Veglia di preghiera per le Vocazioni

Santuario B. Vergine delle Grazie di Pennabilli, 25 aprile 2015

Celebriamo una “Giornata” ma è tutto il tempo, tutta una vita, tutta una comunità, tutta la Chiesa che proclama e vive lo splendore della chiamata; la chiamata è una esperienza fondamentale che sta all’inizio di tutto: la chiamata all’esistenza, la chiamata alla comunione, alla relazione ed al servizio, chiamata ad essere insieme sacramento per il mondo (cfr. LG 1).
Si celebra una “Giornata” per essere più consapevoli ogni giorno e sempre. Una “Giornata” per focalizzare un aspetto della vocazione, un contenuto o una sua articolazione, tanto è ampio il significato della parola vocazione e forte la sua esperienza.
È una “Giornata” che si ripropone ogni anno (così dal 1964 per volontà di Paolo VI) alla IV Domenica di Pasqua, quando tutta la Chiesa, sposa del Signore, ha gli occhi puntati sul “Pastore bello” e ne gode.
La sposa-Chiesa sente che il Pastore è vivo ed è presente, che si prende cura di lei, la nutre, la guida, la difende… Il Pastore continua a farsi presente attraverso pastori e suggerendo a tutti, secondo modalità diverse, di prendersi cura di qualcuno: «Farsi tutto a tutti, per guadagnare ad ogni costo qualcuno» (1Cor 9,22). Ecco un aspetto della vocazione, precisamente alla vocazione come responsabilità, cioè risposta all’esistenza, agli altri, a Dio. Vivere è rispondere!
Chi non risponde non vive o vive senza orizzonte. La logica della vita ha un nome: vocazione. Questo è il progetto fondamentale che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo.
La difficoltà ad intendere oggi la vita come vocazione oggi sta nel fatto che siamo portati a ritenerci unici artefici e gestori del nostro destino e quindi “senza vocazione” e, individualisticamente ci viene da pensare che non “dobbiamo” nulla a nessuno, se non a chi decidiamo noi volta per volta.
Ma la vita è dono e va accolta nel disegno di amore di Dio (cfr. CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 23).

Qual è il primo impegno per la promozione delle vocazioni?
La preghiera. La preghiera è il cardine della pastorale vocazionale ed è una pastorale che, per sua natura, è trasversale a tutti gli ambiti. Di fronte al gregge senza pastore e alla messe abbondante, Gesù invita alla preghiera.
La preghiera fatta con fede ottiene.
La preghiera educa e fa bene anzitutto all’orante che, in coerenza con la sua invocazione, dice la sua disponibilità, si mette in ricerca, o rinnova la risposta: “Signore, cosa vuoi che io faccia? Come servirti?”.
La preghiera per le vocazioni formulata da Gesù in Mt 9, 35-38 mette in un atteggiamento di fede contro ogni forma di avvilimento o rassegnazione. «La messe è abbondante…, pregate il padrone della messe perché mandi operai». Parole che sorprendono “perché tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare, coltivare, per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che «la messe è abbondante». Ma chi ha lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio” (Papa Francesco, Messaggio GMPV, 11-05-2014).
Spesso, guardando la realtà con le sue sfide si viene presi da negatività e depressione.  Di fronte al testo evangelico “la messe è abbondante, gli operai sono pochi”, l’attenzione è subito catturata dalla seconda parte della frase, trascurando la prima. Si è dominati, così, da sentimenti di preoccupazione, di tristezza e sconforto. Orientiamo il nostro sguardo invece sull’abbondanza della messe, cioè sul “lavoro” che fa Dio, per aiutarci a cogliere le meraviglie che Dio opera, a coltivare speranza, a vedere bellezza.

Siamo al tema che è stato suggerito per questa Giornata Mondiale delle Vocazioni: “È bello con te!”; la vocazione come scoperta ed esperienza di bellezza.
Una definizione di bellezza? La bellezza è lo splendore del vero: la verità di un Dio che amandomi mi desidera, desiderandomi mi vuole, volendomi mi chiama. La verità della mia piccola vita con il suo destino, la responsabilità e il servizio. La verità dell’altro che ha bisogno anche di me per aprirsi e sbocciare, come io ho bisogno di lui.
“È bello con te!”. Sono parole che posso immaginare pronunciate da Dio nei miei confronti, oppure pronunciate da me nei confronti di Dio. E reciprocamente l’uno nei confronti dell’altro.
C’è una pagina che vorrei evocare. L’ha scritta un innamorato, Sant’Agostino.
“Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l’ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace” (S. Agostino, Confessioni, 10.27.38).
Per grazia di Dio non è mai troppo tardi per ritrovare lo slancio di questa scoperta. A noi il compito di riscoprire e far riscoprire il lato bello di Dio, della vita con lui.
“È bello per noi essere qui!”, fu l’incontenibile incanto di Pietro sul monte della trasfigurazione.
Questa sera celebriamo la bellezza di sentirci voluti, desiderati, amati e chiamati.
Come Maria: «Il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva e tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48).

Permettete che saluti e ringrazi gli operatori della Pastorale Vocazionale, in particolare il Centro Diocesano Vocazioni. Ritengo opportuno definire l’attività ed il servizio del CDV come presenza di provocazione e di accompagnamento.
Tale indicazione esige, però, una precisazione. La vocazione, dono di Dio, sboccia dove c’è vita e vita cristiana: la vita nasce dalla vita. Pertanto, nessuna attività può supplire il necessario humus da cui sbocciano le vocazioni; insostituibile allora la testimonianza gioiosa dei chiamati e una significativa e bella vita parrocchiale e di comunità. Decisiva la cura pastorale dei parroci e dei direttori spirituali.
La provocazione è il servizio che il CDV rende alle comunità per tenere vivo l’annuncio vocazionale e consiste nell’incontro, anche se – per forza di cose – non potrà essere frequentissimo, con ragazzi, giovani e adulti: tutti hanno il diritto di sentire la proposta vocazionale.
L’accompagnamento è il servizio che il CDV si propone di offrire a quanti desiderano applicare un tempo del loro cammino di fede al discernimento vocazionale ed alla coltivazione degli eventuali germi di vocazione. Poi toccherà a luoghi specializzati curare ulteriormente il discernimento e la successiva preparazione.
Il CDV tiene viva la “tensione” vocazionale attraverso la collaborazione di animatori. Ogni parrocchia dovrebbe esprimere qualche persona che tiene presente questo servizio: sostiene la preghiera personale e comunitaria per le vocazioni (adorazione eucaristica per le vocazioni, “monastero invisibile”), segnala le iniziative del CDV, prepara la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni e “l’avvento vocazionale”, si tiene informato sulla vita del seminario diocesano e delle famiglie religiose in diocesi. Il CDV avrà cura della formazione permanente degli animatori e li convoca alcune volte nel corso dell’anno pastorale. In diocesi c’è già una realtà di questo tipo da sostenere e rivitalizzare: l’OVE (Opera Vocazioni Ecclesiastiche).

Un appuntamento speciale per i giovani: la GMG diocesana del 16 maggio. Avremo la gioia di avere con noi anche i giovani che si preparano al ministero sacerdotale o alla consacrazione religiosa, e con loro quanti hanno appena fatto questo passo importante nella loro vita.