Giornata della pace

Veglia per la vita nascente

Il Vescovo Andrea invita le future mamme alla veglia diocesana per la vita nascente

La diocesi propone alle gestanti del territorio diocesano un momento semplice ma intenso di preghiera per vivere l’esperienza del parto coi sentimenti di Maria, la mamma di Gesù, con la speranza gioiosa della sua intercessione.
Il programma è semplicissimo: le future mamme sono attese per le ore 21 nel luogo di preghiera del loro vicariato (Montegiardino per San Marino, Novafeltria per Val Marecchia, Santuario di Monte Cerignone per Val Foglia e Val Conca). Dopo un momento di accoglienza prenderanno parte alla Veglia di preghiera, caratterizzata dall’adorazione eucaristica e dall’ascolto di testi biblici, del magistero e testimonianze sul tema dell’accoglienza della vita. L’incontro si concluderà con un omaggio alla Madonna e la consegna di un dono alle future mamme e papà e di una preghiera da recitare in famiglia.
Ovviamente, la partecipazione a questo momento di riflessione e preghiera è aperta a tutte persone di buona volontà della diocesi. (Per informazioni: 333/3849049)

L’appuntamento di lunedì 4 rappresenta un ulteriore, significativo segnale di risveglio delle coscienze sul tema dell’accoglienza della vita, che la Chiesa diocesana lancia all’intera comunità, soprattutto nel vicariato di S.Marino da mesi interessato alla discussione di una proposta di legge che intende introdurre la liberalizzazione dell’aborto; dopo l’incontro/testimonianza di Gianna Jessen di domenica scorsa a Serravalle e prima delle iniziative programmate per la Giornata della vita a inizio febbraio del prossimo anno, la Veglia per la vita nascente rappresenta indubbiamente un ulteriore appello alle coscienze dei sammarinesi di buona volontà.

Omelia nella Santa Messa di apertura della Visita Pastorale alla parrocchia di Montegiardino

Montegiardino, 3 dicembre 2017

Is 63,16-17.19; 64,2-7
Sal 79
1Cor 1,3-9
Mc 13,33-37

(da registrazione)

Sono molto contento di essere a Montegiardino, anche se arrivo avendo nel cuore le parrocchie che ho già incontrato: Dogana, Serravalle, Falciano, Domagnano, Borgo Maggiore. Per un vescovo la Visita Pastorale è una cosa bellissima.
Stasera vorrei dirvi tre cose: che cos’è una visita pastorale; qual è uno dei pilastri più importanti della vita spirituale del cristiano; come il Signore vede questo pilastro.

1.
Che cos’è la Visita Pastorale?
Ogni volta che dico che cos’è la Visita Pastorale rifiorisco. La Visita pastorale è la visita dell’apostolo alla comunità dei cristiani. Oggi i cristiani sono molto ridimensionati nel numero. Tuttavia ogni piccola comunità è come una costellazione che rende bello il cielo di San Marino. Il vescovo, proprio come facevano gli apostoli dei primi tempi, va in ogni comunità a parlare di Gesù. Non potrebbe bastare leggere un libro su Gesù? No, il vescovo ne parla con autorevolezza, perché è un successore degli apostoli. Sono il 66° vescovo di San Marino-Montefeltro, l’ultimo anello di una catena che ci aggancia a Rimini, fino ad arrivare al vescovo di Ravenna Sant’Apollinare, che fu ordinato vescovo da un amico di San Pietro apostolo, Ignazio di Antiochia. Non è una lezione di storia, ma la rivelazione di un mistero. Se una comunità cristiana vuol essere veramente tale deve essere agganciata a Gesù, non in modo burocratico, ma con la vita. Il Vescovo va a parlare di Gesù come Pietro, come Andrea, come Matteo, come Giovanni… Loro lo avevano incontrato, sapevano tutto di lui ed erano felicissimi di poter raccontare i miracoli, le parabole, ogni particolare. Per chi ama nulla è un dettaglio!
La domanda che mi faccio oggi è: ho incontrato Gesù? Ho studiato, so leggere il Vangelo in greco (la lingua in cui è stato scritto), ma questo sapere che si trova nei libri non dà sapore. Il sapere che dà sapore è l’incontro vivo con Gesù. Allora, mentre vengo a visitare voi, dentro di me si muove il desiderio di conoscere di più Gesù, di avere ancora più familiarità con lui.
Oggi una bambina di V elementare mi ha chiesto: «Come si fa a far parte del mondo di Gesù?». Le ho detto che per prima cosa bisognava leggere il Vangelo, poi essere uniti nella Chiesa, perché a tutti vengono dubbi nella fede e insieme possiamo aiutarci. Ho raccontato l’esempio di un campeggio in cui ognuno aveva portato il suo pezzo di legno per preparare un grande falò. Uno dei ragazzi, arrabbiatosi con gli altri, si era allontanato con il suo pezzo di legno acceso. Dopo qualche minuto il pezzo di legno si spense.
Siamo noi la Chiesa di Gesù, il mondo di Gesù. Ma dobbiamo essere uniti: accenderci gli uni gli altri. Questa è la visita pastorale. Il Vescovo dimorerà con voi, nel vostro paese.

