Omelia XXIX Domenica del Tempo ordinario Sante Cresime

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Monteboaggine, 12 ottobre 2014
Sante Cresime

(da registrazione)

Cari ragazzi,
tra poco, con l’imposizione delle mani da parte del vescovo – successore degli apostoli, anello di una catena che arriva fino a Gesù – mediante l’unzione del capo con l’olio profumato e con il sostegno di questa bella assemblea che prega con voi e su di voi, lo Spirito Santo scenderà in un modo speciale su di voi che oggi celebrate la Cresima.
Ma chi è lo Spirito Santo?
Avrete studiato che è la terza divina Persona della Trinità. Noi crediamo in unico Dio unità d’amore di tre persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: un grande mistero! Lo Spirito di Dio scende su di voi e la sua presenza è così discreta che quasi non lo percepirete – non “sentirete” niente quando vi ungerò la fronte – la sua voce è così delicata che occorre un profondo silenzio per capire il suo sussurro d’amore.
Qualche volta mi è capitato di paragonare lo Spirito Santo ad un bacio. Che cosa c’è di più eloquente di un bacio? Cento milioni di parole non dicono quello che esprime questo gesto quando è autentico. Eppure il bacio è la cosa più silenziosa che c’è, perché non puoi parlare quando baci. Ebbene, il bacio del Signore scende su di voi. Quando tornerete a casa e sentirete ancora il profumo del crisma sulla fronte ricordatevi, siete stati baciati da Dio.
Ritorna la domanda: Che cosa fa lo Spirito Santo in noi? Dio Padre lo pensiamo come creatore dell’universo; quando pensiamo alla seconda divina Persona, il Figlio, pensiamo a colui che si è incarnato: Gesù di Nazaret. E lo Spirito Santo? Propongo di percorrere almeno un tratto della vita di Gesù per vedere che cosa lo Spirito Santo faceva su di lui, sulla sua e nella sua umanità.
Metto a fuoco alcuni passaggi:
Primo episodio: Gesù va al fiume Giordano.
Al fiume Giovanni battezzava. Non si trattava ancora di un sacramento, ma di un gesto penitenziale. La gente scendeva nelle acque del fiume; lui versava l’acqua sul capo dei penitenti mentre si immergevano per la purificazione. Quando arriva Gesù e sta per scendere nel fiume, Giovanni lo ferma: Gesù non ha bisogno di essere purificato (lo riconosce subito come Figlio di Dio). Giovanni si sente indegno di battezzarlo. Gesù con molta severità gli chiede di continuare. Si immerge nelle acque del fiume e si lascia battezzare da Giovanni, ma, in quel momento, accade un fatto straordinario, il più raccontato nel Nuovo Testamento, tanto doveva aver colpito i presenti. Fu come se il cielo si aprisse. L’espressione, che non ha niente a che fare con l’astronomia, è l’esperienza spirituale di una particolare presenza dello Spirito di Dio – come sarà tra poco qui in mezzo a noi -. Mentre il cielo si aprì furono udite queste parole: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3, 22). L’aggettivo “amato” nel testo sacro fu riferito soltanto ad Isacco, il figlio di Abramo. Ebbene, questa parola viene pronunciata misteriosamente su Gesù che sale dalle acque del suo battesimo. E ancora più stupefacente la terza parola udita in quel momento: “in te ho posto il mio compiacimento”, cioè “tu sei la mia gioia”.
Mentre venivano dette queste parole fu visto lo Spirito Santo sotto forma di colomba; la colomba era una metafora eloquente per gli uomini del tempo che conoscevano bene le Sacre Scritture. Infatti, nel primo versetto della Bibbia è scritto che «lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1, 1). Lo spirito di Dio “covava” il mondo nascente prima dell’esplosione della vita.
Quello che è capitato a Gesù capiterà anche a voi che state per ricevere la Cresima. Lo Spirito di Dio scenderà su di voi come una colata di cielo. Ogni cristiano dovrebbe pensare di essere abitato dallo Spirito di Dio … pensate che dignità! Ecco perché ci battiamo per il rispetto di ogni persona. Lo Spirito di Dio in noi ci fa essere tesoro di Dio. Gesù preciserà: «Date a Cesare quel che è di Cesare…» (cfr. Mt 22, 21); “Dio vuole voi perché voi siete il suo tesoro”.
Secondo episodio: Gesù è spinto nel deserto per essere tentato dal diavolo. Lo Spirito Santo fa con Gesù il gesto dell’allenatore con il suo atleta; gli dice: “Adesso tocca a te!”, lo spinge al combattimento. La vita è anche un combattimento. Lo Spirito Santo mise Gesù nella battaglia… per vincere! Lo Spirito Santo è il divino allenatore che non solo ci spinge nella battaglia, ma ci dà la forza e il coraggio necessari per vincere.
Terzo episodio: lo Spirito Santo conduce Gesù in sinagoga, a Nazaret, il suo villaggio. Viene il momento della lettura. Il rabbi, tirato fuori il rotolo con le Scritture, lo diede a Gesù per leggere. Gli capitò questo versetto di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me e mi ha mandato ad annunciare ai poveri il lieto messaggio, a dare la libertà ai carcerati, a sanare i lebbrosi, a far udire i sordi, a far vedere i ciechi e a proclamare a tutti il grande tempo della misericordia» (cfr. Is 61, 1). Gesù, deposto il rotolo, disse: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4, 21). Gesù aveva capito la sua vocazione, era il Messia. Lo Spirito Santo era l’origine della comprensione della sua vocazione e ne era la forza, ne era il programma, ne era lo slancio. Altrettanto fa lo Spirito Santo in noi. Ci sono persone che hanno intrapreso la vita del matrimonio; insieme all’umana attrattiva, all’amore, la presenza dello Spirito gli ha messo davanti un progetto stupendo: formare una famiglia, costruire una casa, avere un futuro. Ieri ho ascoltato la testimonianza di una suora missionaria che da 28 anni fa servizio nel Malawi, un paese poverissimo dell’Africa, decisa a diventare mamma di chi non ha mamma.
Dunque lo Spirito Santo è la garanzia incancellabile della nostra grande dignità: siamo figli, siamo amati, siamo la gioia di Dio, il suo tesoro. Poi, lo Spirito Santo è forza che ci incita e ci sostiene nel combattimento della vita. Infine, lo Spirito Santo è l’origine di ogni progetto d’amore.