Omelia Valdragone, 13 marzo 2014

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Sal 137

Mt 7,7-12

 

La liturgia della Parola, questa sera, ci propone una pagina stupenda dal Libro di Ester: una accorata e fiduciosa preghiera che sgorga dal cuore della protagonista racchiusa in un libro della Bibbia scritto per tempi difficili come i nostri. La vicenda di Ester è ambientata nei sontuosi palazzi del re di Persia. La protagonista è una ragazza orfana che porta scritta nella sua storia la sofferta realtà della diaspora giudaica (l’esilio). Il suo nome significa “Stella”. La vicenda assomiglia alla fiaba di Cenerentola: anche qui c’è un capovolgimento delle sorti. In breve: la splendida regina Vasti si rifiuta di comparire davanti al re che vuole mostrare la sua bellezza al popolo e ai capi. “E’ un oltraggio”, gridano i saggi di corte: “Si deve immediatamente sostituire l’orgogliosa regina”. Viene bandito allora un concorso di bellezza: la più bella sarà regina al posto di Vasti. Anche la piccola Ester viene iscritta dallo zio che l’ha presa a casa sua da quando è rimasta sola e orfana. Il re rimane conquistato dalla sua bellezza e la vuole regina. Intanto, a corte, un potente ministro del re sta organizzando un programma di sterminio degli Ebrei. Lo zio di Ester riconosce come provvidenziale l’elezione della nipote: il Signore vuol servirsi di lei per salvare il suo popolo (Ester come Mosè!). E così accade: il popolo è salvo e lo zio di Ester viene esaltato, mentre il cattivo ministro Amman viene punito. “Per i giudei era spuntata una luce; ci fu letizia, esultanza, onore”.

La liturgia di oggi ci fa vedere il valore della preghiera di intercessione e, nella provvidenziale intercessione di Ester, il ruolo di Maria presso il Signore che l’ha voluta come tenerissima madre e regina, accanto a Lui e accanto a noi. Di che cosa parla Maria quando è davanti al Signore, se non di noi? Di che cosa parla Maria quando è accanto a noi, se non di Lui? “Non hanno più vino”, dice a Gesù. E a noi: “Fate tutto quello che vi dirà”!

Perché ricorrere a Maria? Forse che il Signore ha bisogno d’essere convinto? Sarebbe puerile pensarlo. L’Onnipotente vuole piuttosto coinvolgere la creatura nel suo piano d’amore e Maria, in esso ha un posto particolare. La preghiera e il coraggio della piccola Ester sono figura della tenerezza e dell’amore di Maria. Dio vuole attorno a lui un campo d’amore ad alta tensione: Maria è al centro. Anche al centro diocesi – a Pennabilli – la veneriamo col titolo di Madonna delle Grazie. Ci sono tanti fedeli che, prima di salire al Signore, sostano davanti a lei: certi che le cose sono fatte. Non fu così anche alle nozze di Cana? La premura di Maria spostò in avanti le lancette dell’ora di Gesù!

Anche il Vangelo ci parla di preghiera.

In particolare, svela come è il volto del Padre a cui indirizziamo la preghiera: un Padre provvidente, desideroso di condividere e di farci dono di ciò di cui il nostro cuore è assetato: “Bussate… chiedete… cercate”. Che contrasto con l’immagine di Dio che – nella Genesi – il serpente vuole insinuare! Il Padre non aspetta altro che farci dono di ciò che ha di meglio per noi, la sua stessa vita. Ma il serpente è sempre in agguato per frammettersi tra noi e il Padre. Arriva persino – l’abbiamo sentito domenica scorsa nel racconto delle tentazioni – a travestirsi della sua Parola per alimentare le nostre pretese di onnipotenza (“giocare a fare Dio”, come diceva papa Francesco) o la presunzione di bastare a noi stessi. Che questa Quaresima ci faccia trovare o ri-trovare la gioia che viene dalla certezza di sentirci amati.