2.
L’Avvento ci insegna che un pilastro fondamentale della vita cristiana è l’attesa del Signore. Tante volte l’attesa si spegne, perché crediamo di averlo già raggiunto. Invece, come ci insegna la Prima Lettura, dobbiamo fare un’invocazione: «Signore, noi siamo come foglie avvizzite, vieni ad aiutarci» (cfr. Is 64,5).

3.
La cosa più sorprendente è che il Signore aspetta noi. Noi aspettiamo lui, dobbiamo vigilare, non dobbiamo dormire, dobbiamo essere attenti, ma il Signore attende noi. Come ci attende? Se sfogliamo la Sacra Scrittura vediamo che lui è un padre che aspetta il ritorno del figlio (cfr. Lc 15,11-31). Quanto amore, quanta pazienza, quanta vigilanza. È una immagine che ci ha lasciato Gesù quando ha parlato del Padre misericordioso. Poi Dio ci aspetta come un contadino che ha seminato e attende che il seme nella terra marcisca e pian piano sbocci (cfr. Mc 4,28). Dio ha con noi la pazienza del contadino. Inoltre, ci aspetta come un innamorato aspetta la sua amata. Il Signore aspetta tutti noi con il batticuore. Infine dice: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Sono venuto a dirvi proprio questo: il Signore è alla porta e bussa. Credo che nessuno metterà il catenaccio. Penso che tutti apriranno: «Signore, vieni, non tardare».

Omelia nella Santa Messa di chiusura della Visita Pastorale alla parrocchia di Borgo Maggiore

Borgo Maggiore, 3 dicembre 2017

Is 63,16-17.19; 64,2-7
Sal 79
1Cor 1,3-9
Mc 13,33-37

Prima domenica di Avvento

(da registrazione)

1.
Sorpresa! Oggi ritroviamo la stessa lettura che ha aperto la Visita Pastorale (1Cor 1,1-9). Ricordate?
Questa pagina si apre con un indirizzo affettuoso di saluto (e io di affetto ne ho sentito tanto in questi giorni in cui ho abitato con voi). Prosegue poi con un rendimento di grazie per i doni di cui gode la comunità cristiana, doni di parola e di conoscenza; sono doni dati dal Signore che opera in questa comunità; una comunità nella quale si parla molto di Gesù e a lui si dà lode, a lui si canta. Soprattutto di lui si vuole vivere: l’ho percepito.
La pagina della Prima Lettera ai Corinzi si conclude con una foto della comunità di Corinto. Anche questa, come Corinto, è una comunità che è in attesa di un incontro nuovo con Gesù. Io sono qui, come ho detto tante volte durante la settimana, per testimoniare Gesù, non per sentito dire, ma perché – spero – l’ho incontrato e sento che devo incontrarlo ogni volta di nuovo.
Gesù è venuto (al Natale ci stiamo preparando a partire da oggi). Gesù verrà: questo alimenta la speranza, ci tiene desti (egli viene a recuperare la storia e a fare giustizia). Gesù viene: adesso è già il momento dell’incontro (è confermata la sua fedeltà: non manca di parola).

