Omelia nella S. Messa di insediamento dei Capitani Reggenti

San Marino Città (RSM), Basilica del Santo Marino, 1° aprile 2024

At 2,14.22-33
Sal 15
Mt 28,8-15

Eccellentissimi Capitani Reggenti, signor Cardinale,
Eccellenze e Onorevoli ospiti,
Autorità civili e militari,
fratelli tutti,
buona Pasqua!
Siamo ancora nello splendore di questa solennità che per i cristiani è centro e cuore del tempo che sboccia sulla storia dei nostri fratelli ebrei.
È bello che, proprio in questo giorno pasquale, per una coincidenza provvidenziale celebriamo l’investitura dei Capitani Reggenti eletti ed esprimiamo gratitudine verso i Capitani Reggenti uscenti; un passaggio di consegne che è molto più di un rito tradizionale, è rappresentazione di un’idea formidabile: l’autorità come servizio e la trasmissione del potere al di là delle singole persone.
Ogni volta l’avvicendamento commuove, unisce, insegna: un paradigma per ogni altra
istituzione politica. È bello che tutto avvenga in un clima di profonda religiosità; al di là della professione religiosa dei singoli questo atto si svolge davanti ad una realtà che è riconosciuta da tutti come assoluta, profondamente umana e spirituale, che quasi non oso nominare, di fronte alla quale non posso che riconoscere il Mistero; come Giobbe, il grande sofferente, metto la mano davanti alla bocca in segno di stupore e di rispetto.
Non posso non farmi eco delle parole di Pietro – proclamate nella Prima Lettura – che, sotto l’azione dello Spirito, ha avuto l’audacia di annunciare «il nome al di sopra di ogni nome» (Fil 2,9), di colui che è Volto di quel Mistero, il Signore Gesù Cristo. Il più sconvolgente dei paradossi: un Dio crocifisso che vuole raccogliere nel suo sacrificio tutta la sofferenza, tutto il male, tutto il peccato dell’uomo. Ai piedi della croce – strumento raccapricciante di morte – il buon senso suggerisce questo grido: «Scendi dalla croce!», ma se scende non è Dio, ragionerebbe ancora in termini umani. Solo un Dio non scende dalla croce. Sconcerta un Dio impresentabile, incredibile, inaudito. Permettete tre rapidi accenni al brano evangelico. Chi mostra di sapersi affacciare sul luogo del dolore e del pianto? Chi è capace di tanto coraggio? Chi osa sfidare l’ordine costituito che ha condannato Gesù? Sulla tomba del condannato ci sono le donne. È così anche oggi: il coraggio di mettere al mondo, il grido che implora “pace”, la cura delle relazioni costruttive, materne e fraterne. Siamo ormai convinti, la maggior parte di noi, che non saranno armi e ancora più armi a darci giorni di pace. Siamo grati a tutte le forme di mediazione (la tela paziente delle diplomazie)… E se ci mettessimo seriamente, tutti, in ascolto delle donne, spose e madri?
Torno al Vangelo. I messaggeri mostrano alle donne la tomba vuota: l’annuncio – altro
paradosso – è stato affidato proprio loro, che, nella cultura del tempo, non avevano credito (una testimonianza ritenuta invalida). «Non è qui! È risorto». Ecco il nucleo della fede cristiana. Il Cardinale Carlo Maria Martini scriveva: «E’ impossibile concepire un cristianesimo primitivo in cui l’annuncio fondamentale non fosse questo: “Gesù è veramente risorto”. Non è mai esistito un cristianesimo primitivo che non abbia affermato, come primo messaggio, “amiamoci gli uni gli altri”, “siamo fratelli”, ecc. Dal messaggio “Gesù è veramente risorto” derivano tutti gli altri».
Le donne ricevono l’invito a tornare in Galilea. In altre parole, a ritornare là dove tutto era iniziato, tornare al luogo del lavoro, alla rete delle relazioni, al quotidiano… Là avverrà l’incontro con il Risorto.
Il brano evangelico si conclude in modo impietoso e realistico. Mette in guardia riguardo al denaro. Il denaro è ottimo servitore, ma pessimo padrone. Qui, nel racconto di Matteo, il denaro corrompe, mette a tacere, inganna.

Eccellentissimi Capitani Reggenti uscenti, esprimo riconoscenza per questo semestre impegnativo ma caratterizzato da avvenimenti assai significativi: la visita a San Marino del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, i viaggi che avete affrontato per incontrare i sammarinesi da tanti anni lontani dalla patria, senza dimenticare il quotidiano ascolto delle persone.

Auguro ai Capitani Reggenti entranti un buon lavoro; li aspettano al varco alcuni eventi importanti: le votazioni politiche per eleggere i componenti del nuovo Consiglio Grande e Generale, assicurando libertà e correttezza di svolgimento, e inoltre l’arrivo del nuovo Vescovo che il Santo Padre, papa Francesco, manda alla nostra Chiesa di San Marino-Montefeltro, mons. Domenico Beneventi.

Nell’approssimarsi del mio congedo saluto tutti con deferenza e prometto il mio ricordo nella preghiera.