12° Convegno delle Famiglie -12 ottobre 2014

Giovani e internet.

Novafeltria, teatro Montefeltro

I Venerdi dell’AC – 24 Ottobre 2014

Borgo Maggiore, teatro parrocchiale.

Presentazione del libro su Papa Francesco

Convegno Adulti A.C San Marino-Montefeltro 2014

Diritto al figlio o diritto del figlio?

Festa Parrocchiale Borgo Maggiore

Corso di Dottina Sociale della Chiesa a Borgo Maggiore

Ciclo degli incontri che si terranno presso il teatro parrocchiale “Don Sergio Sisto Severi” dalle ore 21.00 alle ore 23.00 ca.

15/09/2014 – La questione antropologica oggi. Genere, famiglia e società.

Saluto introduttivo di S.E. Mons. Andrea Turazzi – Vescovo della Diocesi San Marino –
Montefeltro.
Avv. Luca Iannaccone – Ricercatore Dipartimento Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna.
Prof. Adolfo Morganti – Psicoterapeuta
Testimonianza del gruppo “Sentinelle in piedi” del Punto Giovane di Riccione

06/10/2014 – La famiglia ieri, oggi e domani. Si può ancora parlare della famiglia come cellula della società?

Dott. Matteo Orlandini, Dipartimento di Sociologia, Università di Bologna.
Prof. Nevio Genghini – Docente di Storia della Filosofia presso l’ISSR di Rimini e di
Filosofia al Liceo classico “G. Cesare” – Rimini.

03/11/2014 – Famiglia: Incontro e risorsa tra le generazioni

Dott. Marco Scarmagnani, giornalista, formatore, mediatore e consulente familiare.

01/12/2014 – Famiglia, speranza della società. Società, speranza della famiglia?

Prof. Stefano Zamagni – Membro della Pontificia Accademia delle Scienze – Ordinario di Economia
Politica – Unibo

Lettera di invito completa con modulo di adesione

XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Omelia S.E. Mons. Andrea Turazzi

Savignano Monte Tassi, 7 settembre 2014
“Sono forse il custode di mio fratello?” Sono le infelici parole che ha ucciso il fratello e ha peggiorato la situazione smarcandosi dal dovere dell’assistenza fraterna. L’invito di Gesù alla correzione fraterna ci responsabilizza e ci illumina proprio su questo: “se tuo fratello pecca…”. Gesù vuole che ci prendiamo cura gli uni degli altri anche spiritualmente.
Sull’insegnamento di Gesù è sintonizzata anche una delle sette opere di misericordia: ammonire i peccatori. Chi non lo fa pecca di omissione. Anche nella società civile c’è un reato – perseguibile penalmente – che si chiama omissione di soccorso. Il profeta Ezechiele diceva d’essere stato chiamato da Dio come sentinella per il suo popolo, quindi corresponsabile della sua salvezza. Intendiamoci: sentinella, non spione dei fatti altrui, né inquisitore ma un amico che protegge, che comprende, che perdona, che corregge. La nostra indifferenza e il nostro individualismo sono la causa prima dell’abbandono dei più deboli ai tranelli dei “predatori”. La correzione fraterna è una espressione della carità; è carità raffinata a patto che sia proposta come un sincero atto d’amore: schietto, ma rispettoso. E’ un dovere dei genitori verso i figli, degli educatori verso gli allievi…
Ma Gesù propone qualcosa di più. Propone di guadagnare un fratello! Per questo dobbiamo accostarci agli altri ricordando che tra noi c’è una fraternità che il peccato e l’errore non annullano. Sorprende, l’espressione usata da Gesù: “guadagnare un fratello”; può significare varie cose: prima di tutto la premura che “nessuno di questi piccoli vada perduto” (Mt 18,14) o resti emarginato o estraneo o travolto dal male. “Guadagnare un fratello “è obiettivo di chi vuole spalancare le porte ed allargare il cuore alla accoglienza; “guadagnare un fratello” è un vantaggio anche per se stessi, si è più ricchi! E’ bello chiudere la giornata tenendo stretto nelle mani il grappolo di vita che il Signore ci ha dato. Se manca qualcuno, chiediamo al Signore di offrirci altre chances per riallacciare rapporti. E se questo non sembra realizzarsi affidiamo ogni fratello, ogni sorella, al Signore: nessuno è lontano da lui!
Il peccato altrui rimanda alla nostra personale condizione di peccatori. Non siamo santi che si piegano su un peccatore; ma peccatori che prendono un altro per mano. Non si tratta di togliere la pagliuzza dall’occhio altrui, né di regolare i conti in sospeso… Senza amore sincero, senza umiltà e pazienza, si ottiene il risultato opposto: si perde un fratello anziché guadagnarlo!
Il peccato del fratello può essere motivo di uno slancio di solidarietà. Riflessioni di questo tipo ci aiutano a stare in una condizione di parità e non di giudizio. Ci sono santi che – come Gesù – hanno amato fino al punto da prendere su di sé l’espiazione dei peccati altrui e si sono offerti per essere “membra di redenzione”. La strategia proposta da Gesù ci suggerisce di non lasciare il fratello isolato. Uno degli effetti del peccato è appunto quello di recidere la relazione con gli altri e con Dio. Allora proviamo a creare le condizioni perché il fratello senta la nostalgia e il desiderio della famiglia, della comunità e della relazione.