2.
I giorni della Visita Pastorale sono stati una grazia per il Vescovo e spero per molti di voi. Negli incontri ho imparato tanto e mi sono venuti dal cuore e dal dialogo una serie di messaggi-consegna. Ad esempio:
– agli Scout (piccoli e grandi): «Non esistono bocce perse!».
– ai Consigli pastorale e degli affari economici, agli impegnati in parrocchia: «Gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rom 12,10).
– agli adulti della Lectio divina e della Catechesi degli adulti: «Se tu leggi il Vangelo e lo vivi ti trasforma in Gesù».
– ai medici, ai professionisti, ai volontari che si dedicano ai malati e ai disabili: «Continuate a combattere contro le sofferenze, a sollevare le fragilità e intanto insegnate che chi è fragile e soffre è un dono per la comunità, perché attorno a lui si apre un campo di umanità, di umanesimo, solidarietà, perché fa scattare il desiderio di aiutare e si capisce ciò che vale davvero».

Ci sono stati molti incontri con le istituzioni presenti sul territorio della parrocchia: cortesia, riconoscenza, collaborazione, mai – da parte nostra – richiesta di privilegi.
Il “sistema San Marino” è in crisi? Ma ci sono anche tante energie positive e persone disponibili.
Ci sono pericoli e tentazioni? Non chiudersi nell’individualismo, non smarrire valori preziosi; ci sono risorse e talenti:
– la qualità dell’impegno per l’infanzia
– il servizio e l’attenzione alle fragilità (disabilità)
– i politici borghigiani: sono consapevoli che la politica è una delle forme più alte della carità, perché non si fatica per interessi personali, non per interessi di famiglia, non per interessi di gruppo, ma per il bene di tutti; con la dialettica (dialogo e amicizia) non con l’ideologia.
– il volontariato: il volontario è colui che fa, fa liberamente, fa volentieri.

Il Vescovo ha passato giornate intere con don Marco e con i sacerdoti che svolgono il ministero in parrocchia: don Stefano, don Pino, padre Honorio, con il diacono Giovanni. Ci siamo proposti di volerci bene e che si possa percepire che siamo uniti. E siamo stati ospiti dai frati e dalle monache clarisse di Valdragone. Sono state giornate nelle quali ho visto da vicino il servizio della segreteria parrocchiale, del gruppo “Marta-Maria”, del Centro Don Bosco.
Ho frequentato le vostre associazioni: Scout, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione. Gruppi che provano a non camminare paralleli, pur avendo una propria identità, ma convergenti nella comunione, disposti a costruire un’unica comunità.

3.
Questa parrocchia non è fatta per vivere per sé, per trattenere i doni ricevuti e metterli sottoterra (cfr. Mt 25,24-28).
Ha luce? È per illuminare: «Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro…» (cfr. Mt 5,15).
Ha calore? È per scaldare: «Sono venuto a portare un fuoco sulla terra; e come vorrei fosse già acceso» (cfr. Lc 12,49).
Ha vitalità? È per animare.
Dico alla parrocchia: sii anima! Fai da anima per tutto Borgo Maggiore e San Marino!
Non trovi amore? Metti amore! Ognuno deve essere consapevole che, ovunque si trova, è la Chiesa che porta Gesù: come ogni punto sulla superficie della sfera la regge tutta.
Dico ai bambini: non dire “sono troppo piccolo”; tu puoi penetrare dove noi adulti non riusciamo (persino i bambini che ho avuto l’onore di battezzare sabato scorso: hanno portato tanti a Gesù… Hanno aperto strade senza saperlo, cfr. Giud 15,4-5).
Scriveva così un autore antico ad un certo Diogneto per parlare dei cristiani nel mondo: «I cristiani né per lingua, né per costumi sono da distinguersi dagli altri. Non abitano in una città propria, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. Si adeguano agli usi del luogo nel vestito, nel cibo e in tutto il resto; ma testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con la loro vita superano le leggi. Vivono nella loro patria, ma come forestieri (perché tutti i luoghi sono patria loro). Si sposano come tutti, generano figli, ma non gettano i neonati… Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Amano tutti anche se da tutti vengono perseguitati […]. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani» (cfr. Lettera a Diogneto, V,1-VI,1).
Siate così. Siate anima. Così sia!