Omelia per la IV Domenica del Tempo Ordinario

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Parrocchia dei Santi Marino e Leone (Murata, RSM), 31 gennaio 2016

Ger 1,4-5.17-19
Sal 70
1Cor 12,31-13,13
Lc 4,21-30

Oggi sono qui a Murata, nella vostra parrocchia, per sciogliere un desiderio: fare un pellegrinaggio nella chiesa dove San Giovanni Bosco è spiritualmente presente. Sono qui per chiedere a don Bosco una grazia: la grazia delle vocazioni. Si dice che don Bosco ritenesse che un ragazzo su tre avesse la vocazione!
Con don Bosco provo a commentare il Vangelo di oggi: la seconda parte del racconto del “discorso inaugurale”. Gesù si presenta, finalmente e apertamente, come Messia. Colui che chiama non è uno qualsiasi; colma il cuore e la mente di chi si innamora di lui. Seguiamo il Vangelo.
Quel sabato i Nazaretani erano andati in sinagoga come al solito, ma “inciampano” su Gesù, cioè si scandalizzano di lui (scandalo significa, appunto, inciampo). Gesù infatti propone un Dio dal volto inatteso. Lui stesso sorprende e sorprenderà sempre più, man mano che avanzerà nella sua missione. Per noi che rischiamo di fare l’abitudine al Vangelo, non è una cosa negativa essere stupiti da Gesù. È una grazia superare cliché e frasi fatte…
Vediamo i motivi che rendono sorprendente Gesù ai suoi compaesani.
Primo motivo: che un profeta sia un uomo straordinario, dotato di carismi eccezionali, è comprensibile, ma che la profezia sia “scesa” nella persona della porta accanto (così doveva apparire loro Gesù), nel quotidiano, questo pare troppo e i compaesani non se lo aspettano. Questa la reazione dei concittadini di Gesù al termine del suo discorso in sinagoga e l’epilogo finisce per essere tragico. Tutto era cominciato nel migliore dei modi: «accomodati», «leggi tu», «dicci una tua parola: ti ascoltiamo volentieri»… Poi, dopo i convenevoli ed il battimani, ecco la critica, il malumore e il pregiudizio: Costui non è il figlio di Giuseppe? I compaesani protestano. Gesù in effetti è il figlio del falegname e di Maria e ogni nazaretano lo conosce bene, sa come pensa, vede come lavora e con chi va… In cuor loro sembrano pensare: Che cosa ha più di me? Che cosa ha più di mio figlio?  E invece lo Spirito è sceso proprio su di lui. È accaduto non solo nella sacralità del battesimo ricevuto dal Battista sulle rive del fiume Giordano, ma pure dove la vita celebra la sua liturgia e fa delle case – della casa di Nazaret – il suo tempio. «Lo Spirito del Signore è sceso su di me…». «Oggi si è adempiuta questa scrittura». I nazaretani sono passati troppo in fretta dalla fierezza per quel loro compaesano, alla irritazione ed al rifiuto. Gelosia? Probabilmente; a volte succede che non si ha stima di chi, vivendo fianco a fianco a noi, ci sorpassa e viene fuori con tutto il suo valore e la sua classe. È il clou del discorso che inaugura la vita pubblica di Gesù: è lui il Messia!
C’è un secondo motivo di scandalo: i nazaretani pretendono miracoli; vogliono dirottare la grazia fra i vicoli del loro paese (i miracoli non bastano mai). Lo provocano: fai anche da noi i miracoli di Cafarnao! Si sbagliano proprio sull’idea di Dio; vorrebbero rinchiudere i suoi progetti nella grettezza della loro visuale. Invece Gesù parla di un Dio Padre anche per la vedova di Sidone e per i lebbrosi di Siria. Attenzione ai profeti che sono tra noi e alla profezia accesa dentro e fuori la Chiesa.

Invito alla preghiera per la famiglia

Nei prossimi giorni il Parlamento italiano sarà chiamato a prendere decisioni importanti su famiglia e unioni civili. È nota la nostra visione di famiglia e, tante volte, abbiamo portato le nostre argomentazioni, anzitutto di ragione, e poi di fede. Ora confidiamo nella coscienza dei parlamentari.
Il disegno di legge proposto è un testo nei confronti del quale esprimiamo considerazioni di critica e di profonda preoccupazione per almeno tre motivi:

  • la previsione di una sostanziale sovrapposizione del regime matrimoniale a quello delle unioni civili, la cui sostanza fa parlare di “matrimonio” omosessuale a tutti gli effetti;
  • l’adottabilità da parte di coppie omosessuali, con l’eliminazione di una delle figure di genitore e l’evidente danno per il bambino;
  • la legittimazione – in prospettiva – della pratica dell’utero in affitto.

