Omelia nella Trasfigurazione del Signore

6 agosto 2023

Dn 7,9-10.13-14
Sal 96
2Pt 1,16-19
Mt 17,1-9

Festa della Trasfigurazione del Signore: cuore dell’estate. La liturgia ci suggerisce di abbandonare per un attimo la lettura continuata del Vangelo di Matteo, andando a cercare, al capitolo 17, l’avvenimento sorprendente che ha riempito di stupore e di gioia gli apostoli, fino a dichiarare la loro disponibilità a restare lì sul monte per sempre.
È festa della bellezza. La bellezza è proporzione, misurazione, equilibrio, armonia, dove le parti si integrano con il tutto. Ma soprattutto la bellezza è ciò che stupisce, meraviglia e piace. Ed è gratuità.
Il Vangelo ci porta a considerare la bellezza di Gesù, ma anche quella dei cristiani. Paolo li descrive così: «Voi siete luce» (Mt 5,14) o li invita a “rivestirsi di luce” (cfr. Rm 13,14), proprio come appare Gesù nella Trasfigurazione, «splendente come il sole» e con le vesti «candide come la luce».
Entriamo nella comprensione più profonda di questa pagina in cui si intrecciano i temi della Pasqua: da una parte la luce della risurrezione, lo splendore della vittoria di Gesù, e dall’altra l’amara croce, la Passione. Troviamo effettivamente tanti elementi che ci portano a collegare la Trasfigurazione con l’esperienza della Pasqua, dove si rivela la messianicità di Gesù: Gesù, il Messia, l’atteso, che finalmente si manifesta nel suo splendore.
Il motivo per cui Gesù è su quel monte, il monte Tabor secondo la tradizione, in realtà è una ritirata strategica. In quei giorni si sta celebrando la festa delle capanne, che in Israele, a Gerusalemme soprattutto, segna l’apogeo dell’esaltazione collettiva. Si tratta di giorni di manifestazioni e talvolta di autoproclamazioni di messianicità da parte di qualcuno. Gesù si defila: non vuole che venga fraintesa la sua messianicità. Il collegamento tra Trasfigurazione e Pasqua appare chiaro attraverso tanti particolari, ad esempio, la voce del Padre, che Matteo raccoglie e trasmette nel Vangelo: «Questi è il Figlio mio, l’amato». E poi concluderà dicendo: «Ascoltatelo!». È, in fondo, l’incipit del primo carme messianico, quello del Servo sofferente, che indica di quale messianicità si tratta. Poi, il fatto che Gesù chiama con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e di lì a poco li chiamerà nel Getsemani, nella sua ora di agonia. Inoltre, il monte della Trasfigurazione fa pensare al monte delle Tentazioni, dove il diavolo cerca di stornare Gesù dal progetto che il Padre gli ha assegnato. Ma il monte è anche quello della risurrezione e dell’invio missionario, alla fine del Vangelo di Matteo, quando Gesù dirà: «Ogni potere mi è stato dato…». E poi, benché dubbiosi, li invia a portare l’annuncio della risurrezione e della Pasqua a tutte le genti.
Gesù si è trasfigurato. C’è una metamorfosi improvvisa di bellezza che genera stupore ed estasi. Tuttavia, Pietro fa una gaffe quando dice: «Signore, facciamo qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Mosè ed Elia erano, infatti, comparsi con Gesù). Pietro confonde quella che è la Trasfigurazione con la Festa delle Capanne, ma soprattutto, chiedendo di fare tre tende, accomuna Gesù a Mosè e ad Elia, mentre invece, alla fine del brano, Matteo sottolineerà la solitudine di Gesù. Gesù è solo dal punto di vista storico-salvifico: solo lui è il Signore, lui solo il Salvatore. Ma c’è anche la solitudine umana e dolorosa di Gesù. La Trasfigurazione sta inclusa fra due momenti in cui Gesù preannuncia agli apostoli la Passione. La Trasfigurazione, inoltre, è attigua alla confessione di Pietro. Gesù chiede che cosa pensi la gente di lui e gli apostoli risponderanno: «Ti pensano come Mosè, come Elia redivivo, come un grande profeta…». E Gesù dirà: «Ma voi chi dite che io sia? Chi sono io per voi?». Pietro risponderà per tutti con quella confessione che non può venire da lui: «Tu sei il Messia, il Figlio del Dio benedetto». Pietro, che ha fatto questa confessione, è scioccato al pensiero che Gesù scende dal monte con loro, lui solo, incamminato verso la Passione. Pietro e gli altri fanno fatica a comprendere il messianismo di Gesù.

Concludo con un pensiero particolare per le persone che, durante questa estate, stanno soffrendo molto, a causa degli incendi e del maltempo. Penso a tutti coloro che non hanno l’opportunità di fare qualche giorno di vacanza, a quelli che consentono a noi di fare qualche esperienza di riposo e di svago… Chi riesce a fermarsi dagli impegni quotidiani, dedichi un po’ di tempo a lasciarsi educare dalla bellezza, salendo sui monti del nostro territorio, lasciandosi sorprendere da un’alba sulle rive del mare, ma anche tuffandosi nell’arte… La bellezza più bella è Gesù. Proponiamoci di entrare in confidenza con lui, di stare con lui, di trovare nell’angolo della preghiera il raccoglimento per gustare, come Pietro, Giacomo e Giovanni, la sua bellezza.