21 maggio – Ha parlato per mezzo dei profeti

Simone e Giuda Taddeo, che non si vedono nella Pala se non attraverso alcuni particolari, come ho già spiegato, ci hanno raccontato come nella Pentecoste abbiano sentito di rivivere l’esperienza della creazione, così come la narra la Bibbia, quando lo Spirito come uragano e potenza aleggiava sul caos primitivo e dava vita a tutto ciò che palpita nell’universo. Poi, Filippo e Andrea hanno paragonato l’effusione dello Spirito Santo al soffio di Dio che ha infuso l’anima nell’uomo dopo averlo plasmato con la polvere della terra, dando inizio ad un rapporto personale tra l’uomo e lo Spirito, che in Gesù – secondo quanto ci ha narrato Andrea – si è pienamente manifestato. Gli apostoli vanno componendo un puzzle dal quale emerge la figura dello Spirito Santo.
Ora vorremmo sentire i due apostoli che stanno in seconda fila: Giacomo di Alfeo detto il Minore, che è vicino a Maria, e Matteo. Di Giacomo conosciamo la parentela con Gesù (viene detto di lui che era cugino del Signore, per questo è dipinto accanto a Maria, sua zia) e la leadership che ha presso i cristiani provenienti dal giudaismo. Mentre Pietro e gli altri apostoli andranno in terre lontane, Giacomo rimarrà ad animare i cristiani provenienti dal giudaismo, concentrati soprattutto in Palestina e in Gerusalemme. Giacomo è saldamente ancorato alla tradizione antica, ebraica. Per questo gli Atti degli Apostoli accenneranno ad uno scontro che avrà con altri apostoli: insiste che i convertiti dal paganesimo, prima di essere cristiani, si facciano ebrei, sottoponendosi al segno della circoncisione. Poi la questione si risolse. Giacomo fu molto generoso con il Signore donandogli tutto, fino al martirio. Probabilmente è proprio di Giacomo una Lettera scritta con uno stile così ricco ed elegante, che ha fatto supporre agli studiosi l’attribuzione ad altra persona.
«Io – scrive Giacomo nella sua Lettera – vedo la promessa dello Spirito Santo dentro la nostra tradizione. Lo Spirito Santo, infatti, era presente nel momento della chiamata del nostro padre Abramo; era presente nei sogni del santo patriarca Giuseppe, nel roveto ardente che bruciava senza consumarsi davanti a Mosè e, soprattutto, nelle vicende dell’esodo, evento fondatore del nostro popolo, quando, sotto forma di una colonna di fuoco, ci guidava verso la terra promessa, e sotto forma di nube, ci proteggeva dai dardi infuocati del sole del deserto».
«Lo Spirito – continua l’apostolo Giacomo – ha parlato per mezzo dei profeti: solo così essi hanno potuto trasmettere i messaggi di Dio e hanno saputo alimentare la speranza del popolo con l’attesa di un Messia liberatore. È dallo Spirito, poi, che è venuta a noi la Sapienza: pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. Ricordate lo Spirito che scese sui settanta anziani – siamo ancora nel contesto dell’esodo – compresi i due che non erano presenti alla riunione e che Mosè invitò a collaborare con lui per il servizio al popolo? Ricordate l’episodio del profeta Eliseo che ottenne, per la sua fedeltà, di ricevere in eredità i due terzi dello Spirito che era su Elia?». «Lo Spirito Santo – conclude Giacomo il Minore – dobbiamo rintracciarlo, inseguirlo, nella storia del nostro popolo».

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Propongo, come impegno per domani, di offrire buoni consigli a chi ci chiede aiuto, invocando lo Spirito Santo. Non sottrarci a questo servizio, perché lo Spirito Santo, sceso in noi nel Battesimo, ci dà la capacità della Sapienza.  Continuiamo il gioco del “prediletto” della Madonna nella nostra famiglia.