Da parte nostra, seguiamo la vicenda chiedendo a singoli e comunità di unirsi con iniziative di preghiera per la famiglia, come abbiamo fatto nei giorni del Sinodo, nell’ottobre scorso.

Comunque andranno le cose, assicuriamo il nostro impegno, disponibili alla collaborazione con tutti, portando il nostro contributo di idee, la testimonianza della bellezza del matrimonio tra un uomo e una donna, pur nelle difficoltà e fragilità, e la richiesta alle istituzioni di politiche familiari efficaci e lungimiranti.

 Il Vescovo Andrea Turazzi
insieme al coordinamento degli Uffici Pastorali

Celebrazioni Anno Santo in diocesi

Celebrazioni per la festa di Sant’Agata a San Marino

Veglia mariana dedicata alle donne e alle madri

Omelia III Domenica del Tempo Ordinario

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Cappella del vescovado, Pennabilli, 24 gennaio 2016
Ne 8,2-4.5-6.8-10
Sal 18
1Cor 12,12-30
Lc 1,1-4; 4,14-21
Quasi non riusciamo a staccarci da Cana… Ma dobbiamo passare dalla festa di nozze alla sinagoga di Nazaret: altro scenario, altra atmosfera, altra gente. Protagonista è ancora Gesù alle prese con quelli del suo villaggio e con la loro vita. Di che cosa è fatta la vita se non di rapporti, di lavoro e di famiglia? Ciò che si vive concretamente può essere raffigurato dall’acqua nelle anfore di Cana, cioè il quotidiano fatto di amore, di fatiche e di attese, ma che può essere trasformato se offerto al Signore, cioè se è vissuto con lui.
Entriamo dunque in sinagoga al seguito di Gesù.
Gesù ci va ogni sabato “secondo il suo solito”. Partecipa con puntualità alla preghiera comune, ascolta le parole che Dio ha rivolto al suo popolo. Ha imparato che nelle cose di Dio non vale il fai da te. E poi è felice di appartenere al suo popolo, di partecipare ai suoi riti e alle sue tradizioni. Gesù come un fiore sboccia e si apre sul grande albero della storia di Israele.
Quel sabato dopo la preghiera iniziale, è invitato a prendere la parola per offrire una spiegazione al testo previsto dalla liturgia sinagogale per quel sabato: Isaia, capitolo 61: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Forse non è la prima volta che Gesù viene invitato a leggere. Ma l’evangelista dà grande rilievo a questo momento. Con fine arte letteraria e sensibilità psicologica, evidenzia l’atmosfera di suspense dell’uditorio di fronte al nuovo Maestro e in tal modo sottolinea il carattere programmatico dell’omelia di Nazaret: quello che Gesù sta per dire è della massima importanza, costituisce il suo manifesto. E’ sorprendente la solennità con cui si compie quel rito: viene consegnato il rotolo, lo apre, trova il passo, si alza, legge, chiude il libro, lo restituisce al cerimoniere, siede, gli occhi di tutti sono puntati su di lui, silenzio…
Cominciamo a capire anche noi chi è Gesù. A differenza dei predicatori del tempo, non si perde nei labirinti dell’esegesi o della retorica, ma punta dritto su ciò per cui quel testo è stato scritto: oggi si compie questa scrittura davanti a voi che ascoltate. Con quell’oggi Gesù lega la sua persona all’avvento del Regno: il Regno di Dio sta per comparire tra gli uomini. L’umanità che sfila davanti ad Isaia risulta povera, prigioniera, cieca, oppressa. Gesù non mette come scopo della storia se stesso, ma i destinatari di quell’annuncio: i poveri, gli oppressi, i prigionieri, i ciechi… A loro è annunciato il Regno di Dio. Questi destinatari siamo noi, oggetto della misericordia di Dio. Siamo chiamati a compiere anche noi le opere del Messia: «Voi farete cose più grandi di me», dirà un giorno Gesù. In questo Anno Santo ci stiamo proponendo di praticare le opere di misericordia; non sia tanto la pratica di una “buona azione” ma la maturazione di uno stile di vita, di un giudizio serio sulla realtà che ci circonda. Mettiamoci nei panni del Messia: “Che cosa faresti, Gesù, al mio posto?”.