Adotta un cristiano di Mosul

La Caritas Diocesana, accogliendo l’appello di papa Francesco “a assicurare gli aiuti necessari, soprattutto quelli più urgenti, a così tanti sfollati, la cui sorte dipende dalla solidarietà altrui”, su indicazione del vescovo Andrea, ha deciso di aderire alla campagna di Asia News, agenzia del PIME: “ ADOTTA UN CRISTIANO DI MOSUL” e promuove una

RACCOLTA STRAORDINARIA IN TUTTE LE PARROCCHIE
DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014

per esprimere fattivamente solidarietà alle oltre 100mila persone del nord est irakeno perseguitate a causa della loro fede e costrette dall’Esercito del Califfato Islamico a lasciare le proprie case e i propri averi.
Si tratta di una raccolta fondi da destinare a questi fratelli e sorelle derubati del diritto alla vita e alla libertà. Per dare da mangiare a un cristiano di Mosul per un mese occorrono 160 euro; per una settimana ne bastano 40; per un giorno, soltanto 5 euro.
I fondi raccolti saranno inviati alla Nunziatura Apostolica in Iraq, che provvederà a distribuirli secondo i bisogni di ogni famiglia.

Le offerte si raccolgono presso i parroci della Diocesi o tramite bonifico sul C/C 2999 Caritas Diocesana Banca delle Marche Agenzia di Pennabilli; Iban: IT 96 S 06055 68480 000000002999, specificando nella causale: “Adotta un cristiano di Mosul”.

Festa del Beato Domenico Spadafora 8-14 Settembre 2014

Solennità di San Marino – Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Fondatore della Città
Compatrono della Diocesi

