi’a). Sappiamo bene che lei c’è e siamo contenti di riunirci con lei nel Cielo. Così sia.