Omelia II Domenica del Tempo Ordinario

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

San Giovanni Sotto Le Penne, 17 gennaio 2016
Is 62,1-5
Sal 95
1Cor 12,4-11
Gv 2,1-11
Perdonate il candore: che ci fa Gesù ad una festa di nozze? Schiavi e lebbrosi gridavano la loro disperazione e, prima, generazioni e generazioni di oranti avevano implorato che il Cielo si aprisse in loro soccorso, e Gesù non comincia da loro ma da una festa di nozze!
A Cana compie il primo dei suoi miracoli. Cambia acqua in vino: la potenza taumaturgica del Messia “sprecata” per uno scopo così modesto, quasi un numero da giocoliere… Forse per cavar fuori due sposini da una situazione imbarazzante? Tutto qui? Il Vangelo fa capire che c’è sotto qualcosa di importante e carico di mistero, ben al di là d’un episodio di cronaca paesana! Sì, c’è acqua cambiata in vino, ma in filigrana, c’è l’annuncio di un vino che prelude al tempo del Messia e, più delicatamente, si allude ad un vino che si cambierà in sangue, sarà nell’ultima cena. Il contesto nuziale del racconto è essenziale: dalle nozze di Cana alle nozze sul Golgota, nozze di un Dio che ci sposa e prende in dote quel che è più nostro, la debolezza e il dolore. Non fa sparire magicamente debolezza e dolore, ma se ne fa carico e li porta insieme a noi.
Il racconto di Cana sorprende: è un matrimonio in cui viene a mancare il vino (metafora di quel che succede talvolta nella nostra vita). La traduzione del testo in uso fino a qualche tempo fa – forse per attenuare l’incongruenza – recitava: Non hanno più vino (sottinteso: il vino è finito). In realtà la madre di Gesù dice: Non hanno vino. L’evangelista poi, parla di un’acqua che di per sé aveva tutt’altra destinazione, era nelle sei anfore per le abluzioni rituali; simbolo, in oltre, di sovrabbondanza (colme sino all’orlo, capaci di centoventi litri!) e, alla fine, simbolo di un vino migliore!
Un sogno? No; è chiesto di comprendere, attraverso questi simboli e paradossi, la manifestazione di Dio in Gesù lo sposo e di credere in lui come hanno fatto i primi discepoli. “Gesù disse: riempite d’acqua le giare. E le riempirono fino all’orlo”. Che cosa possiamo portare al Signore? Solo acqua, nient’altro che acqua. Abbiamo un amore, forse povero, o senza luce, ma non importa: mettiamolo davanti al Signore.
Le nozze di Cana dicono che l’amore umano è luogo di miracoli. Chissà quali prodigi saprà compiere il Signore nel nostro quotidiano vivere e con quale alchimia renderà dolci i passaggi amari della nostra vita? Dio ha a cuore la felicità dei suoi figli prima ancora della loro fedeltà: infatti nulla hanno fatto gli sposi per meritare il miracolo, ma Gesù è intervenuto. Stupefacente: col suggerimento di sua madre ad attirare il sguardo di Gesù è il loro essere senza vino, cioè la loro povertà!

