I giovani vogliono bene a papa Francesco

3 agosto 2023

Ancora una mattina di formazione. Trovo i ragazzi – sono quasi tutti maggiorenni – partecipi e impegnati. Che sia la stanchezza a renderli così quieti? Ma questo è un pensiero malizioso… Devo subito ricredermi: lavorano sodo e formulano pensieri e domande a cui non è facile rispondere. Ne cito almeno una: «I sacerdoti e i vescovi sono abituati ad avere confronti solo con ragazzi che frequentano la Chiesa, ma questi sono solo un’infinitesima parte dei ragazzi che ci sono là fuori, con cui noi, al mare, il sabato sera e nei luoghi comuni ci confrontiamo. Da questi confronti emerge un’opinione molto diffusa, ovvero “Credo in Dio, ma non nella Chiesa”. Ciò che manca, dunque, nei giovani non è tanto la fede in Dio, quanto la fiducia e l’attrazione per la Chiesa. Perciò vi rivolgiamo questa provocazione: “La Chiesa è davvero accogliente? È invitante per i giovani? È al nostro passo?”».
Vado sulla piazza del piccolo villaggio in cui ci troviamo a lavorare (tre quarti d’ora da Lisbona). Non resisto alla tentazione di scattare qualche foto a distanza, per non disturbare. I giovani sono divisi a piccoli gruppi in cerchio, seduti per terra. A Messa dovrò commentare (brevemente!) un testo un po’ complicato dal libro dell’Esodo, che mi diventa semplice e ben spiegato da quello che sto vedendo sulla piazza. La lettura biblica parlerà della “Shekinah Adonai” (presenza di Dio) sulla dimora che Mosè ordina di costruire con raccomandazioni minuziose. Il Talmud dirà poi che la “Shekinah Adonai” è sopra i due o tre che parlano della Torah (la Legge di Dio), diversamente, se parlano del più e del meno, la loro è una riunione di burloni. Accadrà anche durante l’esilio: Dio lascerà il tempio per porre la sua Shekinah sugli esuli… In questi giorni vedo tanta presenza del Signore su di noi. E ne godo.
Nel pomeriggio ci si muove alla svelta per raggiungere il parco Eduardo VII per l’accoglienza al Papa. Mi trovo in una posizione un po’ scostata, potrò vedere il Papa solo nel maxischermo, ma ho il vantaggio di essere all’ombra. Sono giornate di sole e vento. Quando sfilano le bandiere delle nazioni partecipanti non vedo quella di San Marino… In effetti i nostri non sono partiti: preferiscono un momento di riposo per essere in piena forma domani alla Via Crucis, uno dei momenti sicuramente più forti della GMG.
Il Papa arriva molto in anticipo. Si sposta sulla papamobile per sfiorare almeno le migliaia di giovani presenti. Parte un applauso fragoroso quando arriva sul palco. È sulla carrozzina, come appare spesso in pubblico, ma sembra essere in gran forma. La regia sa creare un clima gioioso ma al tempo stesso raccolto. Una suora, quasi a passo di danza, scende la gradinata che parte dal palco verso la folla; porta tra le mani uno scatolone. Che cosa nasconderà? Un gruppo di giovani ballerini trae fuori pagine bianche. Su quei fogli vengono raccontati, l’una dopo l’altra, le solitudini, le sofferenze, i desideri, le gioie, le speranze dei giovani di oggi. È come una cascata impetuosa, un grido dopo l’altro. Il momento è particolarmente intenso e vero. Il Papa prende la parola. Insiste con forza e fa ripetere: «Dios nos ama. Dios nos ama, como nos somos. (…) As sido llamando por tu nombre. (…) Nos abraza a todos, todos, todos… Dios nos ama, no como quisiéramos ser o como la sociedad quisiera que seamos. ¡Como somos!». È uno spagnolo facile da capire, facile da ripetere. Anche i vescovi compassati che ho attorno a me gridano insieme ai giovani: «Dios nos ama, como nos somos».
È evidente, essere amati e sentire di essere amati cava fuori il meglio che è in ognuno. Il Papa è commosso, ma lo siamo anche noi. Canzoni, danze, applausi: i giovani vogliono bene a papa Francesco.

+ Andrea Turazzi