Omelia Venerdì Santo

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Cattedrale di Pennabilli, 25 marzo 2016
 
Is 52,13- 53,12
Sal 30
Eb 4,14-16; 5,7-9
Gv 18,1- 19,42

Il celebrante si è steso a terra sul pavimento aprendo così la Solenne Azione liturgica del Venerdì Santo.
Ha espresso i sentimenti della Chiesa sposa verso Gesù, lo Sposo. Stare distesa con lui, almeno un poco, sul letto della croce. Per dirgli che cosa? Kyrie, eleison!, l’invocazione di lingua greca rimasta per millenni nella nostra liturgia. Kyrie, Signore; eleison, forma imperativa: Abbi pietà.
Oggi, Venerdì Santo, è la preghiera che sale dalla terra, da tutta la terra.
È una supplica accompagnata da pianti e da singhiozzi; è un’invocazione, un’implorazione, preghiera che si fa grido in questi giorni difficili, di lutti e di paura. Giorni nei quali la preghiera intercetta il grido del sangue che sale dalla terra, sparso ingiustamente. È una preghiera che riassume bene lo Spirito di quest’Anno Santo: «Pietà, misericordia». Vi è condensata l’implorazione dell’Antico Testamento: «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia: nella tua grande bontà cancella il mio peccato; lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato» (Sal 50, 3-4).
Quante volte questa supplica è stata rivolta a Gesù; una polifonia!
«Figlio di Davide, abbi pietà di noi», urlano dalla loro oscurità i due cechi mentre seguono Gesù (Mt 9,27).
«Pietà di me, Signore, figlio di Davide», grida la donna cananea per la figlia tormentata dal demonio (Mt 15,21).
«Signore, abbi pietà di mio figlio», lo prega un uomo in ginocchio per suo figlio epilettico (Mt 17,15).
«Gesù, maestro, abbi pietà di noi», dicono alzando la voce dieci lebbrosi (Lc 17,13).
«Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me», per ben due volte e gridando sempre più forte, prega il cieco di Gerico (Lc 18,38-39).
«O Dio pietà di me, peccatore», sussurra battendosi il petto il pubblicano nella parabola (Lc 18,13).
Potrei continuare… davanti a Gesù crocifisso la liturgia, al momento dello scoprimento e dell’adorazione della croce, ci farà pregare così: «Santo, forte, Dio immortale, abbi pietà di noi: Kyrie, eleison!».
Ci facciamo interpreti dell’umanità carica di colpe, schiacciata dal peso del peccato, talvolta ignara della sua situazione. Guardiamo al Signore, unica fonte di perdono, di riconciliazione, di salvezza e di vita e attendiamo…
Già al popolo di Israele Dio si è rivelato come misericordia, pazienza, longanimità, amore, tenerezza; così a Mosè: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato…» (Es 34,6-7).
Nel Salmo 58,17-18 “Misericordia” è persino il nome di Dio! «Dio, misericordia mia! Amore, tenerezza mia, tutto il mio bene».
Con la venuta di Gesù, la misericordia di Dio irrompe tra gli uomini e trionfa!
Da Maria, la fanciulla di Nazaret, a San Paolo, a San Giovanni, tutti cantano questa vittoria del perdono sul peccato, della luce sulle tenebre.
«Per mille generazioni», dice Maria, ma diremmo ancor più… per quella misericordia di cui Egli non si dimentica (cfr. Lc 1,54).
Anche noi, catena in questo susseguirsi di generazioni che lo amano, ci rivolgiamo a questa Misericordia, con la breve formula greca, così abituale, famigliare, cara alla nostra liturgia: Kyrie eleison!
Kyrie (Signore): Tu sei il Signore, o Gesù, tu sei il Dio forte, il Santo, l’Immortale!
Noi ti confessiamo Signore! Anche nel vederti Agnello sgozzato, ucciso. Crediamo alla tua debolezza, alla tua impotenza, alla morte che ti ha annientato. Ma sappiamo che la tua impotenza è potenza, onnipotenza!
Crediamo che la tua morte vince la morte e dà a noi la vita. Tu sei l’Agnello che porta il peccato del mondo e che non solo lo porta, ma lo toglie e distrugge.
Eleison (pietà): ci affidiamo a te perché tolga il peccato dai nostri cuori, dal cuore del mondo. Non pensiamo che sia troppo grande la colpa degli uomini perché non abbia da incontrare il tuo perdono (cfr. Gen 4,13). Tu sei più grande del nostro cuore (cfr. 1Gv 3,21). A te ci arrendiamo, a te ci consegniamo. Tra un attimo ti copriremo di baci. Kyrie eleison!