Omelia nella XXVII domenica del Tempo Ordinario

Ponte Cappuccini (PU), 2 ottobre 2022

Sante Cresime

Ab 1,2-3;2,2-4
Sal 94
2Tm 1,6-8.13-14
Lc 17,5-10

Le prime due letture appena proclamate preparano alla lettura del Vangelo: pongono la domanda fondamentale che riguarda il più giovane fra noi fino al più grande: che cos’è la fede? Serve la fede? È necessaria per la vita? Emergono tre pensieri.

  1. Il primo pensiero è una provocazione: cos’ha a che fare la fede con i problemi enormi e le sofferenze grandi che ci troviamo a vivere? La Prima Lettura è di Abacuc, un antico profeta. Da lui parte un grido di dolore, una vera e propria imprecazione verso Dio. È un santo in collera con Dio, in difficoltà con la sua fede perché Gerusalemme è stata distrutta e le popolazioni attorno a Gerusalemme sono annientate. Abacuc dice testualmente: «Signore, imploro aiuto e non mi ascolti; a te alzo il grido “Violenza!” e tu non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?». Che coraggio! Prendere Dio per il collo e dire: «Che fai?». È una provocazione per la fede. Ai ragazzi che stanno per ricevere la Cresima ho confidato, durante un incontro, che ho avuto periodi della vita, uno in particolare, in cui sono stato in difficoltà con la mia fede. «Dove sei Signore? Cosa fai? Signore, resti spettatore?», mi chiedevo. La fede è interpellata dai nostri dubbi. Pensate che dovrei dirvi solo certezze? No, vi dico la domanda perché mobilita la mente e il cuore. Bisognerebbe che andassimo a casa tutti con la domanda (se uno si pone la domanda vuol dire che prende sul serio la fede, e che la fede per lui non è solo una cerimonia…).
  2. Il secondo pensiero: la fede va custodita, perché la si può perdere, oppure la si può tenere talmente sotto la cenere che pian piano si spegne. Allora bisogna soffiare sulle braci e, appena riappare una fiammella, mettere alcuni tizzoni di legna. Racconto un’esperienza. Quando studiavo all’università a Bologna, avevo un professore che era molto apprezzato in Italia (era un opinionista del Corriere della Sera, cattolico). Questo professore venne chiamato dal Presidente del Consiglio per una consulenza; era, infatti, un famoso economista. Al termine della riunione il professore si alzò in piedi, salutò e, mentre era sulla porta, il Presidente lo richiamò e gli disse: «Se lei sapesse come la invidio…». Non era per l’età (il professore era molto giovane) o perché era un grande economista, ma per la fede che avrebbe voluto avere anche lui. Un altro episodio. Nel capitolo XXIII dei Promessi Sposi l’Innominato è sconvolto nel vedere la forza e il coraggio di Lucia Mondella, la ragazzina insidiata da don Rodrigo. È tormentato e si fa tante domande sulla fede. Dopo una notte insonne sente suonare le campane (abitava nel suo castello) e vede tanta gente che arriva alla chiesetta del paese. Quel giorno c’è il Cardinale di Milano; allora va, vorrebbe parlare con lui. Rompe ogni indugio, chiede il colloquio. Il segretario dissuade il Cardinale dall’incontrare l’Innominato, spiegando che è un delinquente. Invece, il Cardinale gli va incontro e lo abbraccia. L’Innominato si ritrae… Il Cardinale gli dice: «Ero io che avrei dovuto venire da te, invece tu sei venuto da me; ero io che avrei dovuto portarti la pace di Dio». Allora l’Innominato sbotta: «Dio, Dio, se lo vedessi, se lo sentissi!». Il Cardinale replica: «Dio è quel tormento che ti lascia inquieto, che ti mette in cammino…». L’Innominato si sente capito e amato e si converte.

Ecco, vengo a dirvi che quel tormento che sentiamo dentro è proprio Lui che bussa al nostro cuore.

Quando la Bibbia parla del mare, lo pensa come qualcosa di terribile e terrificante, paragonabile al male. Eppure, Gesù dice: «Se aveste fede come un granello di senape (il più piccolo dei semi), voi potreste dire ad un gelso (una pianta presente in Palestina, famosa per le sue radici, ramificate e profonde) “sradicati e vatti a trapiantare nel mare”». Gesù usa questa immagine che è paradossale per dire: «Se tu hai fede, puoi affrontare anche le cose impossibili». Al profeta Abacuc risponderebbe: «Stai tranquillo, abbi pazienza, io ci sono. Non venirmi a chiedere bacchette magiche, ma sono con te nella prova e ti farò resistere».

  1. Il terzo pensiero: la fede va testimoniata. Mi riferisco alla Seconda Lettura. Cari ragazzi, con la Cresima il Signore vi darà uno spirito di forza, non di timidezza. Un mio alunno aveva fatto il proposito, durante il mese di maggio, di dire il Rosario tutti i giorni; una mattina, a scuola, mentre era alla lavagna, tirando fuori il fazzoletto, gli uscì la corona dalla tasca… I compagni iniziarono a deriderlo, ma lui rispose con tranquillità: «Sì, vado in chiesa, non si può?» Dimostrò a tutti di avere personalità, di essere un ragazzo in gamba. Al posto della derisione si guadagnò la stima di tutti. Ma quello che importa è che è stato testimone coraggioso della fede.

Avere fede. Conservare la fede. Testimoniare la fede.