18 maggio – Di Lui è impossibile parlare impossibile tacere

Diamo precedenza alle due figure di apostoli che la Pala non è riuscita a conservare. Dell’ultimo apostolo, a destra per chi guarda, si intravvede il ginocchio: è in atteggiamento di venerazione e di preghiera. Del penultimo si vede appena il profilo del volto: ambedue le figure sono invisibili ma presenti. Anche se mancassero completamente, la loro presenza sarebbe rivelata dalla simmetria con cui è stata disegnata la Pala: sei figure a destra, sei a sinistra e Maria nel mezzo.
Alcune figure sono identificabili da alcuni elementi iconografici, come ad esempio Pietro che ha in mano le chiavi. Delle altre saremo noi a dare il nome. Cominciamo, per così dire, a dialogare con ciascuno di loro. Iniziamo con l’ultima figura, Simone, che Luca chiama Zelota, forse perché aveva militato nel gruppo antiromano degli Zeloti e soprannominato invece Cananeo dagli evangelisti Marco e Matteo. Gli chiedo: «Nella esperienza di effusione dello Spirito Santo avvenuta a Pentecoste, hai riconosciuto una realtà già sperimentata?».
«Sì – mi risponde –, le Scritture parlano dello Spirito di Dio: uno Spirito forte, creatore, luminoso, come una cascata di acqua, come un vento gagliardo… Se tu parli greco, Spirito si dice pneuma e indica la dimensione immutabile e più elevata dell’uomo, ma anche quella più astratta ed invisibile, l’anima. Se parli ebraico, Spirito si dice ruach, che significa letteralmente uragano, tempesta, potenza irresistibile.
Gli dico: «Parlaci delle pagine che anticiparono la rivelazione dello Spirito Santo secondo l’istruzione che hai ricevuto in sinagoga?».
Simone continua: «Ci sono tre passi della Scrittura che mi hanno sempre colpito: il primo versetto della Genesi, dove è scritto: «Il Ruach di Dio aleggiava sulle acque primitive e crea, traendo dal nulla, il cosmo; il Salmo 104,  dove il poeta canta al Signore: «Se mandi il tuo Spirito tutto è creato, se lo ritiri tutto si spegne»; e, infine, un terzo passo, tratto dal Libro di Giobbe nel quale Eliud dice: «Lo Spirito di Dio mi ha creato e il Ruah dell’Onnipotente mi dà vita.»
Interpello ora l’altro apostolo, appena visibile sulla Pala: è Giuda Taddeo o Giuda di Giacomo. È lui che, nell’Ultima Cena, si rivolge a Gesù dicendo: «Signore, com’è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». In quella circostanza Gesù gli risponde che l’autentica manifestazione di Dio è riservata a chi lo ama ed osserva le sue parole. Dell’apostolo Giuda conserviamo anche una lettera. Lo coinvolgiamo nel dialogo. Dice: «È difficile, è drammatico: dello Spirito è impossibile parlare ed è impossibile tacere al tempo stesso».
«Perché?», gli chiedo. E lui: «È impossibile parlare dello Spirito perché non è un oggetto su cui si possa fare un’inchiesta, un’indagine. Anzi, è lì, invisibile, a ricordarci imperiosamente che Dio è mistero, trascendenza. Davanti a Dio s’impone un casto silenzio! Ma dello Spirito è anche impossibile tacere perché, dopo l’umile ammissione della propria insufficienza, non si può non riconoscere gli effetti del suo passaggio.
Senza di lui Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione propaganda, l’agire morale una imposizione da schiavi. «Nella mia Lettera – continua l’apostolo – ho descritto lo squallore di una vita che non accoglie lo Spirito: nuvola senza pioggia portata via dai venti; albero di fine stagione senza frutto, due volte morto, sradicato; onda selvaggia del mare che schiuma le sue brutture; astro errante al quale è riservata la caligine della tenebra in eterno. Ma voi, o carissimi, – conclude – custodite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo e conservatevi nell’amore di Dio».

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Nella giornata di domani ripetiamo più volte l’esercizio di invocare lo Spirito Santo: «Vieni, Spirito Santo!», specialmente prima delle attività più impegnative.
Continuiamo il gioco del “prediletto” della Madonna nella nostra famiglia.