Omelia nella III domenica di Avvento

Mercatale (PU), 13 dicembre 2020

S. Cresime

Is 61,1-2.10-11
Lc 1
1Ts 5,16-24
Gv 1,6-8.19-28

Da dove scaturisce la pagina di Vangelo che è stata appena proclamata? Nasce dalla pagina del Vangelo secondo Giovanni ritenuta un “picco” del Nuovo Testamento, una delle pagine più belle, detta il “Prologo”, cioè l’ouverture del Vangelo di Giovanni (pagina che leggeremo il giorno di Natale). «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. […] In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. […] Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto; a quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,1.4.11-14).
Una pagina straordinaria che contiene tutti i temi che verranno trattati successivamente nel Vangelo. Un po’ come avviene nella lirica: nell’ouverture (brano introduttivo) – di solito eseguita solo dall’orchestra – vengono anticipati tutti i temi musicali che saranno presenti nell’opera. La pagina di oggi si aggancia, appunto, al “Prologo” di Giovanni.
Il primo Vangelo in ordine di tempo è quello dell’evangelista Marco, il quale dice che Vangelo non sono soltanto gli insegnamenti, le parabole, i miracoli di Gesù; Vangelo è la sua stessa persona. Gli evangelisti Matteo e Luca, poi, hanno voluto raccontare anche l’infanzia di Gesù. Dal momento della nascita Gesù è già “gloria di Dio”, pienezza del Vangelo. Giovanni risale ancora più indietro e dice che Gesù è il Verbo di Dio che esisteva ancor prima di incarnarsi. Giovanni Battista indica la presenza del Verbo fatto carne.
C’è una delegazione ufficiale che scende da Gerusalemme alle rive del fiume Giordano dove Giovanni battezza, con un segno austero che invita alla conversione, un rito di purificazione nelle acque. Gli inviati dicono: «Tu chi sei? Sei il Messia?». «Assolutamente no». «Sei Elia?». «No; mi vesto come il profeta Elia ma non sono Elia». «Allora sei il profeta atteso, il nuovo Mosè?». «No». «Ma allora chi sei?».
Durante la settimana, quando meditavo questo brano, mi sembrava che quella parola fosse rivolta a me: «Tu, Andrea, chi sei? Cosa dici di te stesso?». Sono stato severo con me, perché ho detto al Signore le mie fragilità e le delusioni che gli ho dato. Ma la voce continuava insistente: «Tu chi sei?». Ho dovuto riconoscere la cosa più bella del mondo: io non sono i miei peccati, i miei difetti, le mie inconsistenze; sono un figlio di Dio, sono fratello di Gesù. Giovanni Battista (letteralmente Giovanni significa “tenerezza di Dio”) dice ai messaggeri venuti da Gerusalemme ad indagare su di lui: «Sono una voce che indica presente in mezzo a noi la Parola, il Verbo».
Che rapporto c’è tra la voce e la parola? Per farmi capire uso l’esempio di un grande filosofo e santo, Agostino. Se abbiamo nel cuore o nella mente, un sentimento o un ragionamento, cioè un contenuto, lo possiamo travasare in chi ci sta di fronte attraverso la voce. La voce è uno strumento. Mentre parlo, la mia voce travasa dentro di voi i miei pensieri e i miei pensieri, pur venendo a voi, rimangono in me. È come una fiamma: con lo stoppino non si tira via il fuoco; il fuoco rimane, ma viene comunicato.
Tu, cristiano, chi sei veramente? Ogni cristiano dovrebbe dire: «Io sono una voce che deve dire la Parola, Gesù». Se vivo il Vangelo, il Vangelo mi plasma, mi trasforma, mi modula e posso testimoniare Gesù. Un altro esempio. Una volta ho incontrato Madre Teresa di Calcutta. Ricordo che era molto piccola, ricurva, sempre con le mani giunte alla maniera degli orientali, ma aveva occhi straordinari: avvertivi che in lei c’era Gesù.
Ho fatto il postulatore per il riconoscimento delle virtù di un sacerdote di Parma, don Dario Porta. Si vedeva in lui Gesù; si vedeva dalla sua tenerezza, da come parlava, da come sapeva amare. Era tutto Vangelo, trasformato dal Vangelo.
Adesso invocheremo lo Spirito Santo su voi ragazzi: lo Spirito Santo vi farà diventare come Gesù.
Alla fiera a volte si comprano i palloncini. Inizialmente appaiono come un grumo di gomma ma, quando ci si soffia dentro, il palloncino prende una determinata forma. Nella Cresima succede qualcosa di analogo: siamo spiritualmente informi, ma abbiamo già la predisposizione a modularci su Gesù. Lo Spirito Santo effuso su di noi ci fa diventare Gesù. Ora capisco meglio la frase finale del Vangelo: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Eccolo Gesù: è in ciascuno di voi!
Il Vangelo era iniziato con la frase: «Venne un uomo mandato da Dio, il suo nome era tenerezza di Dio (Giovanni)». Ognuno di voi, ragazzi, è chiamato ad essere come Giovanni, presenza e tenerezza di Dio.