Esercizi spirituali Adulti AC

Sfogliando l’agenda del 2015

Sfoglio l’agenda del 2015 e vedo pagine straripanti di appuntamenti e di incontri.
Ogni mese è come un piccolo mosaico costituito da tasselli colorati, nel tentativo di evidenziare i singoli eventi.
Ricordo una frase contenuta in una clip che presentava le “cinque vie” per un nuovo umanesimo in Gesù Cristo, al Convegno ecclesiale di Firenze. Suona pressapoco così: “Attenzione: si può scrivere un trattato su una tessera senza aver mai guardato il mosaico”.
Mi tuffo nei singoli mesi per poi riprendere le distanze. Qual è il mosaico che risulta dall’unione delle tessere del 2015?
Vedo scorrere momenti di preghiera, di studio, di solidarietà e di comunione, incantevoli liturgie, convegni, pellegrinaggi, campi invernali ed estivi, campi missionari, feste patronali, giornate unitarie, momenti di semplice fraternità…
Due gli appuntamenti diocesani unitari indicati dal Vescovo per il 2015: la Giornata per la vita, in febbraio (con le iniziative annesse) e la Camminata del risveglio, all’Eremo della Madonna del Faggio, in agosto (ogni anno si mettono in cammino sempre più persone da molti paesi della diocesi). In questi due momenti, ogni altra iniziativa locale è stata sospesa per ricordare che la Chiesa di San Marino-Montefeltro è una sola, riunita attorno al suo Pastore.
I dieci Centri pastorali della diocesi – alcuni dei quali hanno ripreso il cammino proprio quest’anno – sono stati agili bussole per orientare il cammino delle comunità, comprese le più piccole. Sempre più feconda la collaborazione e la sinergia tra gli Uffici, specialmente nella realizzazione di momenti formativi, di ritiri, di dibattiti e di progetti di solidarietà.
Importante è stata la presenza della diocesi nei settori più laici della società. Quest’anno la Giornata di preghiera per i politici, in concomitanza con la memoria del loro patrono, San Tommaso Moro, è stata addirittura un triduo di preghiera e di studio. Poi, con la Giornata per la Scuola, in ottobre (in questo caso il Santo che accompagnava era nientemeno che San Francesco di Assisi), si è potuta dimostrare la vicinanza, l’interesse e la disponibilità per l’accompagnamento di ragazzi e giovani, pur nel rispetto dei ruoli. Infine, quest’anno si è dato vita anche ad una Giornata per i medici e gli operatori sanitari, nel giorno della festa di San Luca, con alcuni momenti di approfondimento dedicati e, per chi non fosse di altra convinzione, con la celebrazione di una Santa Messa.
Il 2015 sarà ricordato sicuramente per i grandi eventi ecclesiali, di cui anche la nostra diocesi ha tratto beneficio.
Siamo nell’Anno dedicato alla Vita consacrata (iniziato il 30 novembre 2014) e la diocesi ha potuto veramente gustare la gioia della presenza e dell’accompagnamento spirituale dei suoi consacrati, anche dei più giovani, che sono stati convocati per la Giornata diocesana dei giovani a Novafeltria. Una trentina di giovani consacrati che vivono in diocesi o che, originari della diocesi, sono stati inviati a svolgere fuori il loro servizio si sono incontrati ed hanno incontrato la cittadina di Novafeltria e i coetanei dei gruppi giovanili della diocesi, dando testimonianza di una fede viva e ben inserita nel mondo.
Siamo grati al Signore per aver avuto la gioia di vedere realizzate, proprio quest’anno, diverse professioni religiose ed anche una ordinazione presbiterale.

I primi mesi dell’anno sono stati caratterizzati anche dalla preparazione al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. L’Ufficio Famiglia ha tirato le fila di una serie di incontri con i sacerdoti, con il consiglio pastorale diocesano e con la consulta delle aggregazioni laicali al fine di elaborare una bozza di risposte al questionario fornito dall’Assemblea Straordinaria del Sinodo nell’ottobre 2014. Il contributo inviato alla Segreteria del Sinodo è stato realizzato con stile di vera sinodalità e ha ricevuto l’apprezzamento del Sottosegretario alla CEI e del vescovo delegato per la Pastorale familiare regionale, Mons. Enrico Solmi.
A questi due importanti orizzonti tracciati dalla Chiesa universale si è aggiunta la preparazione al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze a cui hanno partecipato, a nome della diocesi, sei delegati insieme al Vescovo Andrea. Momenti di unità molto forti sono stati i convegni vicariali prima del Convegno di Firenze, allo scopo di raccogliere le esperienze e progetti da portare nell’assemblea nazionale e, dopo il Convegno, per far circolare le idee e le testimonianze provenienti da tutte le diocesi italiane.
Il 13 dicembre con l’apertura della Porta Santa nella Cattedrale di Pennabilli è iniziato l’Anno Santo della Misericordia. È stato molto bello ritrovarsi vicini, quasi schiacciati e trascinati dai fratelli, nel varcare la Porta della Misericordia; uniti fisicamente, ma soprattutto nel cuore, verso l’abbraccio del Signore.
Questo il bilancio di fine anno: creatività e fatiche, gioie e delusioni, nuovi progetti e incertezze sul cammino da compiere… ma quanta ricchezza! Fiumi di acqua viva che scorrono abbondanti nel nostro territorio.
Per questo ringraziamo il Signore con il solenne inno del “Te deum” di fine anno, riconoscenti delle perle di vita buona da Lui depositate nei nostri campi, per cui vale la pena vendere tutto e spendere la vita.

Paola Galvani