Sir 14, 20 – 15, 4
Sal 47
At 2, 42-48
Mt 5, 13 – 16

Santa Messa
con la presenza dei Reggenti e delle autorità

Basilica del Santo, 3 settembre 2014

Saluto gli Eccellentissimi Capitani Reggenti, le autorità civili e militari; saluto i miei fratelli sacerdoti, i diaconi e le sorelle consacrate presenti o presenti spiritualmente; saluto tutti voi cari amici venuti in questa splendida basilica per onorare Santo Marino, fondatore della nostra città e repubblica, compatrono della diocesi insieme a San Leo.
La solennità di San Marino è anche un appuntamento festoso, una sosta salutare prima di riprendere il cammino dopo l’estate. Un’estate, questa, tremenda, per i fatti di cronaca nazionali e per gli eventi internazionali di cui non siamo semplicemente spettatori, ma, in qualche modo, coinvolti. Alludo soprattutto alla questione morale di casa nostra, agli sbarchi di migliaia di uomini in fuga da altrettanti inferni, alle guerre dimenticate ma ancora crudeli nella regione dei grandi laghi nel Congo, alle guerre vicine come quella nell’Ucraina, a quella interminabile nella terra di Gesù, e all’assurda avanzata dell’Isis che profana il nome di Dio, perseguita ed opprime minoranze cristiane presenti da duemila anni in quelle terre ed altre minoranze, altrettanto meritevoli di rispetto.
Quindici giorni fa, partendo dalle nostre parrocchie, siamo saliti all’Eremo di Carpegna per pregare la Madonna, la Madonna del Faggio, come là viene chiamata. Abbiamo messo nel suo cuore, insieme alle nostre personali urgenze, l’urgenza più grande: quella della pace.
Avevamo già aperta l’estate con una grande preghiera per e con i politici nel giorno di San Tommaso Moro per far sentire loro la nostra vicinanza e partecipazione, perché tutti mettessimo in cuore l’urgenza del bene comune come servizio e per favorire nei giovani la vocazione all’impegno politico.
La preghiera è un fiducioso antidoto all’impotenza di fronte alle sorti della intera società; è il primo servizio che possiamo rendere all’umanità, perché la preghiera è l’altra faccia della fede, abbandono nella custodia di Dio e poi esercizio di amore e di con-passione.
L’abitudine di molti – credenti e anche, più spesso di quanto si creda, non credenti – di chiedere agli uomini di Dio che li ricordino nelle loro preghiere dovrà forse essere rivalutata.
La preghiera è l’esatto contrario della rassegnazione; toglie la scena all’arroganza delle potenze del male.
Ogni volta che il silenzio e la musica della preghiera – possente e corale come oggi qui in Basilica, o struggente e intima come nelle case o nelle pievi che trapuntano il nostro territorio – si leva ad avvolgere la comunità degli uomini, i delusi e gli oppressi della terra drizzano le orecchie, perché la preghiera custodisce la speranza per tutti.
Gli uomini e le donne che hanno servito e servono Dio in spirito e verità non pregano soltanto per i buoni, ma per tutti noi peccatori.
E se non ci si è ancora spenta l’anima è perché i santi non ci hanno escluso dalla loro preghiera.
Affidiamo al Santo Marino questi nostri giorni, le nostre ansie e i nostri deficit di speranza. In Santo Marino riconosciamo le radici della nostra Repubblica, i suoi valori, il suo genio, così da duemila anni! Quando il pellegrino – dice un proverbio africano – beve al torrente, pensa alla sorgente. Una sorgente che ancora zampilla, altrimenti non saremmo qui. Questo nostro riunirci non è folklore; questa assemblea non è una ricostruzione di epoche lontane. Qui accade per noi l’incontro con una persona viva: Gesù Cristo, di cui Marino fu geniale discepolo e intraprendente testimone.
La prima lettura (dal Siracide) – che vediamo realizzata in Santo Marino – gronda di una serie di verbi che descrivono l’instancabile corteggiamento alla verità. Ne ho contati almeno quindici! Il sapiente si dedica, riflette, medita, penetra, insegue, si apposta, spia, ascolta, sosta, fissa la sua tenda, vi riposa, vi mette i suoi figli, vi soggiorna, si protegge, l’abita… Verbi che dicono la fatica del cammino, l’onestà della ricerca, la fedeltà nella perseveranza, la custodia della verità che il sapiente non abbandona più. Penso alle sfide che, oggi, siamo chiamati ad affrontare, all’aggiornamento di antiche consuetudini, ai valori da trasmettere intatti alle nuove generazioni. Nella festa di San Leo, l’altro nostro patrono, avevo sottolineato – quasi parafrasando un’affermazione di Dostoevskij – che “la bellezza della famiglia salverà il mondo”. Consideravo San Leo l’architetto evangelico (cfr. Mt 7, 24-25) che costruisce sulla roccia: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sulla roccia”. La famiglia è la solida roccia su cui è fondata la nostra società, la famiglia fondata sull’amore fra l’uomo e la donna e aperta alla vita.
Oggi chiediamo allo scalpellino di Arbe, Santo Marino, di custodirci nella sacralità della vita e di aiutarci ad assumere la sua intangibilità come criterio delle nostre scelte civiche riguardanti la vita umana dal momento del suo sbocciare al suo tramonto. (Alla sacralità della vita si rifanno anche tutte le altre scelte politiche che promuovono la dignità di ciascuno).
Il breve, ma intramontabile passo degli Atti degli Apostoli appena letto, ci tramanda un quadro ideale a cui ispirare la ricerca del bene comune. Ieri sera dicevo ai circa cinquecento giovani che si preparavano alla festa di oggi, che non solo è bello tutto questo, ma che è possibile. Aggiungevo poi che Gesù non dice: “sforzatevi di essere sale della terra, di essere luce del mondo”, ma “voi siete il sale, la luce…”. Guai se il cristiano perde la sua identità, la sua differenza specifica. Ma dico a chi ancora non ha incontrato il Signore Gesù: guai se per indulgenza o per rinuncia all’esercizio della ragionevolezza non trasmettiamo ai giovani punti fermi, evidenze e valori sicuri. Questa è per tutti la lezione, la profezia racchiusa nella nostra storia. San Marino, piccola repubblica e grande nella sua libertà e originalità.
Una luce, anche se piccola, si vede da lontano!